sabato, aprile 29, 2006

immobilità

Non mi piace per niente l'immobilità del nostro blog, perciò vi sparo subito un racconto scritto da un nostro affezionato... E beati voi che leggete il blog perchè è troppo lungo per pubblicarlo sulle nostre "fotocopie"...

Manca un giorno al grande evento, ebbene si : ‘MBROSIO e SERENELLA si sposano!
Cade così l’ultimo mito degli scapoli di Sant’ Acino, piccolo paese di ubriaconi situato negli Appennini, che, grazie a 22 anni di fidanzamento, aveva stabilito il record di resistenza al matrimonio ed era onorato e rispettato da tutti gli uomini del paese. Nei bar impazzavano le
scommesse sulla durata del matrimonio e sulla probabile assenza dello sposo il giorno della cerimonia – vedrete che non si presenterà- dicevano – e’ un uomo d’onore non può farci un’affronto del genere- ma Fustino (detto così per la sua mania per il fitness) testimone dello sposo
scuoteva la testa dicendo:- E’ partito, andato non e’ più lui pensate che accompagna persino la moglie a scegliere le bomboniere, i mobili e tutte le altre minchiate!-. A quel punto si udi’ un brusio
di stupore e tutti i presenti con lo sguardo attonito ma il bicchiere di vino ben saldo nelle mani, pendevano dalle labbra di Fustino -ma tu l’hai visto bene sei sicuro che sia proprio lui?- chiese
Zi Pietro noto alcolista e pluricampione di passatella,- Ma certo che era lui, seguiva quell’odiosa donna bonsai e faceva sempre di si con la testa !- . A quel punto Sberla con la sua faccia da schiaffi prese in mano la situazione – dobbiamo agire in fretta-disse- prima che sia troppo tardi-
e così si affrettò a bere il suo mezzo litro più tre campari come aperitivo e sparì come un politico dopo aver vinto le elezioni, in direzione de Le Vigne la montagna di Sant’ Acino.
Mentre la confusione regnava nel bar del Barone, entrò dalla porta Serenella e tutto si bloccò. Con la sua tipica espressione da monaca di convento e il suo famosissimo sorriso verticale, oggetto da sempre di discussioni data la sua somiglianza con un orifizio anale, chiese ai presenti:- avete visto Ambrogio ( vero nome di Mbrosio) devo assolutamente parlargli ma non riesco a trovarlo- -forse e’ scappato in Afganistan- disse qualc’uno, e Serenella capì di non essere la benvenuta
e se ne andò, con il suo tipico passo da geisha, a scegliere i segnaposto per la cerimonia. Mbrosio
era seduto sulla sua Alfetta 2000 e stava pensando a come risolvere la questione del ristorante visto
che per sposarsi alla Caverna Alleluia bisognava prenotare con tre anni di anticipo e lui, un capodanno di tre anni prima, in preda ad un totale e prolungato sconvolgimento dei sensi, dovuto
al mix micidiale formato dalla grappa di saraghi di Mimi’ il Chimico e amaro di cardi di Zi Minicuccia, aveva promesso a faccia-di-culo Serenella che il giorno seguente sarebbe andato a prenotare. Chiaramente il giorno seguente si riprese e non ci andò, ma era ormai troppo tardi, l’infernale macchina da matrimonio era stata lanciata e nessuno avrebbe mai potuto fermarla!
Per distogliere la mente da ‘sti brutti pensieri accese l’Alfa, entrò nel campo di Maruccio e si mise a disegnare sul grano verde e fresco, cerchi di una perfezione inaudita. Certo, la trazione posteriore l’aiutava molto, ma la maestria del controsterzo di Mbrosio era conosciuta in tutto il mondo tanto da produrre la solita valanga di imitazioni dando luogo ai famosi “Cerchi nel grano”. Mentre girava felice con il sorriso sulle labbra gli vennero in mente i 786 invitati che, l’indomani, si sarebbero ritrovati senza un ristorante dove andare e, quel che era peggio, avrebbe dovuto renderne conto al piccolo cerbero ossuto di Felicia sua suocera! Mbrosio tirò bruscamente il freno a mano e si fermò in direzione del Carrapone noto fiume Sant’Acinese, seriamente intenzionato a buttarvicisi dentro e farla finita una volta per sempre!- Almeno- pensava- sarò ricordato con onore!- Cominciò ad accelerare BRUUM BRUUUM , sempre più forte BRUUM BRUUUUUUMMMM ma all’improvviso COF COOF SPUT! SPUT!SFRASH, l’Alfa si spense. Era finita la benzina!-Porca putt.. tro… maial… lurida schifosa proprio adesso doveva finire! Guarda qua 50 euro di benzina e ho fatto solo 46 km! (certo tutti con la prima a 7000 giri eh!). Scese dall’auto e si senti subito chiamare –Brutto schifoso bastardo stavolta non mi scappi !- era Ciccioschiorto il proprietario del
campo. Mbrosio fece per scappare ma all’improvviso si fermò per aspettarlo. Lo vide avvicinarsi minaccioso con il bastone in una mano e la ronca nell’altra pronto a colpire e di colpo si gettò a terra in ginocchio dicendo:- uccidimi, uccidimi pure, tanto o oggi o domani per me e’ la stessa cosa!
Ciccioschiorto lo guardò con una strana espressione e gli chiese cosa volesse dire con quelle parole. Mbrosio gli raccontò tutto: il matrimonio, il ristorante, gli invitati, la moglie, la suocera etc.e infine con le lacrime agli occhi gli chiese – cosa devo fare, aiutami tu che sei più vecchio e saggio. L’uomo lo guardò e con la rara saggezza dei vecchi di paese disse –La si voluta la bicicletta e mo’ pedala!- e se ne andò ,con un ghigno soddisfatto sulle labbra. Scese la sera, ormai Mbrosio aveva perso il senso del tempo e, come in trance, percorreva a piedi la strada di casa. Giunse davanti la porta e si fermò per vedere se qualc’uno lo spiava. Con uno scatto felino entrò, e senza far rumore, si diresse verso la sua camera. Li lo attendeva una bottiglia di amaro di carrube, regalo di Mimì il chimico, che dopo tre o quattro sorsi lo portò tra le braccia di Morfeo (noto calciatore gay del luogo).
La chiesa e’ piena di gente ,e’ mezzogiorno e Mbrosio fa il suo ingresso in un abito che gli sta a pennello (certo con quello che e’ costato andava due mesi a Cuba ma lasciamo stare!). molti lo guardano colpiti, molti altri lo guardano increduli, ma lui con gli occhi fissi frutto dell’amaro di Mimì e il passo deciso arriva all’altare. La folla rumoreggia e un sottile brusio fa da sottofondo. All’improvviso tutti si voltano e accolta da degli OH di stupore, misti a molti altri OH OH di derisione entra lei, la malefica lillipuziana. Mbrosio si volta e,sebbene a fatica, riesce a distinguere in quell’ammasso di fiocchi, controfiocchi, vesti e sottovesti, cappelli e baldacchini la sua futura
Sposa. La cerimonia inizia e con gli occhi fissi ma la mente altrove, Mbrosio ascolta le parole del prete in catalessi ma, quando tutto sembrava perduto, si sente un tonfo. Dal portone della chiesa appare una figura umana tutta impolverata e ansimante. Il prete chiede:- chi e’,cosa succede , cosa volete.- - sono io, Sberla stanno arrivando i Luppolesi dobbiamo sbrigarci non c’e’ tempo da perdere- e così dicendo butta a terra due borsoni da calcio e comincia a tirar fuori le gloriose divise della squadra di amatori di terza categoria (creata apposta dalla federazione per permettere a quattro dementi di giocare ancora a calcio). Da lontano si sentivano già le grida animalesche dei Luppolesi (abitanti di San Luppolo paese confinante con Sant’Acino e nemico giurato sin dai tempi del Giurassico, quando si affrontavano a colpi di clava, ma questa e’ un’altra storia…) che evidentemente avevano già iniziato il riscaldamento, a base di birra e tutti i suoi derivati, e si stavano schierando sul campo,misto di asfalto e cemento, adiacente alla chiesa.
All’interno i presenti ,anche se colti di sorpresa, si precipitarono fuori a preparare l’occorrente per la partita, mentre i giocatori smettevano i vestiti della festa e indossavano le divise rosso Montepulciano della squadra. Le uniche a rimanere di stucco senza parole furono Serenella e la madre mummia che, appena videro Mbrosio indossare la 9 svennero tutte e due contemporaneamente. Voi vi domanderete come mai una partita possa interrompere un matrimonio
be’, anche questa e’ un’antica usanza secondo la quale il paese sfidante puo’ presentarsi quando
vuole e, se l’avversario si rifiuta (mai successo in milioni di anni di storia)perde la partita a tavolino
con tutte le conseguenze del caso che non sto qui ad elencare. Dirò soltanto che una volta a San Luppolo si giocò la notte di Natale mentre c’era una bufera di neve e la maggior parte degli abitanti era impegnata in un presepe vivente! I Luppolesi erano già schierati dalla loro parte del campo
e, imbracciati i tamburi, intonavano le note del loro inno mentre gli Acinesi, dalla loro parte, allestivano in fretta e furia i punti ristoro per i giocatori e il pubblico sostenitore. Il prete, smesso l’abito da cerimonia, si stava preparando al compito più ingrato: arbitrare! Indossò la tonaca rinforzata da cuoio e pelle di cinghiale ,prese la sbranga rossa e quella gialla(servivano come cartellini e soprattutto per calmare le vivaci proteste dei giocatori), mise il casco integrale
e con il corno di Uni si diresse a centrocampo. Accolte da un fragore assordante le due squadre si schierano in campo, l’arbitro chiama i due capitani per ricordare le regole:- si arriva a dieci in caso di parità si va’ a oltranza e bisogna fare almeno due gol di scarto, e mi raccomando niente omicidi!- Con un soffio poderoso nel corno di Uni inizia la partita. Contrasti stile karate kid,
placcaggi stile football americano, gomitate e ginocchiate derivate direttamente dalla tai box tutto nella norma insomma almeno per le prime due ore e mezza. Ad un tratto Serpico, terzino destro dei Luppolesi,tira fuori un matterello dai calzoni e colpisce con tutta la forza le reni di Tojo l’anguilla, sgusciante ala sinistra degli Acinesi. Immediatamente l’arbitro tira fuori la sbranga gialla e, con la precisione di un cellerino, colpisce allo stomaco Serpico che stramazza a fianco di Tojo. Subito si
sente lo scampanare dell’Etilambulanza composta da un vecchio carro trainato da due mufloni
sul quale era stipato tutto l’occorrente per il primo soccorso: un campionario completo delle grappe di Mimì il chimico capaci di rianimare persino una carcassa in decomposizione, unguenti e estratti di Zi’ Minicuccia di cui e’meglio ignorare la provenienza e infine due donne molto prosperose addette alla rianimazione bocca a bocca e ai massaggi. Svegliate dal frastuono Serenella e la madre si precipitano ai bordi del campo con la ferma intenzione di non schiodarsi fino alla fine della partita per celebrare, anche in ritardo, il matrimonio. Dopo sei ore e venti la partita era sul 39 pari e, nonostante le scorte alcoliche fossero quasi esaurite, nessuna delle due squadre aveva intenzione di mollare. Cominciò allora l’opera di distrazione da parte degli acinesi che prepararono un grosso torchio pieno d’uva con sopra quattro donne in sottoveste che, ballando in modo sensuale e lascivo, iniziarono a pigiar uva cantando: O-le-le O-la-la guarda questa qua vienila a toccà . Subito si vide il primo effetto perché il portiere luppolese, ammaliato dalle suadenti baccanti, si distrasse e un innocuo retropassaggio si trasformò nel gol del vantaggio. La rissa susseguente fu occasione per i più di andare a bere il vino novello appena prodotto dalle donne di Pierfrancesco Pigiatore e, alcuni giocatori ormai stremati, suggerirono di usare la madre di Serenella come iettatrice. Subito fu preparato un trespolo e, caricata la vecchia mummia, venne portato verso il campo dei luppolesi.
In cinque minuti gli acinesi ebbero tre palle gol ma inspiegabilmente Mbrosio, autore fino a quel momento di una prestazione maiuscola corredata da ben ventun gol, le fallì tutte clamorosamente.
Era chiaro che Mbrosio non aveva nessuna voglia che la partita finisse perché quello che lo attendeva era ben peggiore infatti, la pseudo-bomboniera lo controllava da bordo campo e per niente al mondo lo avrebbe lasciato andare via senza sposarla. Mbrosio decise allora di immolarsi
e si lanciò verso la porta avversaria con l’intenzione di farsi tramortire per sfuggire alla nana faccia-di-culo. I luppolesi si scagliarono su Mbrosio con tutta la violenza possibile e, appena entrato in area, venne travolto e sotterrato da cinque difensori. L’arbitro fischia rigore e inizia a mulinare in aria le spranghe giallo-rosse come difesa (sembrava un ultrà della Roma allo stadio)e, mentre 193 persone erano impegnate in una mega rissa, Mbrosio viene affidato alle cure sapienti di Mimì e le sue infermiere e in dieci minuti torna come nuovo. Tutto è pronto per il calcio di rigore, Serenella si piazza dietro la porta con gli occhi lucidi pieni di speranza. Mbrosio si guarda intorno cercando di trovare comprensione dai suoi compagni ma vede solo facce livide e tumefatte, stinchi rosso sangue, caviglie gonfie come palloni e occhi pieni di speranza. Capisce subito che tutti sperano in lui e che non può proprio sbagliare quel calcio di rigore. Prende la rincorsa, guarda Serenella dietro la porta e parte a tutta velocità tirando una puntata tale che gli costerà tre dita fratturate. Il portiere nemmeno vede il pallone che, sfondando la rete, colpisce in pieno viso Serenella. Quello che successe poi è indescrivibile e, agli occhi di un estraneo, sarebbe apparso come un’orgia satanico-pagano-animalesca. Solo Mbrosio si diresse verso Serenella che, prima di svenire, pronunciò le uniche parole che si sposavano perfettamente con la sua bocca STRONZO! Dopo una settimana di festeggiamenti si ritrovarono tutti nel bar del Barone e facendo gli auguri a Mbrosio per lo scampato pericolo (Serenella era in ospedale e ne avrebbe avuto ancora per sette settimane ) si fecero raccontare da Sberla come avesse fatto a provocare i luppolesi, ma questa è un’altra storia…

Leonard van Albert

1 commento:

In_the_Nino ha detto...

Mimi il chimico deve essere un gran bel tipo losco...sai mica se può darmi un paio delle sue bottiglie miracolose?