domenica, ottobre 26, 2008

i motivi reali (ma soprattutto seri) della caduta del dottor sindaco

Il Dottor Sindaco durante la conferenza stampa indetta per spiegare le motivazioni della caduta del suo governo, ha dichiarato di aver sempre preferito rapportarsi con la popolazione, (secondo lui l’unica a cui spettava il giudizio sul suo operato), e di non essersi mai preoccupato troppo delle dure critiche che venivano dai suoi “alleati” o dall’opposizione. Nonostante il poco tempo a disposizione per questa uscita straordinaria, la nostra redazione ha pensato bene allora di chiedere direttamente alla popolazione cosa pensasse dell’esperienza della giunta Scatena. Una domanda semplice per cercare di capire direttamente dalla “voce del popolo” quale è stato la vera motivazione della Caduta… Le risposte sono qui elencate:

-Perché c’hanno fatto la cianghetta!-

-Ma perché chi era glio sindaco? I ero remasto ancora a Paolo De Meis!!!-

-È tutta colpa della rampa del bar di Tony!-

-Perché la Fiorentina ha perso 3-0 in champions!-

-Perché s’era rotto il c***o!-

-Ma perché… ha cascato?-

-Buh Buh!-

-Perché era n’incapace e non sapea gestire un c***o!-

-Perché era parente a troppa gente!!!-

-Etelo a chiede a Tollis!!!-

-Perché è stato troppo pragmatico!!!-

-Perché era troppo stressato… insomma o fa jo medeco o fa jo sindaco-

CHE BELLO, DUE AMICI UNA CHITARRA E UNO SPINELLO

Ogni volta che mi capita di passare per Trastevere, in via della Scala, non posso non pensare a Stefano Rosso. Erano gli anni della scuola media che ho avuto la fortuna di frequentare in un istituto situato al Portico d’Ottavia. Il doposcuola lo trascorrevo con i miei compagni tra i vicoli di Trastevere, il quartiere Regola e il colle Aventino. L’inferriata di Santa Maria in Trastevere spesso fungeva da una delle due porte dell’improvvisato campo da calcio sul quale si svolgevano memorabili sfide tra noi ragazzini. Via della Scala era là e lungo quella strada scorreva un fiume di gente. L’atmosfera di quegli anni, per quanto funestati dalla violenza politica e dalla criminalità diffusa di una Roma che stava cambiando, in quei vicoli carichi di storia, sembrava sospesa tra la tradizione popolare romana, ancora viva, con i tanti i panni stesi alle finestre e le botteghe degli artigiani chiassosi e indaffarati, e la gioventù dei freakettoni seduti sui gradini della fontana posta al centro della piazza. Con le loro chitarre e le folte chiome, erano accomunati da un forte senso di amicizia e partecipazione. Stefano Rosso con la sua canzone Letto 26 fotografava la giusta sintesi di quella dimensione. Nella più famosa Storia disonesta c’èra poi l’ironia e la scanzonata audacia di citare in una canzone lo spinello, scandalo per quei tempi ancora condizionati da una subdola censura perbenista. Lui non si curò molto di far ricorso a vaghe allusioni o ipocriti sinonimi pur di rompere gli schemi di una società ancora imbavagliata da moralismi cattolici e il codice Rocco. Il tutto contribuì in breve tempo a rendere Stefano Rosso un menestrello autentico che con la sua allegoria lo relegava, a mio avviso, tra i migliori testimoni culturali di una Roma sparita, la stessa Roma che fu di Ettore Petrolini, altro “popolano del miglior lignaggio". Dissacrante, ironico e irriverente come lo fu il poeta Gioacchino Belli durante il regno temporale dei papi sulla città eterna. La erre moscia e il tono colloquiale rendevano gradevole l’ascolto delle sue canzoni, differente dai toni grevi e cupi di un certo cantautorato settario che all’epoca furoreggiava. I testi, spesso autobiografici, conciliavano con la sua musica semplice ma efficace ispirata alla canzone popolare romanesca e intrisa di virtuosismi del country e del folk americano, spesso con arpeggi in finger picking, molto elaborati e mai banali.

Da ricordare anche le sue canzoni più impegnate come Odio chi, censurata ed epurata di alcune frasi ritenute poco “opportune” dagli autori di una trasmissione televisiva della Rai poco prima di andare in onda, vero atto d’accusa verso l’ipocrisia e l’opportunismo di certi italiani, poi ancora Bologna ’77, dedicata a Giorgiana Masi, ragazza uccisa a Roma durante una manifestazione.

La sua storia musicale ha conosciuto poi alterne fortune fino all’oblio sancito, ingiustamente, più dall’industria discografica che non dal pubblico. La notizia della sua scomparsa, oltre a procurare in me una velata tristezza, mi ha indotto ad una riflessione amara circa la deriva che ha conosciuto la generazione di quegli anni, ormai sopraffatta dalle orde nazi-fasciste degli stadi di calcio e culturalmente offuscata da un certo revisionismo storico di tipo autoritario che sembra aver contaminato larghe fasce di giovani.

Barabba

La farsa e’ finita (per ora)

Le indiscrezioni si erano fatte sempre più insistenti e la notizia era ormai nell’aria da qualche tempo. Poi, giovedì, è arrivato il fatidico giorno della resa dei conti. Il risultato dell’ultimo consiglio comunale, ormai noto a tutti, ha portato alla definitiva caduta del Signor Dottor Sindaco Alberto Scatena; la frattura con i suoi ex alleati era diventata ormai insanabile e dopo due anni e mezzo di continui litigi e incomprensioni la maggioranza uscita vincitrice dalle elezioni era ormai diventata solo una piccola roccaforte difesa da pochi uomini rimasti fedele al “Condottiero”. Non sono bastati per difendersi e ripartire e ora, a causa di questo “disastro” il paese passerà in mano a un “commissario cattivo” fino alle prossime elezioni. Ora sarebbe il momento di assumersi ognuno le proprie responsabilità, ma il solito scaricabarile è già iniziato e le colpe, come al solito, vengono attribuite da ognuno agli altri. Il fatto politico intanto resta: esce sconfitto un modo di fare politica come solo nei paesi come il nostro trova ancora tanto spazio: liste studiate ad hoc per racimolare più voti possibili grazie alle ampie parentele, piuttosto che ai favori e ai posti di lavoro promessi, che all’interno accomunano vecchi marpioni della politica mai pronti a cedere il passo alle nuove generazioni e a chi cerca di lavorare in modo differente dal proprio. Tutto qui, perché di nuovo, e questo lo possiamo affermare con assoluta tranquillità, non si è visto niente. È vero, il comune versava in uno stato di forte debito, ma questo, ci dispiace, non poteva essere un alibi all’infinito… Non un progetto, non una nuova idea, non un cambiamento nel modo di gestire la cosa pubblica. Abbiamo avuto i marciapiedi nuovi e tutti sembravano contenti, ma il paese intanto continuava a vivere di un’apatia e di un senso di insoddisfazione totale…

Ora sembrano ci aspettino mesi duri con il “commissario cattivo”, ma non vi preoccupate cari lettori, fra un po’ sarà di nuovo campagna elettorale e allora tutti saranno più buoni e più bravi, come a Natale, e Capistrello, nelle promesse, diventerà il paese più bellissimissimo del mondo!

PS. Noi la nostra campagna invece la cominciamo da ora, e prima di tutti. Alle prossime elezioni votate IL LOSCO!

PLAYLIST DI OTTOBRE (ovvero dialogo di un amore finito)

Lui: Con una rosa hai detto vienimi a cercare

tutta la sera io resterò da sola

ed io per te, muoio per te
con una rosa sono venuto a te

Lei: Anche tu così presente
così solo nella mia mente
tu che sempre mi amerai
tu che giuri e giuro anch'io
anche tu amore mio
così certo e così bello.
Anche tu diventerai
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più
come un vecchio ritornello

Che nessuno canta più.

Lui: Mi spiace se ho peccato,
mi spiace se ho sbagliato.
Se non ci sono stato,
se non sono tornato.

Ma ancora proteggi la grazia del mio cuore,
adesso e per quando tornerà il tempo...

Lei: in questo inverno colore
caffè nero bollente
ammazzo il tempo così
ma scapperò via di qui
da questa casa galera
che mi fa prigioniera;

Lui: E ancora mi innamora
e mi fa sospirare così.
Adesso e per quando tornerà l'incanto.

Ma...dammi la mano e torna vicino
Può nascere un fiore nel nostro giardino
Che neanche l'inverno potrà mai gelare
Può crescere un fiore da questo mio amore per te

Lei: Io non ho bisogno di te
perché io non ho bisogno di te
io non ho bisogno di te
perché io non ho bisogno
delle tue mani mi basto sola!

Lui: Scivola,
scivola vai via
non te ne andare ...................

E adesso indovina i titoli ;-)

CAMMERATA STORIES (terza parte)

Prima parte

Seconda parte


…Tony se ne andò dicendo che sarebbe corso diretto da mamma a dirgli che stavo guardando dei giornaletti porno all’asilo. Cosa che avrebbe sicuramente scosso non solo mamma, ma anche l’intero vicinato, che mi vedeva come un innocente e dolce angioletto biondo. Le conseguenze sarebbero state tremende, tutti mi avrebbero visto per il mostro peccatore che ero per davvero, uno zozzone che fa e guarda cose sconce e soprattutto: mamma, papà, zio e tutti quelli che regolarmente finanziavano le mie maratone video ludiche al bar, avrebbero smesso di darmi monetine…

Lo dissi a Cristian “devo andare, devo impedire che lo dica a mia madre, sai che dramma sarebbe?! Niente più partite al bar!!!”

“ma non ti preoccupare, t’ho detto che non glielo dirà mai. Lo fa così per prendersi gioco di te...”

“e vabbò, e se invece glielo va a dire per davvero? E comunque già lo starà dicendo a tutti quanti”

“beh in tal caso nessuno potrà più dire che sei ricchione”

sbarrai gli occhi “ ma perché qualcuno lo dice?!”

“no no, è che sto caschetto biondo…” e si mise a ridere di gusto...

“perché cos’ha che non va il mio caschetto biondo?” gli chiesi più stupito che offeso.

“no no niente…” e riprese quella sua grassa risata e si mise anche a schernirmi indicando il mio caschetto biondo…

Mi feci paonazzo per la rabbia e gli urlai in faccia “Stronzo, che ha che non va il mio caschetto?!”

“ma dai, non ti offendere, è che mi sembri un poco Nino D’angelo…”

“embè” gli feci io “ quello si rimorchia certe sventolone nei suoi film”

“sì sì, ma nella finzione Nello Nì… in quei suoi filmetti da quattro soldi. Nella vita reale secondo me manco se paga gliela danno”

“…gli danno che?”

Cristian scosse la testa come a dire “questo è proprio scemo!”

“vabbo Crì , non mi importa niente del caschetto… né tantomeno di Nino D’Angelo… io esco che devo assicurarmi che sia tutto ok! Che Tony non sia già andato a casa”

Cristian annuì e mi disse “oh ricordati che anche tu sai qualcosa su tony... e seriamente: tagliati sto caschetto”

Riscavalcai il cancelletto, e stavolta per fortuna non mi strappai nulla. (to be continued)

In the Nino

Prima parte

Seconda parte



GIORNALISTI IN ERBA

Riportiamo qui sotto il primo articolo battuto sulla tastiera dal piccolo aspirante giornalista Michael Salustri… (Va bene lo ammettiamo… lo ha raccomandato lo zio “direttore”)

Èoopk olkjnht ggggg gfvv bvvbbbvvvvvvvvvvvvvvvvxx

Pp,-u jubhjbyn rdes 7uo kklkm

LA VIGNETTA

venerdì, ottobre 24, 2008

QUANDO FINISCE UNA STORIA…

Al Comune di Capistrello, la maggioranza di Alberto Scatena è stata battuta con 8 voti contrari, rispetto ai 7 a favore e 2 astenuti, in sede di approvazione del bilancio consuntivo. La mancata approvazione dell’importante documento, ha determinato la caduta della giunta e il commissariamento. Prevista per oggi una conferenza stampa che prenderà in esame l’aspetto politico dei fatti e illustrerà la situazione patrimoniale attuale del Comune.

Tratto da www.marsicanews.it