mercoledì, agosto 27, 2008

IL PEGGIOR CIECO è COLUI CHE NON VUOL VEDERE

Dopo anni trascorsi tra alti e bassi, su e giù per un paese chiamato Italia, lontano, molto lontano da quelle che sono le mie origini, torno nella terra di mezzo, vergognandomi di non sentirmi parte del posto dove sono nato e cresciuto. Io che ho sempre odiato e cercato di abbandonare il mio paese, la mia casa, Capistrello.
In cerca di un qualcosa di positivo in questo luogo mi appendo all’unica cosa che mi permetta di riscoprire cultura, radici e concetto di comunità: L’ARZIBANDA.
Un gran festival popolare, forse l’unica risposta al continuo malessere che imperversa tra i giovani.
Ecco riscoprire persone che sono state etichettate negli anni, vecchi e giovani che ancora credono di poter vivere in un posto migliore, che cercano risposta a quello che è la condizione dell’essere umano nella società di oggi, che cercano soltanto di vivere e far vivere, che credono ancora nell’amicizia e nel rispetto.
Sì, ho trovato quello che speravo di trovare, c’è ancora gente così a Capistrello e ne sono fiero.
Ancora adesso le uniche parole che posso dir loro sono “Grazie di cuore e continuate così”.
Bene, come ogni cosa che si rispetti, ci sono lati positivi e negativi, cose belle e cose brutte. E dopo aver parlato delle cose belle arriva anche il momento di parlare di quelle povere e, oserei dire, squallide di questo posto.
Qui molte persone sono cieche che camminano e che non vedono mai oltre il proprio naso.
Le uniche parole che ho sentito dire dagli abitanti sono state quelle di “e però tutti a fare le canne”, “si poteva mettere la polizia a mandare via quei tossici”, come se non fossero i loro figli oppure la società che qualcuno di loro ci ha consegnato, come se queste cose accadessero solo in questo piccolo borgo, in quei giorni di festa, soltanto in quei 4 metri quadrati occupati da un palco.
Nessuno di questi “cittadini” se così si possono ancora chiamare, che mi avesse detto bravi, grandi, fate crescere un poco di gramigna sul “porfido ottocentesco” del centro storico, nulla, le belle parole sono state lasciate soltanto alle persone che venivano da lontano alla ricerca di un messaggio di speranza, cittadini di altri paesi, di altre nazioni, di altri mondi, che con le loro parole tengono acceso quel barlume di speranza che ti fa andare avanti.
Ecco allora che ho deciso di raccogliere delle testimonianze proprio da loro, persone disinibite e libere ma soprattutto che hanno curato la loro miopia e sono tornate a vedere per non essere più CIECHI.
Un messaggio da Tagliacozzo (AQ): Cito orali parole: “Un semplice messaggio dall’ultimo dei cittadini, rivolgendomi all’amministrazione comunale di Capistrello passata e presente, li definisco MAESTRI DEL NULLA, VOI AVETE LA CAPACITA’ DI RIMANERE INERMI, VISTO CHE LE CRITICHE NON VI SMUOVONO, QUESTI VOI SIETE. E’ PIU’ FACILE CHE UN CAMMELLO ENTRI IN UNA CRUMA D’AGO CHE L’AMMINISTRAZIONE DI CAPISTRELLO SI ASSOCI E PROMUOVA L’ARZIBANDA”. Giorgio il lupo solitario.
Una domanda da una ragazza di Avezzano, di Firenze e di Roma: Cito orali parole: “Come mai quest’anno oltre la musica, l’ottimo cibo, il teatro, la cultura, l’arte, etc... non c’erano cantine ed esposizioni lungo il centro storico?”.
Cosa rispondereste voi altri?...siamo in una comunità a maggioranza cattolica, dove ognuno dovrebbe aiutare l’altro, o quantomeno apprezzare ed incitare l’altro a fare di meglio, NO non funziona così qua, in questo posto ci sono maestri dell’invidia che invece di contribuire al miglioramento, fanno la guerra. Ne potrei trascrivere a migliaia di testimonianze ma bastano queste e nonostante tutto dico a tutto il mondo ancora una volta che sono fiero di essere nato a “Capistrello” e che indosso un bel paio di occhiali, anzi 4 per l’esattezza.
Il vostro MP

SALUTI DA CAPISTRELLO


Capistrello è un paesino di circa 5500 abitanti situato all’inizio della Valle Roveto, quasi ai confini dell'Abruzzo. L'origine del nome Capistrello si fa risalire a "Caput Castrorum" ovvero "il più grande degli accampamenti", per l'esistenza di un grande castello; secondo altri deriva da "Caput Pistrinorum" (Centro dei Mulini), con riferimento ai numerosi mulini che sorgevano sul corso del fiume Liri. Secondo altre fonti, molto più autorevoli il nome deriverebbe da “Caput Cazzarum” per via delle balle che gli amministratori hanno raccontato nei secoli.
Il nome Capistrello appare per la prima volta nella Divina Commedia, quando Dante in viaggio per l’italia, imbattendosi in questo curioso paese scrisse:”Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”.
Tra le bellezze artistiche del luogo, ricordiamo con affetto ed orgoglio: “l’Anfiteatro Honoris Castrorum” situato nella piccola frazione di Corcumello. Edificato nel 474 d.C. e più volte distrutto dai terremoti e saccheggi, i suoi resti sono stati dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Di Bellezza se vogliamo superiore, l’antico eremo ristrutturato nei pressi dell’altopiano della renga oggi riadattato ad “Ostello della Gioventù”, una costruzione di rara bellezza e di fondamentale importanza per tutti coloro che trovandosi in difficoltà ad alta quota hanno tratto giovamento da questa mirabolante opera. Altra opera grandiosa è il Bocciodromo Internazionale dove ogni anno vengono tenuti i campionati mondiali di bocce, voluto fortemente dai giovani per via della passione storica che li unisce, è l’unica struttura del centro sud in grado di ospitare uomini, girini e pinguini di Adelia in maniera composta ed ordinata. Ultima ma non per importanza, la Piscina Olimpionica, progettata dai romani nel 62 d.C. è stata ristrutturata ad inizio 900 e usata dalle nazionali di pallanuoto fino agli anni della seconda guerra quando dopo un bombardamento non ne è rimasto che lo scheletro, da allora la Presidenza della Repubblica ne ha fatto il simbolo della resistenza in Abruzzo. Queste le opere principali, ma non vanno tralasciati i depuratori ormai dismessi, il magnifico stadio in erba sintetica, erba medica e canapa indiana dove la nostra società calcistica si è rifiutata di giocare per non rovinare cotanta bellezza, i campi da calcetto coperti e scoperti a ridosso del bocciodromo, le decorazioni lungo i piani palentini e la sostituzione da parte di amministratori attentissimi di pietre antiche con porfido o cemento. Da visitare il centro storico che sindaci ed assessori hanno saputo valorizzare negli anni con piani regolatori studiati e supervisione eccellente. Menzione a parte, merita la grandiosa biblioteca comunale, capace di contenere 6 miliardi di volumi ed in continuo aggiornamento, voluta da tutti, è il fiore all’occhiello di un paese dove la cultura tracima, trasborda, si sente, si percepisce. Lo si capisce anche dai grandiosi eventi organizzati dagli amministratori come le selezioni di Miss Italia, un festival dedicato ai culi ben formati delle giovani ninfette che seminude e mezze infreddolite, mostrano le loro grazie ad un pubblico attento e consapevole che ascolta con seriosa attenzione il presentatore che discreto e misurato ringrazia per la realizzazione di un evento così importante, così necessario per il paese. Quest’anno è stato presentato in anteprima il festival del cinema invisibile, con proiezione di film mai realizzati che ha tenuto impegnati i cittadini ogni sera in piazza a chiedersi che cavolo ci facevano lì. Il popolo capistrellano è un popolo fiero, la lealtà, il rispetto del prossimo e la correttezza sono i pregi maggiori degli abitanti del paese che lavorano in sintonia per migliorarsi e migliorare sempre più, in special modo un grazie va ai molti genitori che educano i figli con telefonini a 6 anni, playstation 6, 26 ore al giorno e nei ritagli letture di Orwell Big Brother ed altri romanzi di isole e di troni.
Venite a Capistrello, un paese che ha futuro ;)
fajoint

SCIARPELLUNI

Continua la nostra rubrica “sciarpelluni”, per provare a raccontarvi le storie come si faceva una volta attorno al camino. Se volete aiutarci, andate a farvele raccontare anche voi alle vostre vecchie nonne. Lo spazio per loro ci sarà sempre.

Me te recordo da quande iri piro
Mario tenea na bella terra mbalontino, e ci facea cresce na freca e cose: pumadore, cuculi, patane… Ci tenea pure du alberi e mela e uno de pera. Quisto e pera però nci facea i frutti. Allà no jiorno che jo preto ea cerchenne n’albero pe ci fa na croce mario ci icieste: “Tè zi prè, pijate sto piro, che tanto non me fa frutti”. Coscì jo preto se jo pijeste e ci faceste sta croce ppe la chiesa. Mario era na freca Cristiano e tutte le domeniche se nne ea alla messa, e ogni ota se fermea a pregà n’anzi a quela croce. “Gesù Cristo mì, pe favore, ci sta figliemo che sta sempre mbriaco, vidi se po fa checcosa…” Ma quante reeste alla casa jo figlio stea mbriaco fracio. “Gesù Cristo mì ci sta j’aseno che me ssà nfiacchito, non jo potarristi fa guarì che sennà po è no guaio pe i a fa le lena...” ma quande reeste alla casa j’aseno s’era già morto…
“Gesù Cristo mì mbalontino è tutto sicco, non me cresce niente, non potarristi fa piove, pure no paro e orette…” ma non pioveste e se cci seccheste tutto quanto…
Allà mario se nne reeste nfaccia alla croce e pure no poco ncazzato ci iceste “eh Gesù Cristo mì, i a ti me tte recordo da quande iri piro!”

Lampame ncuio
Genoeffa se stea pe i a ficcà ajo letto che jo jiorno appresso se doea reveglià pe i a lavorà a fucino, sicchè jo patro la chiameste “ Genoèèè va po a porta sta damigiana e vino ajo comparo.” Allà la pora Genoeffa se doveste revestì e doveste escì co sta damigiana ncapo. Su che era scuro e nse vedea niente, e ppo era pure piovuto. Genoeffa sperea de nno nciampasse, icea “non potariia lampà coscì vedo a ddo stenco a mette i peti”. La via la pure conoscea che se lla facea tutti i jorni ma era scuro e stea mbusso, sicchè comm’era prevedibbile feneste a zampi pell’aria…
e prorpio n’attimo dopo che sse zompeste, comme a volella pijà ppe culo lampeste… alla Genoeffa che de solito non usea brutte parole se reoteste pe llaria e iceste tutta ncazzata “mo lampame ncuio…”

CORRI FRANCIS

Corri Francis, corri, attento a non scivolare, i sampietrini sono squallidi nemici appena ha smesso di piovere, corri Francis, corri, la corsa notturna non ci aspetterà.
Enzo è rimasto abbarbicato alla fiasca di vino e di venir con noi non ne ha voluto sapere.
Aveva i piatti da lavare, gran bravo ragazzo, offre spesso la cena, e che cena!
Corri, la paura è velata dietro la corsa di un autobus notturno, potrebbe scivolare sull’asfalto sudicio e umido e travolgerci spiaccicandoci contro le macchine in sosta, ehi Francis, tu porti le Clark e sei tranquillo, non ti sentiranno, invece guarda me e guarda quell’ombra laggiù, si avvicina.
Guarda come mi guarda minacciosa, ha tutta l’aria di essere un arconte potente, mi porterà con sé nei cerchi superiori. Accidenti non dobbiamo farci prendere, vero? Perché se prende me a te non lascerà libero Francis!
Dai spegni quella sigaretta, altrimenti ti taglia il fiato, c’è ancora una buona salita, fortuna ha smesso di piovere, la notte è il setaccio del giorno, la notte raccoglie tutti i silenzi e se gridiamo non ci sentirà nessuno Francis.
Se gridiamo di paura, ma se casomai urliamo di scemenza allora punteranno un dito e arriveranno gli sbirri, attento, la gente punta sempre i diti, gli riesce molto bene Francis.
Uno straccio capovolto, fradicio di quell’acqua che puzza di asfalto e foglie morte, ne è caduta a quintali oggi, ma lo straccio, oddio! è un morto Francis, non è paura, è un morto, lasciami la giacca, ho faticato per trovarla, si mi calmo è uno straccio, ma l’ombra di prima ora è salita sulla macchina grigia, non si sale in macchina dal lato passeggero se hai spazio al lato guida, lo vedi? sta rubando qualcosa o peggio farà saltare in aria la macchina, abbiamo dimenticato lo straccio!
Dai che la corsa è puntuale, è la seconda della sera, mai più da Enzo, beve troppo, e ti coinvolge coi suoi discorsi sulla rivoluzione!
L’ autobus è vuoto, un universo primigenio che sa di creolina e plastica, in movimento veloce ed incosciente, sfreccia troppo vicino alle macchine sostate o l’autiste è ubriaco o è un demiurgo, fa paura, ci schiantiamo se non la smette.
Corre troppo, però fa ridere.
Il motore è rabbioso ai semafori, dici che ci farà scendere Francis?
Risi come un cinico quando urtò l’ignara macchina a bordo marciapiede, pensa alla faccia del padrone domattina ah! ah! ah! gli guasta la giornata, ben gli sta.
Ma l’autista tira dritto è un folle non ci sono dubbi!
Chiamalo Francis, fallo fermare sotto casa, tu hai le chiavi, non della vita, di casa, chiavi della vita non ne voglio, ora mi interessa rientrare a casa.
Se non c’è un sinonimo allora che ti incazzi a fare? Sei tu che ti fermi, dai che nell’ascensore c’è Freddie Mercury, perché ha quella faccia seria? Ma no, dai che alla fine non regge e ride, fa il severo ma in fondo ride.
E non raccontargli balle, io non suono, non so suonare!
Chiudi la porta, io non ho le chiavi, comunque è raffinato, io dormo, ho sonno Francis, buonanotte!
Giuseppe Bisegna

NEI SOGNI MI AGITO

Non ho mai approfondito troppi temi, ho sempre aspettato il momento in cui la verità mi si palesasse avanti, con forme ogni volta diverse, immagini ogni volta più visionarie. Andargli incontro per me voleva dire adeguarsi al resto delle persone che amano considerare il grande mistero religioso come ultimo ed unico impegno improrogabile dell’uomo. Come se avessero un conto in sospeso, ed ogni tanto ricordassero al grande occhio la loro posizione e si mostrassero obbedienti e attenti. Tu non sei in grado di compiere sempre quello che vuoi, tu non sarai mai il gufo su quel ramo, ciò che è straordinario non ti compete. Si va bene non chiedo di avere poteri, forze innate, emozioni grandiose. Io vivo di sogni nei sogni mi agito, nutro i miei giorni di desideri vivo le mie ore di piaceri. E tutto questo mi è dato solo ed esclusivamente da me, nessuno oltre me può deciderlo o togliermelo. Allora continuo a non capire come sia possibile: riverenze, amore, rispetto, attenzioni, invocazioni, prostrazioni, devozioni. Forse sì, qualcosa deve essere pur caduto su questa terra, messo radici, tentato rivoluzioni, carico di grandi ambizioni e pieno di sogni candidi, grandiosi, utopistici. Ma definire suo padre troppo grande da essere uno di noi, sarebbe sì elogiare Maria, metterla al di sopra di tutto, ma non sarebbe allo stesso tempo anche considerare l’uomo indegno di poter essere suo padre? A me piace vederlo come un vecchio Che Guevara, intento a cambiare il mondo, volenteroso, dotato di grande carisma, lottatore instancabile, eroe caduto per i suoi sogni. Lo venererei per questo, starei ore ad ascoltare le sue storie fatte di pace, uguaglianza, passioni libere, penderei dalle sue labbra e immaginerei con lui il mondo che si auspicava di creare. Ma poi, troppo è stato detto e troppo è stato fatto. Nessuno si è mai soffermato sul perché! Con la speranza di aver stuzzicato la vostra curiosità e di ricevere il vostro parere, è qui che stasera mi fermo io.
Discostu

LIBERA NOS DOMINE

“Pechino 2008, la Cina conferma la censura sul web”. Il sole 24 ore.
“Pechino, i Giochi censurati, Le promesse mancate dei cinesi”. La repubblica.
“Pechino 2008: Cina, su internet “Decisi ad applicare la legge” - Governo e organizzatori dei giochi confermano la censura”. Agi
“Iran e Yemen: pena di morte per i blogger”. Globalvoiceonline
“Iran, pena di morte per i blogger “nemici di Dio””. Panorama
Terribile leggere queste notizie, ancor di più sapere che gente sta per essere giustiziata, per cosa? Perché come tutti noi si sentono “Liberi”. Sì, già ognuno di noi pensa di avere il diritto di poter dire quello che pensa, almeno su internet, uno dei pochi strumenti che cerca di resistere alla censura, all’attacco delle libertà individuali.
Quanti di voi conoscono TOR “Tor Onion Ruting” (www.torproject.org)?
TOR è uno strumento, un mezzo per far sentire la nostra voce anche dove non è possibile, un mezzo per evitare che occhi indiscreti osservino le nostre comunicazioni... Sì, perché il Grande Fratello esiste veramente.
TOR è un progetto di volontari che mettono a disposizione un loro computer detto “Relay” per far passare il traffico di tutto il mondo cifrandolo. Ciò significa che se noi inviamo una e-mail, oppure navighiamo per il web etc... le nostre informazioni passeranno per migliaia di questi computer sparsi in tutto il mondo e ad ogni passaggio il nostro messaggio verrà reso impossibile da riconoscere e etichettato così da non far sapere da dove arriva. Chiaro il concetto?... Uno strumento utilissimo per persone che vivono in stati dove i loro “Regimi” vietato le libertà individuali, come appunto l’Iran e la Cina ma in modo meno vistoso anche l’Italia.
“Ancora oggi non so cosa dicessero quelle due donne che cantavano, e a dire la verità non lo voglio sapere. Ci sono cose che non devono essere spiegate. Mi piace pensare che l'argomento fosse una cosa così bella da non poter essere espressa con delle semplici parole. Quelle voci si libravano nell'aria ad un'altezza che nessuno di noi aveva mai osato sognare. Era come se un uccello meraviglioso fosse volato via dalla grande gabbia in cui eravamo, facendola dissolvere nell'aria, e per un brevissimo istante tutti gli uomini di quella prigione si sentirono liberi”. Cit. film “Le ali della Libertà”.
CAPTAIN DEVIL