domenica, ottobre 22, 2006

Capistrello 21 ottobre 2015

Dall’inviato del Corriere della Sera:

La camera 465 è vuota, l’ultimo paziente se ne è andato alle 10. Il reparto infettivo della clinica di via Roma ora può essere finalmente bruciato. Con quella di oggi, il conto delle vittime è arrivato a 3.790. Il paese è attonito. Qui, nel bel mezzo del verde, in un Abruzzo rigoglioso, si è consumata una delle più grandi tragedie degli ultimi decenni.

La malattia che aveva colpito Peppe, sei mesi fa, non aveva destato preoccupazione ne ai cittadini né alle autorità, quando però, prima la moglie e poi i figli hanno cominciato ad accusare gli stessi sintomi, il dottor Angelilli ha subito capito che tirava una brutta aria. Peccato che il governatore e la sua giunta abbiano voluto tenere la cosa nascosta per più di due mesi. Solo allora la popolazione è stata informata di essere in pericolo. A quel punto l’epidemia alcolica aveva già fatto il suo corso, e i fegati di più di mille persone erano già andati. Non sono bastati gli interventi tampone dei sanitari, la chiusura forzata di tutti i bar e il provvedimento straordinario che ha ristabilito il proibizionismo alcolico. Ormai gli abitanti vagavano inebetiti per strada con la bocca spalancata e la lingua secca, alla ricerca di una bevanda che contenesse una minima percentuale di alcol.

Alle domande dei giornalisti, arrivati nelle ultime settimane da tutto il mondo, nessuno ha voluto rispondere. Un’omertà degna del più piccolo paese del corleonese. - Tutti sapevano, ma nessuno ha agito per cambiare le cose -, questa l’unica dichiarazione strappata da un giornalista d’inchiesta ad una coppia di giovani “coraggiosi” che ancora nasconde le ultime Peroni con cui ogni sera si danno la buonanotte.

Ora per questo piccolo paese sembra il momento di rinascere. – Al posto della clinica – ha annunciato infatti il presidente del consiglio comunale (l’unico rappresentante istituzionale scampato alla tragedia) – verrà costruito in fretta e furia un centro ricreativo, uno dei più moderni, con cinema, teatro, spazi ludici per i più giovani e persino una biblioteca dotata di 3000 testi. – Non ci rimane da pensare che forse sarebbe bastato pensarci prima.

g79

le giuste parole

Ma che bello che è parlare con la lingua dei cafoni: fa tutto un altro effetto dire le cose.

Si dicono meglio a mio avviso... Pensate ad una parola come masturbazione.

Che cazzo significa?! MASchio che si TURBA a ripetiZIONE?!

Perché si dovrebbe turbare poi?

E per le femmine?!

Che dovrebbe chiamarsi FEMTURBAZIONE?!

No no, molto meglio spararsi una sega o farsi una pippa che "masturbarsi".
Sembra quasi si stia facendo una cosa clinica o peggio ancora una roba da fighetti.
"Ehi figliolo son tre ore che sei in bagno, che succede?"

"Niente papi mi sto Masturbando, ora vengo".

Masturbazione... ma che razza di parola!

Troppo pulita per significare quel che dovrebbe significare.

Farsi una sega invece da proprio l'idea del lerciume che cola, della clandestinità del gesto...

"Ehi Figliolo son tre ore che sei in bagno che succede?"

"Niente Mà, sto a fa la cacca"

...e tutto quadra!

In The Nino

“Non condanno la masturbazione. È l’unica maniera di fare sesso con una persona che amo veramente” - Woody Allen

gli annunci di kaput

CHI L'HA VISTE?

Ieri mattina, alle prime luci dell’alba, sono scappate dalla stalletta di comparo Luì due caprette nane: Alfonso e Carolina. Comparo Luì è attonito e dice ai microfoni di Kaput che le ha viste correre, ma non ha potuto fare nulla per impedire la loro fuga. Il cavallo (a cui facevano compagnia) ora è solo in stalletta, e sente tanto la loro mancanza. Per questo Kaput chiede a chiunque le avvisti di contattare immediatamente la nostra redazione. Alfonso lo riconoscerete dagli enormi attributi maschili (sarà pure mini, ma pur sempre zappo è…), mentre Carolina dalle chiazze marroni sul manto bianco.

GRAZIE

Rolando Salustri rivolge un sentito ringraziamento alla sezione Avis di Capistrello per aver organizzato la tre giorni a Monaco durante l’Oktober Fest. Le belle giornate hanno visto i partecipanti all’iniziativa invadere pacificamente gli stand dei birrai tedeschi al grido goliardico di Po po ro po po… Si racconta anche, che prima dell’arrivo in Baviera, durante il tragitto, gli stessi abbiano tracannato un intero prosciutto in autobus e lasciato a secco tutti gli autogrill incontrati per strada. Della serie: addo se beve Dio me ci manna

GENIO INCOMPRESO SUL MERCATO

Da indiscrezioni giornalistiche si è appreso che uno dei più grandi talenti del calcio nostrano sarebbe in vendita. Messo fuori rosa dal mister, il mitico BABA sta cercando una squadra che possa metterlo in condizione di esprimere la sua classe sopraffina. Baba lamenta il fatto che nonostante faccia pezzi stratosferici non viene comunque considerato dall’allenatore e dalla dirigenza. Paragonandosi a Maradona (“quio è comme mi”) il nostro ha poi dichiarato: A pallono ci sta veramente chi fa motozappa e chi rifinisce…

AAA CERCASI

Cestello elevatore funzionante per sostituzione di numero tre lampadine di lampioni inattivi da più di due mesi in via S.Andrea. Offresi lauta ricompensa.


garage olimpo

Ciao a tutti i kaputtisti. Questa volta voglio parlare di cinema. È una delle mie passioni. Mi fa emozionare. Piangere e ridere. Insegna. Stupisce. Fa riflettere. È un’arma contro l’oblio. Spesso è necessaria una testimonianza eterna circa avvenimenti che hanno infamato la storia dell’umanità, ed il cinema serve anche a questo: per non dimenticare. Voglio parlarvi di un film che ho visto ieri sera: Garage olimpo, di Marco Bechis. Ambientato nella Buenos Aires di venti anni fa, dove la vita sembra scorrere NORMALE. La protagonista, Maria, è una ragazza di 19 anni, che insegna alla gente delle favelas, triste realtà sudamericana. Dietro questa facciata si nasconde la sua opposizione contro il regime, Maria è un’attivista militante che si oppone alla dittatura militare del governo in Argentina. Ma in realtà i protagonisti sono tutti i DESAPARECIDOS, gli SCOMPARSI negli anni che vanno dal 78 all’82. Torturati nelle prigioni, nei campi di concentramento. Gettati vivi in mare con una pietra attaccata al piede. Il film ti porta direttamente in un “inferno visivo”.

Ora due parole sullo “stato terrorista” di quegli anni: è uno stato che ha una duplice facciata: una pubblica e una clandestina, al di fuori di ogni legalità. Il golpe di stato del 76 scaraventò l’Argentina in un clima di repressione totale. Uno dei crimini senza precedenti perpetuato dalla dittatura fu il furto dei neonati: dopo il parto, le donne di famiglie “sovversive” venivano uccise, e il neonato veniva affidato a una famiglia IDEOLOGICAMENTE AFFIDABILE. Migliaia sono state le persone che da quell’anno hanno subito violenze da parte dello stato: uomini donne e bambini sono scomparsi per volere del governo militare. Le persone venivano sequestrate, senza dare spiegazioni ne a loro stessi né ai familiari, venivano trasportate in centri clandestini di detenzione e qui sottoposti a torture: una di esse consisteva in ripetute scariche elettriche a basso voltaggio in parti sensibili del corpo (testicoli, viso). Dopo un periodo variabile di detenzione, i desaparecidos venivano buttati da un aereo nel Rio de la Plata o seppelliti in fosse comuni. Il termine desaparecido si riferisce proprio all’assoluta scomparsa del soggetto. Il governo democratico subentrato nel 1983 doveva far luce sugli orrori della dittatura, ma dopo un po’ di tempo la questione venne chiusa, e così gli assassini camminano ancora oggi liberi per le strade del mondo. GARAGE OLIMPO è appunto uno dei posti clandestini di tortura, e qualsiasi parola sulla profondità del film, a questo punto, mi sembra superflua: non vi resta che guardarlo. E NON DIMENTICHIAMO.

kiara

sogno?

Un giorno addormentandomi sul mio divano, mi ritrovai all’improvviso in un inferno…non so per quale preciso motivo c’ero finito, mi sembrava che nella mia vita fossi stato sempre abbastanza buono, ma dato che non ricordavo neanche la causa della mia morte, presi la cosa come un fatto immutabile e mi adattai alla mia condizione di dannato. L’inferno non era poi così diverso da come me l’avevano descritto in vita, tranne per i turni di dannazione che duravano 160 ore infernali e che lasciavano le altre 146 ore infernali per una piccola vita sociale…c’erano centri commerciali, strutture x fare sport, sale musica, ma soprattutto si scopava molto durante queste pause e dato che ero morto abbastanza giovane, subito mi mise gli occhi addosso una diavolessa di 1° livello, il grado più alto del girone, che volle subito farmi provare le delizie acrobatiche delle diavolesse in calore. Dato che era un gran pezzo di devil-gnocca di origine caraibica, non ebbi problemi ad accettare la sua proposta (se non lo facevo mi avrebbe evirato 17 volte l’ora, facendomelo ricrescere ogni volta) e ben presto passai da dannato semplice (cioè quelli che lavorano e si beccano le frustate) ad aiuto diavolo scelto, ed assunsi presto i gradi di assistente-capo perché con me tutti i dannati si trovavano bene e rendevano d più (avevo escogitato per loro un metodo frustata finto flash, fermavo la frusta ad 1 mm dalla pelle e loro dovevano gridare come in preda ad un impalamento con cactus e io gli davo una frustatine ogni 4 o 5 giusto x i segni). La mia diavolessa intanto dai lunghi capelli neri, con due piccole corna che intonate con gli occhi la rendevano irresistibile, lavorava con la burocrazia infernale per farmi avere i documenti da diavolo dato che aveva intenzioni serie con me e così dopo poco tempo mi ritrovai sposato e demonio effettivo, con tutti i poteri che ne conseguono. Potevo cambiare forma, aspetto, dimensione e perfino conto in banca, a patto che ogni tanto facessi qualche azione malvagia che abilmente, grazie alla mia “ruffianeria”, mi facevo falsificare dalla sorella della mia Idhemòna che lavorava nell’ufficio certificazioni diavolesche. La vita da demone non era malaccio, vivevamo in un palazzo rosso fuoco fuori e giallo piscio dentro, ma al di là del cattivo gusto per i colori era confortevolissimo e la mia diavolessa aveva una figa parlante. Proprio così, a volte rompeva talmente le palle al mio cazzo (scusate il gioco di parole), che lui pur di non sentirla rimaneva tutta la notte nel culo di Idhemòna e lei la mattina si incazzava con me urlando che il culo me lo dava solo quando lo decideva lei. Comunque a parte questo trascorso, vidi che quella diavolessa non era poi così cattiva e le chiesi come mai era all’inferno…lei mi raccontò la storia della sua vita facendomi due palle indescrivibili, ma facendomi capire che tutto sommato era perdonabile quello che aveva fatto, al che mi incazzai con Dio e dissi: “nella mia vita sono sempre stato smemorato e non so perché mi trovo qui, ma lei non merita di marcire tutta l’eternità quaggiù mentre voi vi godete il suo sole caraibico”. Idhemòna mi guardava con i suoi occhini da pantera orgogliosa di me e subito nella mia malsana mente balenò un’idea…”andremo a parlare col signor Dio e gli chiederemo data la sua Magnifica Onnipotente Magnanimità di riesaminare il tuo caso” “e vedremo se risponderà chiaramente a Fonzies-devil” aggiunsi col petto gonfio (fonzies-devil è una piccola licenza che mi sono presa quando mi hanno nominato diavolo e i dannati si divertivano a chiamarmi così). Ridestato dal mio delirio di onnipotenza da un demon-pompino che in segno di gratitudine mi faceva Idhemòna, iniziai a pensare su come arrivare alle porte di San Pietro eludendo tutte le sorveglianze diaboliche. Era chiaro che Satana non ci avrebbe mai permesso di lasciare i nostri posti se non altro per motivi di immagine dato che eravamo i due demoni più in vista del girone, così mi trasformai in fumo di charas (ai diavoli era permesso farsi qualche canna) e mi avvicinai ai confini tra il vapore putrido di un inferno e la spumosa nebbia-candida di un paradiso. Purtroppo come fumo non potevo controllare la corrente ed ebbi un piccolo contatto con la nebbia paradisiaca, subito scattò l’allarme e dei cavalieri bianchi scattarono con le sciabole dorate contro i cavalieri neri della palude e si fronteggiarono nella linea di confine gesticolando e parlando in varie lingue, fortunatamente riuscii a salvarmi auto-fumandomi, anche se questo mi costò 3 giorni di ritardo dal mio ritorno a casa. Appena arrivato fui accolto dalla mia diavolessa disperata che appena mi vide gli occhi ancora gonfi di fumo capì tutto e mi perdonò all’istante…io iniziai da subito a studiare la situazione, l’unico metodo per oltrepassare il confine era farci aiutare dai cavalieri bianchi del Signore, sperando che quel giorno fossero sobri dato che in paradiso si coltivava una prelibatissima uva (era questa una delle fonti di maggior richiamo ed infatti i miei amici sarebbero tutti lì). Partimmo di notte, io trasformato in fumo di nepalese (il charas ora potevano riconoscerlo) e lei in white widow (un po’ x esorcizzare la pericolosità della cosa)…così ammolecolati ci dirigemmo verso il confine, purtroppo come fumo oltre lì non potevamo andare e ci fermammo a circa 1 km dal posto di confine con i demoni intenti a stuprare varie prostitute che reclamavano la parcella. Decisi che quello era il momento giusto per passare, quindi (per non rischiare che trombassero anche idhemòna) mi trasformai in rasta-man giamaicano e Idhemòna si trasformò in joint di erba jamaicana e inscenai che a forza di fumare mi ero smarrito…il capo-demone di guardia inspirò con gusto l’odore della mia canna e ne fu persuaso, ci accordammo per 1 kg di marijuana e mi fece oltrepassare il confine felice come un diavoletto di 4000 anni…appena oltrepassato di lì subito scattò l’allarme senso anti zolfistico (in quanto diavoli anche mascherando puzzavamo di zolfo) e subito fummo circondati da moltissimi cavalieri bianchi semi-sobri…inventai li per li che ero un avvocato e che dovevo parlare di una causa con il Signor Dio e che avevo della marijuana per loro, alché Idhemòna si trasformò in donna e loro strabuzzarono gli occhi e fecero girare le aureole, ma io gli spiegai che lei non era la marijuana ma che fumando la mia ne avrebbero incontrate anche di meglio. Così riuscii ad essere portato dal Signor Dio che vidi molto Invecchiato e anche un po’ come dire, Scoglionato…provai a spiegargli ma lui mi interruppe subito perché già sapeva tutto, “chiaro è Dio pensai”! In realtà aveva delle telecamere giapponesi con maxi-schermo e controllava tutto come un grande papà…allora gli spiegai la storia di idhemòna e se lei una volta figlia anche sua non avesse diritto ad un’altra possibilità. Sua Onnipotenza pareva molto interessato e quando si svegliò disse queste parole “ci penserò su”, al che io mi incazzai come un demonio e gli dissi “mi perdoni Signor Dio, Allah, Buddha, Confucio o San Gennaro” ma noi ci siamo fatti un mazzo così per sapere la verità e lei ci dice ci penserò???” L’Onnipotente allora si levò in piedi in tutta la sua Maestosità, afferrò un otre di vino e se la sparò in gola e disse: “ma tu che cazzo parli che non sei neanche morto, adesso hai rotto i coglioni perciò torna sul divano e svegliati”! Cercai di dire, fate quello che volete ma lei è innocente, salvatela e la vidi lentamente svanire mentre era ritornata donna…bellissima. Mi svegliai di soprassalto e mi accesi un bong pensando se quello che era successo lo avevo veramente sognato, quindi guardando la mia stanza immutata e l’orologio che segnava che erano passate solo 3 ore e 33 minuti decisi che era inutile approfondire perché era solo un sogno. La mattina seguente come al solito andai a lavoro, con la mia solita grinta da malato terminale mi avviai nel freddo verso l’ufficio, quando notai per caso, proprio a 10 m dal mio ufficio, l’inaugurazione di un nuovo negozio di profumi. La novità svegliò per un attimo i miei sensi intorpiditi e decisi di andare a vedere se avevano il mio profumo preferito, entrai, l’ambiente era aperto e luminoso e le fragranze si mescolavano delicate, subito i miei occhi si posarono su una strana bottiglia rossa e nera di nome diabolik, mi avvicinai e per un attimo nel suo vetro scuro rividi gli occhi di lei ed ebbi una fitta al cuore…e fu proprio in quel momento, che sentii prendermi per mano e alzando gli occhi la vidi, bellissima che mi sorrideva, non disse nulla e mi diede un dolce bacio e poi mi porse un foglietto. La scrittura era malferma ma si leggeva chiaramente “P.S. fatti meno canne…e per il sesso estremo che farai con tua moglie chiuderò un occhio…tuo…GOD”…(anche a lui piaceva essere chiamato così). E fu così che ebbi la prova dell’esistenza divina.

Siddharta

IL LOSCO

giovedì, ottobre 19, 2006

CERCASI ASPIRANTI KAPUTTISTI


Cari frequentatori,
dopo "estenuanti" riunione di redazione fatte su messanger, abbiamo fissato per sabato la prossima uscita di Kaput. E' un pò che non usciamo a fare distribuzione e in effetti abbiamo parecchio bisogno di testare le mezze spine dei nostri affezionatissimi baristi. C'è, però, un piccolo problema. Per il momento abbiamo pochi articoli (in effetti nessuno), ciò vuol dire che io e Nello dovremmo riempire tutte le pagine entro sabato mattina. Conoscendoci, so già che non lo faremo, quindi chi di voi vuole può mandarci i suoi pezzi. Chiaramente nessuno di voi riceverà in cambio una lira, ma avrà l'onore di venire a fare la "temibile" distribuzione con noi, praticamente avrà pagata una sbornia gratis di sabato, che con la crisi che gira è già un bel traguardo... Vi aspettiamo.