giovedì, dicembre 27, 2007

se solamente

se solo vi toglieste l’abito di tutte le occasioni

se solo metteste via gli occhiali di tutti i giorni

se solo taceste tutti gli inutili discorsi

se solo non deste per scontato di dare per scontato

se solo il secolo vi facesse meno compagnia

se solo vi poneste una stupida, sciocca, semplice domanda

affoghereste nel dubbio

vi riempirebbe la bocca

come sabbia,

vi guasterebbe il cervello

fino a scoppiare nei polmoni

io no!

io col dubbio ci vado a letto tutti i giorni

viene con me, persino al cesso

voi invece

se solo vi poneste una domanda

affoghereste nel dubbio.

- Giuseppe Bisegna -

editoriale

Destra, sinistra o sotto l'incrocio so tutti uguali - Babbalotto

Ci dicono che è Natale e allora qui a Kaput ci siamo impegnati un po’ più del solito e per l’occasione abbiamo sfornato addirittura sei pagine (ricordatevelo quando mettete i soldini nella nostra bussola…). Siccome sappiamo che la maggior parte dei nostri lettori si aspetta sempre disquisizioni polemiche sulla politica a Capistrello, questa volta noi ce ne freghiamo e lasciamo spazio alla nostra fantasia, ai nostri ricordi, alla nostra musica, e ai nostri viaggi. Il Buon Natale ve lo auguriamo così, con una poesia inedita del nostro Giuseppe… che sia per voi un vero momento di riflessione; il numero intero invece è dedicato a Babbo Natale… abbiamo deciso di vendicarci di tutte le volte che ci ha dato sòla non portandoci i regali che aspettavamo, nei nostri racconti pagherà caro tutto! Poi un’iniziativa tutta nostra, abbiamo appena lanciato la campagna Mangia jo follacciano de Staosillano, collaborate anche voi a non lasciare cibo sui piatti, superate la timidezza a tavola e, soprattutto, evitate gli sprechi. Non ci rimane che fare gli auguri a Paolo e Agnese e rallegrarci per un lieto evento: il 22 di questo mese è nato Michael Salustri, praticamente il nipotino e la nuova mascotte della redazione di Kaput… anche perché, sebbene neonato, sembra aver già dimostrato di possedere i cosiddetti attributi! Buone feste e buone sbornie a tutti!

Uccidiamo Babbo Natale 1

Come uccidere babbo natale… non ci avevo mai riflettuto abbastanza ma adesso che ci penso ho sempre provato un odio incredibile verso di lui solo che dopo ogni Natale lo rimuovevo dai miei pensieri fino all’anno dopo! Bene, innanzitutto premetto che essendo io dello scorpione la mia vendetta sarebbe lenta e dolorosa e studiata fino all’ultimo particolare… prima di tutto visto che non credo lo stronzo si ricordi nemmeno dove abito lo andrei a trovare di persona là in Lapponia con la scusa di ringraziarlo per la sua generosità!!!!

Una volta conquistata la sua fiducia lo inviterei a brindare al Natale che sta per arrivare, non so perché ma babbo natale mi ha sempre dato l’impressione di un vecchio ubriacone (vedi le sue belle guance rosse!!!), si sa un bicchiere tira l’altro e babbo natale sverrebbe per il troppo alcool ingurgitato……ahahahahah

A questo punto lo spoglierei del suo odioso abito rosso e bianco, che poi per dirla tutto babbo natale in origine era vestito di verde e bianco ma una famosa ditta di bevande americana cominciò a pubblicizzarlo vestito di rosso e bianco come la loro nota bibita… ma questa è un’altra storia, tornando a noi una volta denudato lo trascinerei proprio al centro del suo odioso villaggio pieno di folletti e renne e lo attaccherei nudo come un verme al palo che segna il polo nord… aspettando il suo risveglio mi godrei il suo lento congelarsi davanti al fuoco acceso con la sua odiosa divisa.….

INTANTO BABBO NATALE CONGELEREBBE LENTAMENTE… quando ormai è quasi completamente congelato babbino aprirebbe gli occhi e si renderebbe conto di tutto quello che gli è successo e mi domanderebbe con la poca forza rimastagli il perché di quel gesto e io avvicinandomi a lui con una mazza da baseball e gli sussurrerei all’orecchio “grazie per tutti i regali che non mi hai portato“… SBANG una botta secca con la mazza e babbo natale si frantumerebbe in mille pezzettini…

A quel punto sorgerebbe il sole e tutti i folletti uscendo dalle loro belle casine addobbate e vedendo il corpo del loro datore di lavoro ridotto in frantumi invece di disperarsi e piangere organizzerebbero una mega festa per la libertà riconquistata!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

ADDIO BABBO NATALE!!!!!! PulpSimy

Cammerata stories - Prima puntata

Mamma voleva che mangiassi qualcosa e mi inseguiva con un panino di salame in mano. Mi urlava contro “maaaaaangia che sennò ti vengono gli svenimenti!!!”

Ma io me ne scappavo tutto disgustato: “lasciami stare che non ho fame…”. Erano scene di routine, di lì a poco avrebbe ceduto e stizzita mi avrebbe detto: “specchiati a Cristian… non fa mai storie per mangiare e poi aiuta sempre il papà… tu invece nemmeno l’immondizia mi vai a buttare”. Comunque a me da un orecchio entrava e dall’altro usciva… Raggiunsi Cristian in cantina, stava aggiustando il canestro che mio cugino Danny gli aveva sfasciato con una schiacciata.

Sbatteva prepotentemente col martello cercando di ridargli una forma circolare. “Guarda che cazzo ha combinato tuo cugino…” Io rimasi per un poco a gironzolargli intorno, poi gli dissi “ a Crì che ci vogliamo andà a fa una partita ai giochetti?” Lui continuando a sbattere “No, oggi no, oggi ti ci porto io in un bel posto… fammi finì di fa sta cosa però…”

Gli chiesi “ma che è una casa stregata?”

“ma quale casa stregata…”

“ e che posto è allora?”

“ e zitto che poi lo vedi… fammi lavorà mo”

“vabbè io aspetto qua fuori..” e mi misi fuori a tirar pallonate contro il muro. Dopo una mezzoretta uscì col canestro, lo riappese al muro e finalmente ce ne andammo. In realtà il posto dove mi stava portando non era così lontano… stava a due passi dalle nostre abitazioni.

“AHO, ma all’Asilo mi stai portando?!”

“tu non ti preoccupare” mi fece lui

“si vabbè ma che andiamo a fa all’asilo?!”

“tu ZITTO e non ti preoccupare…”

“vabbè non mi preoccupo...”

Ma in realtà un po’ mi preoccupavo perché avrei dovuto scavalcare il cancello, ed io non ero tanto buono a scavalcare.

“A Crì, ma io mica so buono a scavalcà…”

“e che ci vuole” fece lui ”basta che stai attento a non sbudellarti…” CONTINUA…

La barca dei folli - terza puntata


Primo giorno a Bologna, la Harp è una birra fantastica. E così si tornava indietro fino a Bologna per tentare di salvare quello che rimaneva dal nostro viaggio. Alla radio davano continuamente notizie sull’incidente, alcune parlavano di sei feriti, altre di 10 e questo in un certo senso ci rincuorava del fatto di aver evitato una vera e propria catastrofe. Verso le 20.00 arrivammo da Gianluca che subito ci accolse e ci rifocillò. Che bello! Dopo dieci ore non stop di viaggio, finalmente un divano su cui sdraiarsi! Gli raccontammo la nostra disavventura e lui, per provare a tirarci su... ci diede da bere... non ci crederete... la FAXE! La birra dei patiti degli autogrill! Ora sì che stavamo meglio! Ma ciò che ci fece davvero riprendere alla grande fu vedere i video delle diverse Arzibanda che aveva Gianluca. L’unico che ormai era irrecuperabile era Nello, era quello che c’era rimasto peggio per la storia della tromba d’aria e del concerto saltato. Alla fine anche lui cercò di riprendersi dallo shock e decidemmo di vendicarci della terribile forza distruttrice che aveva spezzato il nostro sogno uscendo. Era la prima volta che vedevo Bologna, anche se a dire il vero non è che abbia poi visto così tanto della città, a parte i numerosissimi e fornitissimi pub. Gianluca ci portò nei vari locali e più ne visitavamo più la faccia di Shak era entusiasta di vedere le numerose specie di birra, anche se il suo desiderio più forte rimaneva quello di assaggiare la fantastica Harp, che gli era stata descritta come una birra fuori dal normale. Il suo desiderio fu esaudito: entrammo in un pub dove c’era quella famigerata “bionda”; Shak non esitò nel berla assumendo la sua tipica posa da degustazione (che consiglio a tutti): braccio e gamba destri in avanti, braccio sinistro leggermente spostato all’indietro, si agita il bicchiere in senso orario e infine si beve... “la Harp è proprio una birra fantastica” esclamò per la seconda volta, ma almeno ora l’aveva assaggiata. A noi altri la Harp pareva una comunissima bionda e preferivamo decisamente altre birre come la Kilkenny Cream che lo stesso barista ci consigliò e bevve insieme a noi. Quella sera incontrammo anche il cugino di Bud che insieme a Gianluca ci fece da Cicerone in tutti i locali della famigerata Via del Pratello. Rientrammo abbastanza presto e per dormire ci dividemmo tra casa di Gianluca e quella del cugino di Bud. Secondo giorno a Bologna, prima parte. Il giorno seguente io fui la prima a svegliarmi, che novità! Incontrammo gli altri e pranzammo a casa di Gianluca. La tv non si poteva vedere, o almeno io non la sopportavo; non si parlava altro che di quel maledettissimo Festival finito a male. Inizialmente eravamo decisi a ripartire il giorno stesso ma poi Gianluca, complice anche le prime due-tre-quattro birre della giornata, ci convinse a rimanere per il sabato sera. Cosa molto ragionevole. Finito di pranzare uscimmo e con grande gioia dello sportivo del gruppo, Shak, scoprimmo che quel giorno ci sarebbe stata la festa dello sport... che bello! Non avevamo ancora idee sul da farsi quindi ci rassegnammo alla festa... in realtà non capisco che cosa ci entravamo noi in quella giornata dedicata alla salute e al viver sani visto che l’unica cosa che facemmo fu di ingozzarci e bere. La stessa sera ricordo che Nello fu costretto a subirsi le mie teorie sulla musica techno e sulla differenza che c’è tra quella che lui definisce musica techno e quella che io pensavo fosse musica techno... povero Nello, come diavolo ha potuto sopportarmi? Secondo giorno a Bologna, seconda parte. Oramai quella specie di sogno era quasi finito e le proposte per finire al meglio la serata rimanevano due: discoteca o concertino all’aperto di Enrico Captano. Dato che non tutti erano intenzionati ad andare a ballare optammo per il concerto. Era fantastico, mi sembrava di stare in una Arzibanda più grande ma a Bologna, io ne approfittai per distribuire qualche volantino... è stata la serata più bella di tutto il viaggio, finalmente ci eravamo vendicati del concerto mancato. Stavolta dormimmo tutti insieme; al mattino presto mi alzai per andare a bere e in quel momento ho scoperto che Nello è l’uomo senza sonno! Mi fece paura: stava sdraiato sul letto con gli occhi spalancati e con disinvoltura mi salutò e mi confessò che lui praticamente non dorme quasi mai... che notizia! Addio Bologna. Dopo pranzo ci rimettemmo in cammino verso Capistrello e io ero tristissima come solo una persona che lascia Bologna per Capistrello può esserlo. Pausa spiaggia. Il viaggio di ritorno fu leggermente diverso da quello di andata: eravamo più stanchi e, cosa più importante, deliravamo di nuovo. Ora però non avevamo alcuna fretta di arrivare e questo fu decisivo nella scelta di fermarci a fare un bagno a Rimini. Così ci fermammo sulla riviera; io e Nello non volevamo fare il bagno e rimanemmo a riva mentre Giaino, Shak e Bud, dopo aver comprato costumi rigorosamente Made in China, non esitarono a tuffarsi. Adesso il nostro viaggio era davvero finito. Risalimmo in machina e ripartimmo... è a questo punto che mi acorsi che Nello in realtà non si era ancora ripreso dallo shock del concerto annullato, lo capiì dal suo sguardo perso nel vuoto mentre ascoltava una cassetta dei Pearl Jam che per fortuna Bud tolse dallo stereo prima che lo facesse suicidare. Shak invece era come sempre super entusiasta e continuava pensare alle slovene per farsi lavare la schiena. Giaino dormiva e Bud, come sempre, guidava. Io immortalavo con la macchinetta tutte le belle facce. Morale. Come in tutti i racconti deve esserci una morale anche in questo: ...eh... in realtà non so quale sia la morale che si impara; forse che il sonno paga o forse che non tutti i mali vengono per nuocere... non so, forse meglio se ve la trovate voi, io posso solo dire che questo viaggio è stato incredibile e che nonostante io fossi l’unica ragazza non mi hanno fatto mai sentire a disagio (anche perché avevo imparato a pensare come loro) e che questo racconto non potrà mai descrivere alla perfezione il vero viaggio. Solo di una cosa posso essere sicura; il prossimo anno ci andrò all’Heineken Jammin Festival, sperando che sia ad Imola, e spero di nuovo con Bud, Shak, Nello e Giaino! Maggy



La prima puntata


La seconda puntata



Uccidiamo Babbo Natale 2

Babbo Natale era seduto tranquillo fronte al fuoco, parlava con se stesso e rimembrava a bassa voce il percorso che presto avrebbe compiuto per distribuire i suoi doni. Assorto e perso nei suoi pensieri, non immaginava né percepiva l’odio che tutti i bimbi, delusi dal mancato regalo sognato, riversavano in anatemi semplici, tipici di chi senza malizia si sente offeso da un torto subito. Avevo atteso ventun’anni prima di avere il regalo sognato da bambino ed in quel tempo di sofferenza immane è maturata in me la convinzione che nessuno mai, in così tenera età, deve essere deluso in quel modo, nessuno a quell’età deve odiare come ho odiato io il disillusore di sogni. Per Babbo Natale era arrivata l’ora di intraprendere il suo ultimo viaggio verso l’inferno e non sarebbe stato sicuramente un viaggio agevole, né piacevole. La partenza per la Lapponia era fissata per il 5 dicembre, avere 20 giorni a disposizione mi permetteva di lavorare con grande tranquillità. Il mio piano era perfetto, mi ero fatto assumere dopo essermi iscritto alla Adekkonen finnica come aiutante capo-renna part-time, in modo da essere a stretto contatto con il mio obiettivo ed allo stesso tempo, avere la possibilità di studiare i suoi punti deboli quando ero a riposo. In casa era inattaccabile, protetto dai suoi fidati gnomi dispettosi, ma allo scoperto, con le sole renne a fargli da scudo, non aveva possibilità. Quello era l’obiettivo, sfracellare le renne dopo la partenza e poi segare il lardoso in mille pezzettini da lasciare a qualche predatore. Per farlo, mi ero procurato tramite un’azienda americana di previdenza sociale e sanitaria, una confezione contenente cianuro e punte di frecce da 5 mm per cerbottana azteca, molto in voga per risanare i bilanci statali quando c’erano troppi malati o non guerrafondai. Come aiutante capo-renna, mi occupavo dei pasti serali ed anche quella sera, l’ultima prima della partenza, avrei preparato alle renne il loro piatto preferito, questa volta con un tocco di cianuro per dare forza alla pietanza. Iniziavo ad eccitarmi all’idea che tutto si sarebbe compiuto, il sapore della vendetta mi riempiva d’emozione, mai nella mia vita ero stato così vivo. Prima di portare la cena particular, dovevo finire di ultimare la preparazione del mio gatto delle nevi: c’erano, una carabina, due motoseghe, un’ascia, un filo d’acciaio con argano motore, 6 coltelli di varie misure, una daga, 2 etti di oppio, un localizzatore gps, una reflex digitale nikon, una telecamera, un visore ad infrarossi, un etto di prosciutto e 64 zanzare tigre in barattoli di panna per cucina da campo albina. Tutto era pronto, le renne erano inquadrate come uno squadrone di bersaglieri pronto alla corsa e Santa Claus osservava il minuzioso lavoro di preparazione antes-partenza senza muovere un dito. Sembrava un vecchio ubriacone che fissava il mondo intero cercando di far capire con lo sguardo ciò che nemmeno lui intendeva. Nella sua paciosa serenità, non immaginava minimamente che qualcuno potesse tramare alle sue spalle. Accarezzava il suo pancione gravido con gesti lenti, come se accarezzasse un invisibile gattone posato sulle sue ginocchia. Nella mia mente intanto, le torture di Guantanamo iniziavano a materializzarsi, quel vecchio tricheco, di sicuro sarebbe sopravvissuto allo schianto, ma non alle mie torture. L’ora era arrivata, il mio piatto speciale era stato consegnato a ciascuna renna che prima della partenza lo avrebbe consumato. La morte per arresto respiratorio degli animali sarebbe sopraggiunta dopo circa 15 min., avevo preparato la miscela con degli alcaloidi ritardanti per dare il tempo a Papà Noel di mettersi in viaggio. Intanto accompagnato dai suoi gnomi fedeli come Abraracourcix sullo scudo, Babbo Natale sorrideva, strillava e ruttava alla luna. Era veramente spregevole, lo guardavo dalla finestra della scuderia mentre si faceva issare sulla slitta. Erano passati 4 minuti, la carovana era pronta per partire. Con un ultimo saluto ai suoi gnomazzi, lo schiocco della frusta avviava la partenza, la renna naso rosso puntava a nord e le altre la seguivano. Io ero pronto, il gatto delle nevi era acceso, il localizzatore gps mi dava la posizione del panzone. Tra 8 minuti e 47 e 7 km percorsi ci sarebbe stato lo schianto. Dovevo sbrigarmi! Sfrecciavo nella notte tra gli alberi con la mia rombante motoslitta, l’aria pungente della foresta finnica tendeva i miei riflessi al massimo. I minuti correvano veloci, lo schianto sarebbe sopraggiunto di li a poco; e finalmente eccolo il tonfo, come una carovana che precipita da un dirupo, la schiera di renne ed il maiale in coda precipitavano dal cielo. Lo spettacolo era terribile, le renne ormai violacee giacevano a terra senza vita. Gli occhi strabuzzati, la lingua bluastra pendente ad un lato della bocca. Mi facevano una gran pena quegli animali coraggiosi, ma era necessario sacrificarli. Ed eccolo li, coperto dalla sua montagna di regali, Babbo Natale era ancora vivo, come immaginavo. Il suo stato di grasso di proporzioni abnormi aveva attutito l’impatto ed il suo respiro era regolare. Cercava di alzarsi e quando mi avvicinai mi riconobbe subito. Per un attimo un timido sorriso si affacciò in mezzo ai “canassuni”, ma quando gli sferrai un calcione dritto ai denti, realizzò che non ero li per aiutarlo. Dovevo agire in fretta, le mie torture dovevano essere terribili ma brevi, prima dell’alba di Santa Claus dovevano rimanere solo minuscoli pezzettini di lardo per carnivori. Inutile dilungarmi sui particolari, ma durante il vivisezionamento, tra i suoi pianti rantolava un’unica parola come un ritornello… perché… perché… perché! Era mio dovere fargli sapere perché stava morendo, ma se non lo aveva afferrato solo in tutti questi anni, era inutile provare a spiegarglielo… così prima di decapitarlo gli sussurrai: dopo 20 anni che cazzo me ne faccio del commodore 64? Fajoint

Pensieri parole opere e omissioni di Zucca Meravigliosa

Pensieri: finalmente approdo su Kaput, questa volta però dall'altra parte della barricata, da lettore ad autore... spero che le mie “riflessioni”, musicali e non, vi piacciano... ad ogni modo, ogni commento sarà ben accetto... non fatevi scrupoli! Per cominciare con il piede giusto (spero) ho pensato di trascrivervi (nella sezione Parole) un estratto dal booklet del cd dei Kina “Se ho vinto, se ho perso”. Sono parole che mi mettono sempre di buon umore e mi fanno affrontare con il piglio giusto ogni nuova avventura...quale occasione migliore se non il mio primo articolo per la nostra fanza preferita? Buona lettura!!!

Parole: Sono strani gli autogrill alle 3 di mattina, odore di croissants freschi, il caffè di chi deve arrivare all'alba guidando, quel parlare sottovoce per non svegliarsi troppo e poi il freddo, la pioggia fuori dalla porta. Non è così stupido. Come parlare di Zen e riparazione di motociclette ti può insegnare a riparare ciò che si è infranto dentro di te, fare chilometri non è solo viaggiare sull'asfalto. Puoi viaggiare invece giù, sempre più dentro di te oppure su, ancora più su verso idee che non sarebbero mai nate prima. E allora forse un semaforo rosso non è così importante, il viaggio continua lo stesso. E' veramente più bello viaggiare che arrivare. Tutto ciò per cosa? Forse per dire che tu non sei ancora arrivato, non lo so neppure io e spero di non arrivare da nessuna parte. Finire il viaggio è anche morire, non essere niente altro che ciò che eri ieri e che sarai domani, troppo simile ad un cadavere. Per dire che le risposte non le ho e non le ha nessuno. Se vuoi ti posso parlare dell'ultimo autogrill dove mi sono fermato, ma il casello non lo so dov'è, insomma, mi sono perso anch'io!” G.P. (8.1.'88)

Opere: ho un vizio che non riesco a togliermi, quello di consigliare dischi. Quindi mettetevi l'anima in pace e beccatevi un po' di consigli per gli acquisti! Anche se non è freschissimo di uscita, vi consiglio caldamente “Autumn Of The Seraphs” dei Pinback, band ancora sconosciuta da noi (ma anche da loro) che al primo ascolto vi rapirà con melodie accattivanti per nulla semplici, suoni rotondi di basso e chitarre in continue movimento allietate e a volte “disturbate” da inserti elettronici provenienti da tastierine economiche (altro che mega sinth e ultra campionatori, guardate su Youtube cosa riescono a fare con una pianolina da pochi dollari), voci e cori deliziosi, il tutto condito da un pizzico di cazzeggio che non guasta mai. Dubito che diventeranno famosi ma non fateveli scappare...e comprate anche i precedenti dischi! Se invece vi piacciono sonorità più pesanti e cupe procuratevi “Power Of The Damage” dei Prong: se sbavate per gente come Ministry e Nine Inch Nails (quelli dei primi dischi, intendiamoci) i Prong non vi deluderanno, non pensavo che dopo il capolavoro “Rude Awakening” di tanti anni fa e le successive sbiadite prove sarebbero tornati a questi livelli. Certo, le composizioni a volte sono un po' troppo lunghe, ma questo non fa altro che accrescere la situazione di disagio e claustrofobia che vi farà provare l'intero album. Ultimo consiglio (per questa volta): onestamente li ho scoperti da poco e non so quasi nulla di loro, quindi rovistate nella loro pagina su Myspace e fatemi sapere: sto parlando degli Astrophel & Stella, gruppo dedito ad un emocore di vecchia data (quando l'emo aveva a che fare con l'indie e non con frangette e giovinotti depressi), per intenderci quello di Sunny Day Real Estate, Sensifield e Slint (cacchio, tutti gruppi con la “s”). Ho scaricato le uniche due canzoni disponibili in download dalla loro pagina e promettono davvero bene! Se il mio inglese non mi inganna il 19 novembre è uscito un loro disco, indagherò e vi farò sapere...nel frattempo indagate anche voi...

Omissioni: Beh, essendo la prima volta che scrivo qui non ha molto senso parlare di omissioni...quindi...per questa volta ve la siete cavata!

Buona musica a tutti, a presto!

Vostro, ZM

il losco

lunedì, dicembre 17, 2007

Partecipa anche tu alla campagna di Kaput!


Piccola storia de "Jo follacciano de Staosillano"

Na sera si vajuni facestero na cena tutti nsieme.

Se nne estero alla casa e Giuanni, però ognuno porteste checcosa.

Micchele lo pano, Ntonio lo Vino, Mario lo cascio.

Staosillano invece porteste no baccilo e follacciani.

Su a vedegli pe quant’erano begli te venea voglia e magnattegli tutti quanti...

Staosillano iceste “iamo vagliù, che ci gli olete remirà… magneteci si follacciani…” e se gli comensestero a magnà co lo cascio.

Magna magna a no certo punto ne remane su uno…

tutti jo sarriano oluto, ma facestero tutti finta e sta sazi e pe non sembrà scostumati nisciuno se jo pijeste.

Alla fine quio follacciano a remasto loco a fraciasse…



COME ADERIRE ALLA CAMPAGNA


E' semplicissimo: vi capiterà più di una volta nella vita di stare in una tavolata su cui farà bella mostra un piatto che, immancabilmente, conterrà l'ultima porzione di un qualsiasi alimento. E' a quel punto che voi dovrete mangiare quell'ultima porzione! Perchè a tavola non esiste la vergogna. Perchè l'ultima è pur sempre la porzione più buona. Perchè, soprattutto, non si deve sprecare niente!

Supporta la nostra campagna per un più "corretto" comportamento a tavola.
Mangia anche tu jo follacciano de Staosillano!


PS. a natale in distribuzione gratuita gli adesivi della campagna!
PSS. Tanto che ci siamo... sempre a natale, naturalmente, numero speciale di Kaput... se volete scrivere qualcosa, tipo salutare il 2007, chiedere quello che vorreste per il 2008 o semplicemente descrivere il modo più Pulp che usereste per uccidere Babbo Natale... fate presto!