giovedì, agosto 20, 2009

domenica, agosto 16, 2009

PAESE CHE VAI, APERITIVO CHE TROVI

(Copertina di ALLEG)

Torna Kaput, dopo mesi di assoluto riposo dei redattori e dopo mesi in cui a Capistrello se ne sono viste di tutti i colori… In sintesi, da qualche settimana, abbiamo finalmente scoperto che il “tesoretto” di cui tanto si parlava in questi mesi esiste davvero e ora ogni cittadino, dai 0 ai 99 anni, sa di avere sulle proprie spalle un debito di circa 372 euro. Niente da eccepire, Capistrello finalmente ha quello che si merita per 30 anni di mala gestione della cosa pubblica, anni in cui di soldi ne sono passati e a palate, come quelle che sono servite per riempire di cemento scheletri di opere incompiute che in calcestruzzo valgono molto di più dell’attuale debito; Capistrello ha quello che si merita grazie a uffici disastrati e incompetenti che hanno contribuito di molto allo scempio attuale, ma Capistrello ha quello che si merita anche per colpa di noi cittadini, troppo spesso permissivi e sempre poco attenti a quello che succedeva alle nostre spalle. Noi ringraziamo comunque tutti per aver reso il nostro bel paese un “modello” per tutto il circondario e un vanto per generazioni di speculatori e cialtroni vari. Per dimostrare di quanto siamo fedeli alla causa e per inchinarci a tanta intelligenza burocratese Kaput oggi offrirà a tutti un aperitivo durante la distribuzione della fanzine… e scusate se non abbiamo potuto regalarvi di più di sedano e carote... ma noi siamo abituati a spendere solo quello che abbiamo in tasca e i debiti fuori bilancio ci sembrano solo una grossa fregatura!

ESTRATTI...

Pubblichiamo qui di seguito alcuni estratti estrapolati dalla documentazione relativa alla dichiarazione di Dissesto Finanziario firmata dal commissario prefettizio. Va da sè che questa documentazione è inserita in un contesto molto più ampio, quindi per un’informazione migliore consigliamo a chi interessato di procurarsi copia del documento disponibile in Comune.

Dalla relazione del Revisore Unico, Dott Abramo Bonaldi:

“In merito ai debiti del Comune nei confronti del CAM, il sottoscritto sulla base della documentazione acquisita e della non chiara ricostruzione dei conti avanzata dai responsabili di servizio direttamente interessati, non è riuscito a quantificare l’importo da considerare come debito fuori bilancio”
“Nel corso dell’anno 2009 a seguito di reiterate richieste del Commissario Straordinario di quantificare l’esatto ammontare dei debiti fuori bilancio da riconoscere, i vari rsponsabili di servizio in tempi e con modalita diverse provvedevano a determinarli come di seguito specificatio:
servizio finanziario: 76.196,74
area amministrativa: 66.417,37
area servizi demografici: 790.495,02
area tecnica: 251.673,04
totale: 1.184.782,17
Si evidenzia che a differenza di quanto comunicato al Commisario ad Acta nel dicembre 2008 l’area manutenzione non ha comunicato alcun importo (precedentemente 50.364,17) e l’area tecnica ha comunicato un importo di gran lunga inferiore (precedentemente 1.113.919,35)

Dalla relazione al Commissario Straordinario del segretario comunale, dott. Cuzzucoli Crucitti Rocco:

“Lo scrivente tiene a precisare come abbia incontrato notevoli difficolta a livello ambientale nel reperire gli atti, intanto per non aver rinvenuto alcuna relazione al riguardo da parte del Segretario Comunale uscente, e in secondo luogo per aver ricevuto una scarsa collaborazione da parte di taluni Responsabili degli Uffici”
“Tra gli atti di gestione contabile del Comune esaminati, spiccano quelli concernenti il riconoscimento dei debiti fuori bilancio. Dal loro numero e dalla frequenza con cui essi sono stati adottati è evidente che al di la dal rappresentare l’adempimento ex art.194 T.U.E.L. l’extrema ratio nel corso di un esercizio finanziario, esso risulta viceversa una prassi molto consolidata presso gli uffici del comune di Capistrello, i quali periodicamente hanno interessato dell’incombenza il Consiglio Comunale”
“Nel 2005 è lo stesso Organo di revisione nella relazione al conto consuntivo per l’esercizio 2004 ad invitare l’Amministrazione Comunale a valutare la necessita di determinare e regolarizzare gli oneri straordinari della gestione corrente soprattutto quelli derivanti dal contenzioso (delibera consiglio comunale n 40 del 17\9\2005). Ma nello stesso consiglio comunale l’assessore al bilancio, contrariamente a quanto raccomandato dall Organo di revisione, affermava che non esistevano debiti fuori bilancio”
“Tali sono gli atti e le vicende piu rilevanti che connotano una certa sofferenza economico finanziaria e gestionale in cui si trova ad operare attualmente il comune e di cui gli organi istituzionali in questi anni, pur avendone avvertiti gli aspetti sintomatici, non ne hanno tenuto conto o per puro calcolo, ovvero, come è dato di intuire, nel timore erroneo di portare l’Ente in una sorta di spirale fortemente penalizzante e limitativa delle possibilità di attuare una valida programmazione politica istituzionale nei confronti dei cittadini, mantenendo la situazione debitoria sommersa e rinunciando di portare la gestione dell’ente nei canoni di chiarezza e di trasparenza prescritti dalla legge.”
“Ma evidentemente i problemi che affliggono questo comune sono tanti e non tutti derivano esclusivamente dal precario assetto economico finanziario. Anche l’estrema burocratizzazione degli Uffici, le notevoli sacche di inefficenza che essa comporta, sono aspetti sintomatici non disgiunti che completano uno stato generale di malessere e di degrado la cui precipua conseguenza è la pessima qualita dei servizi erogati ai cittadini. Al riguardo non si puo non rilevare come esista una profonda conflittualità e incomunicabilità tra dipendenti e in particolare tra responsabili di servizi strategici nell’economia delle funzioni assegnate al comune, dovuta anche all’adozione di atti di organizzazione degli uffici e di impiego delle risorse molto discutibili da parte delle amministrazioni comunali che si sono succedute, dal punto di vista della coerenza dell’opportunità e dell’economicità ecc. Ne è un esempio significativo la scissione in due settori dell Ufficio Tecnico Comunale: Urbanistica e Patrimonio da un lato e Lavori Pubblici e Manutenzione dall’altro. Divisione che è la causa oltre della completa paralisi del settore, anche di una deleteria e annosa confittualita tra i responsabili individuati, con demansionamento dell’uno a vantaggio dell’altro e viceversa, a danno dell’immagine dell’istituzione e soprattutto dell’efficenza ed economicità dei servizi. Di conseguenza anche il Servizio manutenzione, pur contando sulla ragguardevole dotazione organica di quattro unità operative, non riesce tuttavia ad esprimere in termini di efficenza, efficacia ed economicità quanto è nelle sue potenzialità. Anche qui, l’impiego del personale addetto, nel pieno vigore della sua età lavorativa, per altro demotivato, riottoso e indisciplinato, sfugge ad ogni logica che presiede l’ottimale impiego delle risorse umane.”
“In particolare anche la tenuta delle carte e dei documenti contabili, quanto mai inappropriata, confusa e frammentaria salvo qualche esempio, ha richiesto un attività snervante sul piano psicologico, soprattutto in ordine alla importante verifica dell’ammontare e dell’attualità dei debiti e della responsabilità delle decisioni da prendere”

“Al 31\12\2008 pertanto la massa debitoria ammonta:
1. debiti di cui al punto A (situazioni debitorie ex art.194 T.U.E.L.,regolarmente documentate dai resp.dei servizi o da precedenti atti deliberativi consiliari)
1.739.331,00 Euro

2. debiti di cui al punto B ( situazioni debitorie risultanti da richieste da parte dei creditori per forniture di beni e servizi non certificate dai resp di area)
729.569,30 Euro

3. debiti di cui al punto C (debiti potenziali allo stato non quantificabili nel loro ammontare)
270.065,25 Euro”

“Agli atti della deliberazione del consiglio comunale n46 del 23\10\2008 è stata rinvenuta una relazione informale senza firma in cui viene segnalata una situazione finanziaria e contabie in relazione ad alcune spese di investimento e in particolare ai lavori:
1. di dissesto idrogeologico;
2. alla rete idrica e fognante in via Dei Martiri;
3. della metanizzazione;
1. Non risulta disponibile un contributo erogato dalla regione abruzzo per 124.000,00 Euro
2. Sono stati riscontrati pagamenti senza copertura di spesa per 310.000,00 Euro
3. Risultano richieste di accreditamento alla cassa DD.PP. da parte del Rup in misura superiore di quanto disposto dal direttore dei lavori, non si conoscono ad oggi specifiche utilizzazioni per 284.000,00 Euro; inoltre, la somma indicata nei residui passivi al cap. 800\0 non viene rinvenuta in apposito conto vincolo e quindi non disponibile per le specifiche destinazioni in corso di contabilizazzione finale per 486.061,84 Euro; il contributo chiesto ai cittadini che hanno aderito alla campagna promozionale per essere allacciati alla rete del gas non trova riscontro di utilizzazione nello specifico settore o in altri per 294.380,43”
Nella relazione si legge che i dati rilevati sono stati riscontrati nel periodo da Giugno 2006 al Novembre 2008.

CAMMERATA STORIES (4° parte)

Ci rimasi un po’ a pensare alla storia del caschetto; forse aveva ragione Cristian, era ora di cambiare un poco, e di farmi un taglio sparato in aria mi sembrava proprio una bella idea. Come Jovanotti e Vanilla Ice e tutti quei tipi americani che vedevo fare le corna sulle riviste di mia sorella. Avrei assunto anche io un’aria da duro dei ghetti americani e magari con Cristian e Baruffa avremmo messo su una gang di graffitari o breaker.
Il giorno dopo decisi che sarei passato dal barbiere...
...intanto però dovevo evitare che la mia reputazione da bravo ragazzo venisse infangata da quella lingua lunga di Tony. Così affrettai il passo e non senza dispiacermene dovetti dire di no ad Edwige che mi invitava a salire su a prendere una coca cola o un succo di frutta... Gli dissi «non posso Edevì, vado di corsa».
Passai sotto il ponte e Giuseppe che era tutto intento a fare una nuova scritta azzurra che inneggiava al genio calcistico di Maradona, nemmeno si accorse di me. Svoltai l’angolo e dentro la bottega di Carminuccia vidi che c’era mia madre che faceva la spesa, diceva a Sergio «due etti di mortadella, due di salame, due mozzarelline...» e non mi sembrava scossa o turbata, quindi Tony ancora non aveva parlato... almeno non con lei.
Entrai e gli dissi «mà, comprami un ghiacciolo và». Lei notò al volo lo strappo alla maglia e fece per darmi un ceffone, ma si fermò alla fine... non gli riusciva proprio di darmi i ceffoni e io ne approfittavo. Gli dissi con aria paracula «e che mica è colpa mia?!... e daaai comprami un ghiacciolo!», Mamma sbuffò e rassegnata disse a Sergio «daglielo sto ghiacciolo và» e rivolta a me «e stai più attento la prossima volta».
Mangiai il ghiacciolo e mi venne la pisciarella, così mi feci dare le chiavi da mamma e andai a casa. Feci il giochetto che facevo sempre: presi un pezzo di carta igienica e lo buttai dentro il water facendo in modo che si attaccasse ben bene alla parete, poi iniziai a colpire il pezzo di carta con la pipì fendendo duri colpi a destra fiaccandolo su un lato, poi passai all’altra parte e mentre colpivo ripensai al culone sudato che aveva la signora della rivista porno e come supermario quando mangia il funghetto il pistone mi si ingigantì, la potenza di fuoco aumentò e il pezzo di carta igienica cadde inerme in una pozza di piscio... (contiua)


terza parte


seconda parte


prima parte

UN PALO A 33 GIRI

C’è un tizio ubriachissimo che gira intorno a un palo facendosi perno col braccio. Il suo andamento non è poi così preciso per una persona seria, ma è perfetto per una che ha in testa la stessa canzone sulla quale il tizio gira… “È proprio perfetto, sembra quasi la puntina del giradischi, e il suo disco è il palo”. È raro, molto raro, trovare oggigiorno un ubriacone che gira intorno a un palo e che, per di più, canta la tua canzone. Già, raro. Ma che dico, assurdo! Tornando al tizio, è lì, tutto preso dal suo disco. Mi guarda. Lo guardo. Canta. Penso: “Que sera, sera…”. Lui continua la sua circonferenza, io la mia retta…
Forse anche quel tizio, in preda a una sbronza, pensava al suo futuro incerto, ma a differenza mia, che penso a un futuro “futurissimo”, forse il tizio pensava a un futuro più prossimo, magari a cosa sarebbe successo al prossimo giro di disco (o di palo)… Ma forse anche lui stava pensando al futuro “futurissimo”, forse era stato licenziato e i giri di palo lo aiutavano a sentirsi meglio. Ma anche no. Quando uno viene licenziato non pensa a un futuro “futurissimo” né a uno prossimo, semplicemente non pensa; o perché è troppo incazzato o perché è troppo contento. Io sarei stata contenta. E forse anche lui lo era. Sì, era contento. L’ho visto nei suoi occhi tritati da vene rossastre, l’ho visto. Aveva lo sguardo di chi si è ritrovato libero, quello sguardo misto tra smarrimento per aver perso qualcosa che, bene o male, gli impostava la vita; paura per aver ottenuto parte di qualcosa che non aveva mai neanche conosciuto e non sapeva se ora era in grado di gestirlo e felicità... ma perché? Cazzo, siamo esseri pensanti e abbiamo consapevolezza di quello che ci succede, almeno un po’!
Fatto sta che almeno il tizio aveva avuto qualcosa da perdere, io no!
Quella era la quinta sera che mi sentivo dire: «La ringraziamo per il suo materiale, le faremo sapere». Quando? Mai, ovvio. Quando una ditta di grafica pubblicitaria ti dice così è sempre MAI. In realtà hanno dei messaggi subliminali in quella frase predefinita: “la ringraziamo per il suo materiale” (che intanto abbiamo copiato), “le faremo sapere” (contaci, idiota!)…
Già, “Que sera, sera”…
Sera seguente. Stessa strada, stesso tizio, stesso palo, disco diverso. Lo noto per caso, sono troppo incazzata e mi accorgo di lui solo grazie alla canzone che canta: Black Night dei Deep Purple. È la stessa che mi gira in testa in quel momento. “Allucinante!” penso, “ma cosa bave il tizio per poter leggere la mente?!”. Questa volta però non compie una circonferenza precisa, piuttosto si dondola freneticamente in modo spigoloso. “Forse è incazzato” penso, “io lo sono, per un motivo più che valido: per l’ennesima volta, mi sono ritrovata tra le mani una cartolina con sopra stampato il mio lavoro. Forse dovrei imparare a firmare qualche scartoffia che in qualche modo proibisca di fare queste cose, se esistono scartoffie di questo genere. E il tizio? Chissà perché è incazzato, se è incazzato, si sarà reso conto che non riesce a fare una circonferenza perfetta come quella dell’altra volta. O forse è incazzato perché non sa cosa fare della libertà appena ottenuta dal licenziamento. In effetti aveva lo sguardo di chi si ritrova in possesso di qualcosa di prezioso ma si rende conto di non sapere cosa farsene. Fa rabbia. Fa rabbia perché a quel punto non sai neanche se hai VERAMENTE QUALCOSA di prezioso.” Io avevo tra le mani il segno che, per l’ennesima volta, ero stata fregata, che cosa potevo fare? Niente. Non avevo una prova concreta per riscattarmi.
E il tizio? Lui aveva la sua libertà, ma non sufficientemente “libera” per poter essere vissuta. Già, se era libero e continuava a fare sagome intorno a un palo, non era stato poi così libero, o capace, di sfruttare la sua libertà.
Non passo per quella strada più o meno da un mese, ma stasera sì. Non so se sono curiosa di vedere il tizio- puntina di giradischi-ubriacone, oppure se mi rendo conto che quella è la strada più breve per arrivare a casa. Incredibilmente, ma non troppo, il tizio c’è. Anche la sua sbronza. Anche il suo palo. E anche la canzone che ho in testa, sulle sue labbra. Mi fermo, si ferma. Lo guardo, mi guarda.
Diciamo: «We must never die apart».
«Perché quanti questa canzone?» gli chiedo, «la canti al tuo disco… palo?».
Il tizio ride.
«E tu, perché la canti? A chi la canti? La canti a qualcuno in particolare?».
Aveva lo sguardo fisso sul mio. I suo occhi, sempre tritati da vene rossastre, erano ironici.
«No» rispodo divertita, «La cantavo così, tanto per…».
«Non si canta mai tanto per… io la canto a me stesso, per ricordarmi che solo io veramente mi appartengo, e forse questo palo; che solo io posso essere la mia puttana, la madre dei miei figli, ecc. Conosci la canzone, no!?».
Rimango di stucco di fronte alla risposta biascicata dal tizio. Sono incuriosita e continuo a fargli domande.
«Perché cantavi Que sera sera e Black Night?».
«Tu perché le cantavi?».
«Io non le cantavo!».
«Sì, l’ho visto dal tuo sguardo, nessuno si sarebbe fermato a fissare un tizio ubriachissimo che fa sagome intorno a un palo, ad ascoltare quello che canta. A meno che, anche lui, non stia cantando la stessa canzone».
«Giusto» rispondo sempre più incuriosita e appena divertita.
Il tizio era strano e pensavo che era l’unica persona con cui avevo avuto un’intesa così profonda.
«Perché eri felice e incazzato?» gli chiedo per confermare o discreditare le mie teorie. «Sai» continuo, «io non ero felice, ma incazzata lo ero davvero, e ora sono…».
«…appagata» mi interrompe, centrando in pieno.
«Sì. Mi sono accorta che nonostatnte non riesca a trovare uno straccio di lavoro, e nonostante mi continuino a fregare le idee, ciò che creo è mio, è qualcosa da cui non potrò mai distaccarmi, mi appartiene, e non mi interessa se gli altri non lo accettano o lo accettano troppo!».
«Quindi anche tu la canti a te stessa? Non canti tanto per… una canzone, di solito, intesa come una dedica a qualcuno in realtà è ottima per se stessi, per ricordarsi chi si è e cosa si è in grado di fare».
Ora il tizio aveva un tono diverso, non biascicava ma parlava e le sue parole sapevano tanto di saggio. Continuavo a chiedermi, nel frattempo, cosa diavolo bevesse, se per caso poteva darmi il nome del market dove comprava le sue bottiglie.
«Ma chi diavolo sei?».
«Sono solo un ubriacone che fa sagome intorno a un palo. Sono uno che è stato incazzato perché non riusciva più a fare sagome precise intorno al suo palo. Felice? Io non sono stato felice, sono stato indifferente, indifferente a ciò che mi sarei trovato di fronte a ogni giro. Sono soddisfatto di tutto questo».
Le mie teorie erano confermate, chi lo avrebbe mai detto. Ma dette da lui sembravano meno banali.
«Continuerai a fare sagome intorno a un palo? Sai, così continuerò a passare da qui per tornare a casa, e non perché è la via più breve, ma semplicemente per ascoltare la canzone che ho in testa».
«Certo. Riuscirai sempre a sentire la tua canzone».
Detto c’ho il tizio se ne andò verso il lato opposto.
Continuai a passare di lì e continuai a vederere il tizio-puntina di giradischi-ubriacone disegnare sagome intorno al palo, e naturalmente continuai a sentire la canzone che avevo in testa sulle sue labbra.
Maggy