giovedì, dicembre 27, 2007

se solamente

se solo vi toglieste l’abito di tutte le occasioni

se solo metteste via gli occhiali di tutti i giorni

se solo taceste tutti gli inutili discorsi

se solo non deste per scontato di dare per scontato

se solo il secolo vi facesse meno compagnia

se solo vi poneste una stupida, sciocca, semplice domanda

affoghereste nel dubbio

vi riempirebbe la bocca

come sabbia,

vi guasterebbe il cervello

fino a scoppiare nei polmoni

io no!

io col dubbio ci vado a letto tutti i giorni

viene con me, persino al cesso

voi invece

se solo vi poneste una domanda

affoghereste nel dubbio.

- Giuseppe Bisegna -

editoriale

Destra, sinistra o sotto l'incrocio so tutti uguali - Babbalotto

Ci dicono che è Natale e allora qui a Kaput ci siamo impegnati un po’ più del solito e per l’occasione abbiamo sfornato addirittura sei pagine (ricordatevelo quando mettete i soldini nella nostra bussola…). Siccome sappiamo che la maggior parte dei nostri lettori si aspetta sempre disquisizioni polemiche sulla politica a Capistrello, questa volta noi ce ne freghiamo e lasciamo spazio alla nostra fantasia, ai nostri ricordi, alla nostra musica, e ai nostri viaggi. Il Buon Natale ve lo auguriamo così, con una poesia inedita del nostro Giuseppe… che sia per voi un vero momento di riflessione; il numero intero invece è dedicato a Babbo Natale… abbiamo deciso di vendicarci di tutte le volte che ci ha dato sòla non portandoci i regali che aspettavamo, nei nostri racconti pagherà caro tutto! Poi un’iniziativa tutta nostra, abbiamo appena lanciato la campagna Mangia jo follacciano de Staosillano, collaborate anche voi a non lasciare cibo sui piatti, superate la timidezza a tavola e, soprattutto, evitate gli sprechi. Non ci rimane che fare gli auguri a Paolo e Agnese e rallegrarci per un lieto evento: il 22 di questo mese è nato Michael Salustri, praticamente il nipotino e la nuova mascotte della redazione di Kaput… anche perché, sebbene neonato, sembra aver già dimostrato di possedere i cosiddetti attributi! Buone feste e buone sbornie a tutti!

Uccidiamo Babbo Natale 1

Come uccidere babbo natale… non ci avevo mai riflettuto abbastanza ma adesso che ci penso ho sempre provato un odio incredibile verso di lui solo che dopo ogni Natale lo rimuovevo dai miei pensieri fino all’anno dopo! Bene, innanzitutto premetto che essendo io dello scorpione la mia vendetta sarebbe lenta e dolorosa e studiata fino all’ultimo particolare… prima di tutto visto che non credo lo stronzo si ricordi nemmeno dove abito lo andrei a trovare di persona là in Lapponia con la scusa di ringraziarlo per la sua generosità!!!!

Una volta conquistata la sua fiducia lo inviterei a brindare al Natale che sta per arrivare, non so perché ma babbo natale mi ha sempre dato l’impressione di un vecchio ubriacone (vedi le sue belle guance rosse!!!), si sa un bicchiere tira l’altro e babbo natale sverrebbe per il troppo alcool ingurgitato……ahahahahah

A questo punto lo spoglierei del suo odioso abito rosso e bianco, che poi per dirla tutto babbo natale in origine era vestito di verde e bianco ma una famosa ditta di bevande americana cominciò a pubblicizzarlo vestito di rosso e bianco come la loro nota bibita… ma questa è un’altra storia, tornando a noi una volta denudato lo trascinerei proprio al centro del suo odioso villaggio pieno di folletti e renne e lo attaccherei nudo come un verme al palo che segna il polo nord… aspettando il suo risveglio mi godrei il suo lento congelarsi davanti al fuoco acceso con la sua odiosa divisa.….

INTANTO BABBO NATALE CONGELEREBBE LENTAMENTE… quando ormai è quasi completamente congelato babbino aprirebbe gli occhi e si renderebbe conto di tutto quello che gli è successo e mi domanderebbe con la poca forza rimastagli il perché di quel gesto e io avvicinandomi a lui con una mazza da baseball e gli sussurrerei all’orecchio “grazie per tutti i regali che non mi hai portato“… SBANG una botta secca con la mazza e babbo natale si frantumerebbe in mille pezzettini…

A quel punto sorgerebbe il sole e tutti i folletti uscendo dalle loro belle casine addobbate e vedendo il corpo del loro datore di lavoro ridotto in frantumi invece di disperarsi e piangere organizzerebbero una mega festa per la libertà riconquistata!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

ADDIO BABBO NATALE!!!!!! PulpSimy

Cammerata stories - Prima puntata

Mamma voleva che mangiassi qualcosa e mi inseguiva con un panino di salame in mano. Mi urlava contro “maaaaaangia che sennò ti vengono gli svenimenti!!!”

Ma io me ne scappavo tutto disgustato: “lasciami stare che non ho fame…”. Erano scene di routine, di lì a poco avrebbe ceduto e stizzita mi avrebbe detto: “specchiati a Cristian… non fa mai storie per mangiare e poi aiuta sempre il papà… tu invece nemmeno l’immondizia mi vai a buttare”. Comunque a me da un orecchio entrava e dall’altro usciva… Raggiunsi Cristian in cantina, stava aggiustando il canestro che mio cugino Danny gli aveva sfasciato con una schiacciata.

Sbatteva prepotentemente col martello cercando di ridargli una forma circolare. “Guarda che cazzo ha combinato tuo cugino…” Io rimasi per un poco a gironzolargli intorno, poi gli dissi “ a Crì che ci vogliamo andà a fa una partita ai giochetti?” Lui continuando a sbattere “No, oggi no, oggi ti ci porto io in un bel posto… fammi finì di fa sta cosa però…”

Gli chiesi “ma che è una casa stregata?”

“ma quale casa stregata…”

“ e che posto è allora?”

“ e zitto che poi lo vedi… fammi lavorà mo”

“vabbè io aspetto qua fuori..” e mi misi fuori a tirar pallonate contro il muro. Dopo una mezzoretta uscì col canestro, lo riappese al muro e finalmente ce ne andammo. In realtà il posto dove mi stava portando non era così lontano… stava a due passi dalle nostre abitazioni.

“AHO, ma all’Asilo mi stai portando?!”

“tu non ti preoccupare” mi fece lui

“si vabbè ma che andiamo a fa all’asilo?!”

“tu ZITTO e non ti preoccupare…”

“vabbè non mi preoccupo...”

Ma in realtà un po’ mi preoccupavo perché avrei dovuto scavalcare il cancello, ed io non ero tanto buono a scavalcare.

“A Crì, ma io mica so buono a scavalcà…”

“e che ci vuole” fece lui ”basta che stai attento a non sbudellarti…” CONTINUA…

La barca dei folli - terza puntata


Primo giorno a Bologna, la Harp è una birra fantastica. E così si tornava indietro fino a Bologna per tentare di salvare quello che rimaneva dal nostro viaggio. Alla radio davano continuamente notizie sull’incidente, alcune parlavano di sei feriti, altre di 10 e questo in un certo senso ci rincuorava del fatto di aver evitato una vera e propria catastrofe. Verso le 20.00 arrivammo da Gianluca che subito ci accolse e ci rifocillò. Che bello! Dopo dieci ore non stop di viaggio, finalmente un divano su cui sdraiarsi! Gli raccontammo la nostra disavventura e lui, per provare a tirarci su... ci diede da bere... non ci crederete... la FAXE! La birra dei patiti degli autogrill! Ora sì che stavamo meglio! Ma ciò che ci fece davvero riprendere alla grande fu vedere i video delle diverse Arzibanda che aveva Gianluca. L’unico che ormai era irrecuperabile era Nello, era quello che c’era rimasto peggio per la storia della tromba d’aria e del concerto saltato. Alla fine anche lui cercò di riprendersi dallo shock e decidemmo di vendicarci della terribile forza distruttrice che aveva spezzato il nostro sogno uscendo. Era la prima volta che vedevo Bologna, anche se a dire il vero non è che abbia poi visto così tanto della città, a parte i numerosissimi e fornitissimi pub. Gianluca ci portò nei vari locali e più ne visitavamo più la faccia di Shak era entusiasta di vedere le numerose specie di birra, anche se il suo desiderio più forte rimaneva quello di assaggiare la fantastica Harp, che gli era stata descritta come una birra fuori dal normale. Il suo desiderio fu esaudito: entrammo in un pub dove c’era quella famigerata “bionda”; Shak non esitò nel berla assumendo la sua tipica posa da degustazione (che consiglio a tutti): braccio e gamba destri in avanti, braccio sinistro leggermente spostato all’indietro, si agita il bicchiere in senso orario e infine si beve... “la Harp è proprio una birra fantastica” esclamò per la seconda volta, ma almeno ora l’aveva assaggiata. A noi altri la Harp pareva una comunissima bionda e preferivamo decisamente altre birre come la Kilkenny Cream che lo stesso barista ci consigliò e bevve insieme a noi. Quella sera incontrammo anche il cugino di Bud che insieme a Gianluca ci fece da Cicerone in tutti i locali della famigerata Via del Pratello. Rientrammo abbastanza presto e per dormire ci dividemmo tra casa di Gianluca e quella del cugino di Bud. Secondo giorno a Bologna, prima parte. Il giorno seguente io fui la prima a svegliarmi, che novità! Incontrammo gli altri e pranzammo a casa di Gianluca. La tv non si poteva vedere, o almeno io non la sopportavo; non si parlava altro che di quel maledettissimo Festival finito a male. Inizialmente eravamo decisi a ripartire il giorno stesso ma poi Gianluca, complice anche le prime due-tre-quattro birre della giornata, ci convinse a rimanere per il sabato sera. Cosa molto ragionevole. Finito di pranzare uscimmo e con grande gioia dello sportivo del gruppo, Shak, scoprimmo che quel giorno ci sarebbe stata la festa dello sport... che bello! Non avevamo ancora idee sul da farsi quindi ci rassegnammo alla festa... in realtà non capisco che cosa ci entravamo noi in quella giornata dedicata alla salute e al viver sani visto che l’unica cosa che facemmo fu di ingozzarci e bere. La stessa sera ricordo che Nello fu costretto a subirsi le mie teorie sulla musica techno e sulla differenza che c’è tra quella che lui definisce musica techno e quella che io pensavo fosse musica techno... povero Nello, come diavolo ha potuto sopportarmi? Secondo giorno a Bologna, seconda parte. Oramai quella specie di sogno era quasi finito e le proposte per finire al meglio la serata rimanevano due: discoteca o concertino all’aperto di Enrico Captano. Dato che non tutti erano intenzionati ad andare a ballare optammo per il concerto. Era fantastico, mi sembrava di stare in una Arzibanda più grande ma a Bologna, io ne approfittai per distribuire qualche volantino... è stata la serata più bella di tutto il viaggio, finalmente ci eravamo vendicati del concerto mancato. Stavolta dormimmo tutti insieme; al mattino presto mi alzai per andare a bere e in quel momento ho scoperto che Nello è l’uomo senza sonno! Mi fece paura: stava sdraiato sul letto con gli occhi spalancati e con disinvoltura mi salutò e mi confessò che lui praticamente non dorme quasi mai... che notizia! Addio Bologna. Dopo pranzo ci rimettemmo in cammino verso Capistrello e io ero tristissima come solo una persona che lascia Bologna per Capistrello può esserlo. Pausa spiaggia. Il viaggio di ritorno fu leggermente diverso da quello di andata: eravamo più stanchi e, cosa più importante, deliravamo di nuovo. Ora però non avevamo alcuna fretta di arrivare e questo fu decisivo nella scelta di fermarci a fare un bagno a Rimini. Così ci fermammo sulla riviera; io e Nello non volevamo fare il bagno e rimanemmo a riva mentre Giaino, Shak e Bud, dopo aver comprato costumi rigorosamente Made in China, non esitarono a tuffarsi. Adesso il nostro viaggio era davvero finito. Risalimmo in machina e ripartimmo... è a questo punto che mi acorsi che Nello in realtà non si era ancora ripreso dallo shock del concerto annullato, lo capiì dal suo sguardo perso nel vuoto mentre ascoltava una cassetta dei Pearl Jam che per fortuna Bud tolse dallo stereo prima che lo facesse suicidare. Shak invece era come sempre super entusiasta e continuava pensare alle slovene per farsi lavare la schiena. Giaino dormiva e Bud, come sempre, guidava. Io immortalavo con la macchinetta tutte le belle facce. Morale. Come in tutti i racconti deve esserci una morale anche in questo: ...eh... in realtà non so quale sia la morale che si impara; forse che il sonno paga o forse che non tutti i mali vengono per nuocere... non so, forse meglio se ve la trovate voi, io posso solo dire che questo viaggio è stato incredibile e che nonostante io fossi l’unica ragazza non mi hanno fatto mai sentire a disagio (anche perché avevo imparato a pensare come loro) e che questo racconto non potrà mai descrivere alla perfezione il vero viaggio. Solo di una cosa posso essere sicura; il prossimo anno ci andrò all’Heineken Jammin Festival, sperando che sia ad Imola, e spero di nuovo con Bud, Shak, Nello e Giaino! Maggy



La prima puntata


La seconda puntata



Uccidiamo Babbo Natale 2

Babbo Natale era seduto tranquillo fronte al fuoco, parlava con se stesso e rimembrava a bassa voce il percorso che presto avrebbe compiuto per distribuire i suoi doni. Assorto e perso nei suoi pensieri, non immaginava né percepiva l’odio che tutti i bimbi, delusi dal mancato regalo sognato, riversavano in anatemi semplici, tipici di chi senza malizia si sente offeso da un torto subito. Avevo atteso ventun’anni prima di avere il regalo sognato da bambino ed in quel tempo di sofferenza immane è maturata in me la convinzione che nessuno mai, in così tenera età, deve essere deluso in quel modo, nessuno a quell’età deve odiare come ho odiato io il disillusore di sogni. Per Babbo Natale era arrivata l’ora di intraprendere il suo ultimo viaggio verso l’inferno e non sarebbe stato sicuramente un viaggio agevole, né piacevole. La partenza per la Lapponia era fissata per il 5 dicembre, avere 20 giorni a disposizione mi permetteva di lavorare con grande tranquillità. Il mio piano era perfetto, mi ero fatto assumere dopo essermi iscritto alla Adekkonen finnica come aiutante capo-renna part-time, in modo da essere a stretto contatto con il mio obiettivo ed allo stesso tempo, avere la possibilità di studiare i suoi punti deboli quando ero a riposo. In casa era inattaccabile, protetto dai suoi fidati gnomi dispettosi, ma allo scoperto, con le sole renne a fargli da scudo, non aveva possibilità. Quello era l’obiettivo, sfracellare le renne dopo la partenza e poi segare il lardoso in mille pezzettini da lasciare a qualche predatore. Per farlo, mi ero procurato tramite un’azienda americana di previdenza sociale e sanitaria, una confezione contenente cianuro e punte di frecce da 5 mm per cerbottana azteca, molto in voga per risanare i bilanci statali quando c’erano troppi malati o non guerrafondai. Come aiutante capo-renna, mi occupavo dei pasti serali ed anche quella sera, l’ultima prima della partenza, avrei preparato alle renne il loro piatto preferito, questa volta con un tocco di cianuro per dare forza alla pietanza. Iniziavo ad eccitarmi all’idea che tutto si sarebbe compiuto, il sapore della vendetta mi riempiva d’emozione, mai nella mia vita ero stato così vivo. Prima di portare la cena particular, dovevo finire di ultimare la preparazione del mio gatto delle nevi: c’erano, una carabina, due motoseghe, un’ascia, un filo d’acciaio con argano motore, 6 coltelli di varie misure, una daga, 2 etti di oppio, un localizzatore gps, una reflex digitale nikon, una telecamera, un visore ad infrarossi, un etto di prosciutto e 64 zanzare tigre in barattoli di panna per cucina da campo albina. Tutto era pronto, le renne erano inquadrate come uno squadrone di bersaglieri pronto alla corsa e Santa Claus osservava il minuzioso lavoro di preparazione antes-partenza senza muovere un dito. Sembrava un vecchio ubriacone che fissava il mondo intero cercando di far capire con lo sguardo ciò che nemmeno lui intendeva. Nella sua paciosa serenità, non immaginava minimamente che qualcuno potesse tramare alle sue spalle. Accarezzava il suo pancione gravido con gesti lenti, come se accarezzasse un invisibile gattone posato sulle sue ginocchia. Nella mia mente intanto, le torture di Guantanamo iniziavano a materializzarsi, quel vecchio tricheco, di sicuro sarebbe sopravvissuto allo schianto, ma non alle mie torture. L’ora era arrivata, il mio piatto speciale era stato consegnato a ciascuna renna che prima della partenza lo avrebbe consumato. La morte per arresto respiratorio degli animali sarebbe sopraggiunta dopo circa 15 min., avevo preparato la miscela con degli alcaloidi ritardanti per dare il tempo a Papà Noel di mettersi in viaggio. Intanto accompagnato dai suoi gnomi fedeli come Abraracourcix sullo scudo, Babbo Natale sorrideva, strillava e ruttava alla luna. Era veramente spregevole, lo guardavo dalla finestra della scuderia mentre si faceva issare sulla slitta. Erano passati 4 minuti, la carovana era pronta per partire. Con un ultimo saluto ai suoi gnomazzi, lo schiocco della frusta avviava la partenza, la renna naso rosso puntava a nord e le altre la seguivano. Io ero pronto, il gatto delle nevi era acceso, il localizzatore gps mi dava la posizione del panzone. Tra 8 minuti e 47 e 7 km percorsi ci sarebbe stato lo schianto. Dovevo sbrigarmi! Sfrecciavo nella notte tra gli alberi con la mia rombante motoslitta, l’aria pungente della foresta finnica tendeva i miei riflessi al massimo. I minuti correvano veloci, lo schianto sarebbe sopraggiunto di li a poco; e finalmente eccolo il tonfo, come una carovana che precipita da un dirupo, la schiera di renne ed il maiale in coda precipitavano dal cielo. Lo spettacolo era terribile, le renne ormai violacee giacevano a terra senza vita. Gli occhi strabuzzati, la lingua bluastra pendente ad un lato della bocca. Mi facevano una gran pena quegli animali coraggiosi, ma era necessario sacrificarli. Ed eccolo li, coperto dalla sua montagna di regali, Babbo Natale era ancora vivo, come immaginavo. Il suo stato di grasso di proporzioni abnormi aveva attutito l’impatto ed il suo respiro era regolare. Cercava di alzarsi e quando mi avvicinai mi riconobbe subito. Per un attimo un timido sorriso si affacciò in mezzo ai “canassuni”, ma quando gli sferrai un calcione dritto ai denti, realizzò che non ero li per aiutarlo. Dovevo agire in fretta, le mie torture dovevano essere terribili ma brevi, prima dell’alba di Santa Claus dovevano rimanere solo minuscoli pezzettini di lardo per carnivori. Inutile dilungarmi sui particolari, ma durante il vivisezionamento, tra i suoi pianti rantolava un’unica parola come un ritornello… perché… perché… perché! Era mio dovere fargli sapere perché stava morendo, ma se non lo aveva afferrato solo in tutti questi anni, era inutile provare a spiegarglielo… così prima di decapitarlo gli sussurrai: dopo 20 anni che cazzo me ne faccio del commodore 64? Fajoint

Pensieri parole opere e omissioni di Zucca Meravigliosa

Pensieri: finalmente approdo su Kaput, questa volta però dall'altra parte della barricata, da lettore ad autore... spero che le mie “riflessioni”, musicali e non, vi piacciano... ad ogni modo, ogni commento sarà ben accetto... non fatevi scrupoli! Per cominciare con il piede giusto (spero) ho pensato di trascrivervi (nella sezione Parole) un estratto dal booklet del cd dei Kina “Se ho vinto, se ho perso”. Sono parole che mi mettono sempre di buon umore e mi fanno affrontare con il piglio giusto ogni nuova avventura...quale occasione migliore se non il mio primo articolo per la nostra fanza preferita? Buona lettura!!!

Parole: Sono strani gli autogrill alle 3 di mattina, odore di croissants freschi, il caffè di chi deve arrivare all'alba guidando, quel parlare sottovoce per non svegliarsi troppo e poi il freddo, la pioggia fuori dalla porta. Non è così stupido. Come parlare di Zen e riparazione di motociclette ti può insegnare a riparare ciò che si è infranto dentro di te, fare chilometri non è solo viaggiare sull'asfalto. Puoi viaggiare invece giù, sempre più dentro di te oppure su, ancora più su verso idee che non sarebbero mai nate prima. E allora forse un semaforo rosso non è così importante, il viaggio continua lo stesso. E' veramente più bello viaggiare che arrivare. Tutto ciò per cosa? Forse per dire che tu non sei ancora arrivato, non lo so neppure io e spero di non arrivare da nessuna parte. Finire il viaggio è anche morire, non essere niente altro che ciò che eri ieri e che sarai domani, troppo simile ad un cadavere. Per dire che le risposte non le ho e non le ha nessuno. Se vuoi ti posso parlare dell'ultimo autogrill dove mi sono fermato, ma il casello non lo so dov'è, insomma, mi sono perso anch'io!” G.P. (8.1.'88)

Opere: ho un vizio che non riesco a togliermi, quello di consigliare dischi. Quindi mettetevi l'anima in pace e beccatevi un po' di consigli per gli acquisti! Anche se non è freschissimo di uscita, vi consiglio caldamente “Autumn Of The Seraphs” dei Pinback, band ancora sconosciuta da noi (ma anche da loro) che al primo ascolto vi rapirà con melodie accattivanti per nulla semplici, suoni rotondi di basso e chitarre in continue movimento allietate e a volte “disturbate” da inserti elettronici provenienti da tastierine economiche (altro che mega sinth e ultra campionatori, guardate su Youtube cosa riescono a fare con una pianolina da pochi dollari), voci e cori deliziosi, il tutto condito da un pizzico di cazzeggio che non guasta mai. Dubito che diventeranno famosi ma non fateveli scappare...e comprate anche i precedenti dischi! Se invece vi piacciono sonorità più pesanti e cupe procuratevi “Power Of The Damage” dei Prong: se sbavate per gente come Ministry e Nine Inch Nails (quelli dei primi dischi, intendiamoci) i Prong non vi deluderanno, non pensavo che dopo il capolavoro “Rude Awakening” di tanti anni fa e le successive sbiadite prove sarebbero tornati a questi livelli. Certo, le composizioni a volte sono un po' troppo lunghe, ma questo non fa altro che accrescere la situazione di disagio e claustrofobia che vi farà provare l'intero album. Ultimo consiglio (per questa volta): onestamente li ho scoperti da poco e non so quasi nulla di loro, quindi rovistate nella loro pagina su Myspace e fatemi sapere: sto parlando degli Astrophel & Stella, gruppo dedito ad un emocore di vecchia data (quando l'emo aveva a che fare con l'indie e non con frangette e giovinotti depressi), per intenderci quello di Sunny Day Real Estate, Sensifield e Slint (cacchio, tutti gruppi con la “s”). Ho scaricato le uniche due canzoni disponibili in download dalla loro pagina e promettono davvero bene! Se il mio inglese non mi inganna il 19 novembre è uscito un loro disco, indagherò e vi farò sapere...nel frattempo indagate anche voi...

Omissioni: Beh, essendo la prima volta che scrivo qui non ha molto senso parlare di omissioni...quindi...per questa volta ve la siete cavata!

Buona musica a tutti, a presto!

Vostro, ZM

il losco

lunedì, dicembre 17, 2007

Partecipa anche tu alla campagna di Kaput!


Piccola storia de "Jo follacciano de Staosillano"

Na sera si vajuni facestero na cena tutti nsieme.

Se nne estero alla casa e Giuanni, però ognuno porteste checcosa.

Micchele lo pano, Ntonio lo Vino, Mario lo cascio.

Staosillano invece porteste no baccilo e follacciani.

Su a vedegli pe quant’erano begli te venea voglia e magnattegli tutti quanti...

Staosillano iceste “iamo vagliù, che ci gli olete remirà… magneteci si follacciani…” e se gli comensestero a magnà co lo cascio.

Magna magna a no certo punto ne remane su uno…

tutti jo sarriano oluto, ma facestero tutti finta e sta sazi e pe non sembrà scostumati nisciuno se jo pijeste.

Alla fine quio follacciano a remasto loco a fraciasse…



COME ADERIRE ALLA CAMPAGNA


E' semplicissimo: vi capiterà più di una volta nella vita di stare in una tavolata su cui farà bella mostra un piatto che, immancabilmente, conterrà l'ultima porzione di un qualsiasi alimento. E' a quel punto che voi dovrete mangiare quell'ultima porzione! Perchè a tavola non esiste la vergogna. Perchè l'ultima è pur sempre la porzione più buona. Perchè, soprattutto, non si deve sprecare niente!

Supporta la nostra campagna per un più "corretto" comportamento a tavola.
Mangia anche tu jo follacciano de Staosillano!


PS. a natale in distribuzione gratuita gli adesivi della campagna!
PSS. Tanto che ci siamo... sempre a natale, naturalmente, numero speciale di Kaput... se volete scrivere qualcosa, tipo salutare il 2007, chiedere quello che vorreste per il 2008 o semplicemente descrivere il modo più Pulp che usereste per uccidere Babbo Natale... fate presto!

domenica, novembre 04, 2007

Decorazioni palentine


Sei anni fa dalle pagine di questa fanzine, con l’articolo “decorazioni palentine” firmato da Fajoint, si alzava un coro di protesta per le discariche a cielo aperto presenti nei Piani Patentini. Oggi, nel 2007, quel titolo torna di attualità perché in realtà poco è cambiato. Frigoriferi, lavatrici, tazze del bagno, televisioni e giacchette di pelle stile “vintage” continuano a fare la loro bella presenza in un posto che sarebbe deputato a tutt’altro. Alla base di tutto ciò inciviltà, ignoranza e, soprattutto, nessun rispetto per l’ambiente che ci circonda. Quello che ci fa ancora più riflettere però è che i cittadini sono all’oscuro dell’esistenza di un servizio assolutamente gratuito per riciclare i propri rifiuti ingombranti. Noi ci riproviamo, e come avevamo già fatto sei anni fa, torniamo a “pubblicizzare” questo servizio offerto alla nostra comunità… basta chiamare il numero 0863/979031 per poter prendere un appuntamento (lun – mer – ven) con la ditta incaricata dello smaltimento e il gioco è fatto. Verranno a prendere i vostri “grandi” rifiuti fuori casa…. Semplice no? Forse anche troppo, perciò dimostriamo per una volta un po’ più di intelligenza collettiva!

Radiohead – In Rainbows


Ai tempi di “Pablo Honey”, il loro primissimo album, nessuno si aspettava grandi cose dai Radiohead.

Il cantante aveva una gran bella voce e il disco conteneva un paio di bei pezzi (specialmente CREEP), ma tutto sommato non erano altro che l’ennesimo gruppo (pseudo) grunge… e secondo le previsioni si sarebbero persi per strada come tanti altri…

Ed invece a dar seguito a quel modesto esordio saranno dischi come “The bends” e soprattutto quel capolavoro assoluto che è “Ok Computer”…

Hanno sempre dimostrato una solida lucidità i Radiohead, e pur deviandolo in mille modi (vedi KID A/AMNESIAC), il loro suono è rimasto sempre ben riconoscibile: un inconfondibile marchio di fabbrica.

Street spirit, Karma police, Exit music e Paranoid android sono ormai dei classici e loro una certezza in un panorama musicale straripante spazzatura.

E anche se nessuno può dire se raggiungeranno ancora le alte vette toccate con “Ok computer” e “Kid a”, quel che è certo è che continuano a fare ottimi dischi, come il loro ultimo “In Rainbows”.

Ad onor del vero i brani del disco sono quasi tutti già noti ai fan del gruppo: Reckoner l’hanno suonata spesso dal vivo, mentre le altre circolano già da tempo su emule. Ma in questa veste ufficiale la qualità del suono è decisamente migliore.

Tra tutti i pezzi le mie preferite sono la già citata “Reckoner”, “Nude”(già incisa ai tempi di Ok computer) e soprattutto “All I need” con il suo incedere simil trip-hop.

Ma “In rainbows”ancor prima che per la musica, ha già fatto ampiamente parlare di se per la modalità con cui è stato distribuito. Non più il classico cd venduto nei negozi a prezzi folli, ma un archivio contentente10 tracce, acquistabile direttamente sul loro sito.

E fin qui nulla di così eclatante, visto che ormai su itunes ci comprano in molti.

La cosa veramente straordinaria è che nel caso dei Radiohead a decidere il prezzo è l’acquirente stesso! Tu dai quello che ti senti di dare, anche un solo centesimo, e scarichi l’album con tanto di ricevuta d’acquisto (inviata via mail). Nel giro di soli 10 giorni si sono contati circa un milione di download!

Che sia questa la via d’uscita dalla grossa crisi che sta vivendo questi ultimi tempi l’industria discografica?

Speriamo lo capiscano anche gli altri.

P.S. per chi volesse acquistarlo l’indirizzo è questo: www.inrainbows.com

In the Nino

Il laureato

La sfida è a un tempo audace e avvincente: provare a fare argomentare la maggior parte dei laureandi o freschi laureati che attualmente affollano i marciapiedi di Capistrello.

A quanti di voi, carissimi amici di Kaput, è capitata la disgrazia di imbattersi in uno di quei strani personaggi partoriti di fresco dai moderni atenei. Provate ad impostare un dialogo con una persona capace di vivere solo nel presente, priva del senso del tempo e della profondità storica. Di un essere convinto che il pentapartito fu una coalizione guidata dal Partito Comunista. Di un semiDio (per mamma e papà) incapace di dominare la struttura logica del pensiero, privo di ogni riflessione. Insomma, per farla breve, del tipico personaggio votato alla carriera politica locale, reduce da una fresca discussione di una tesi di laurea, ma soprattutto da una festa, con tanto di lista di invitati e bomboniere, nel quale si annuncia al mondo intero l’avvenuta conquista dello scibile globale da parte del figliolo prediletto.

L’identikit è presto che fatto: il moderno laureato capistrellano, geneticamente modificato nei laboratori del cepu (rigorosamente in forma clandestina), lacunoso, deludente e catastrofico. Posseggono uno scarso vocabolario, imbottiti come sono di televisione, spinette, bar, Audi A3 e Golf. Spesso sono in difficoltà dinanzi le pagine di un giornale (tranne la gazzetta dello sport, specie se tratta articoli sull’amata juventus), non sono in grado di comprendere e decifrare parole che dovrebbero far parte del loro bagaglio culturale. Seguono i modelli circolanti sui media e molto spesso, sempre più spesso, non leggono.

A voi, miei cari “dottori”, è diretta la mia preghiera, accorata e sincera: per favore lasciate cadere nel vuoto ogni vostra aspirazione politica, cambiate obiettivo, come diceva Marcello Mastroianni nel film I soliti ignoti… ”Forti e gagliardi… pala e piccone, quello è il vostro destino”. Abbandonate l’idea della politica, liberateci dall’incubo che la vostra numerosa parentela possa votarvi tanto da mandarvi sul sacro suolo del Municipio. Dateci la possibilità di difenderci o quantomeno di scappare, questo paese ha bisogno di idee, forza e capacità…non di titoli.

Un saluto da Barabba

La barca dei folli


Il più grande concerto mancato della storia - Seconda puntata

Eravate impazienti di questa seconda puntata eh?! Per la gioia di tutti, finalmente, i miei vaghi ricordi sono affiorati per farmi scrivere il seguito della folle avventura…

Cazzate Dove eravamo rimasti? Ah sì… il posto davanti… Così siamo partiti alla volta di Venezia, ma c’era già un piccolo problema… non avevamo tutti i biglietti! Naturalmente a questo inconveniente aveva già pensato Bud, l’uomo più organizzato di tutti; i biglietti ce li avrebbe fatti svoltare suo cugino a Bologna, a un prezzo davvero ragionevole: 20 euro! Perciò la nostra prima sosta sarebbe stata la “vecchia signora” di Guccini. Intanto, mentre “sguazzavo” e facevo capriole nel posto davanti, insieme a Bud che guidava guardavo divertita i tre poveretti ammassati nei sedili posteriori; lungo il viaggio si fantasticava su cosa avremmo fatto al concerto e soprattutto a cosa ci avrebbe riservato la lunga notte di venerdì. Il mio grande desiderio però rimaneva quello di vedere gli Smashing Pumpkins e “chiaramente” di lanciare il mio fantastico reggiseno borchiato a Billy Corgan!!! (Eh sì, non so come, ma a un certo punto è saltata fuori la storia di questo reggiseno fetish!). Insomma, su quell’automobile volavano cazzate assurde; tra il mio reggiseno borchiato, i coretti sull’MDMA di Shak e le “puttane negre” (naturalmente in senso buono) di Amsterdam descritte da Giaino (non so neanche come Gino si sia trasformato in Giaino); l’unica nota positiva e che mi faceva un po’ ricredere sulle nostre facoltà mentali era data dalla musica, rigorosamente in cassetta, che ascoltavamo: Marlene Kuntz, Afterhours e gli amati Pearl Jam di Nello…

Prima tappa in autogrill: la mitica Faxe! Dopo non so più quante ore di viaggio, esausti loro, riposata io, ci siamo fermati in autogrill. Quella tappa è stata fondamentale per ampliare la mia cultura alcolica, ho assaggiato la mitica Faxe, birra conosciuta da tutti i frequentatori di Autogrill. Oltre a questa buonissima birra bevevamo anche le nostre scorte, chiaro, e mangiavamo i nostri viveri. Ci siamo rimessi in macchina, stavolta io mi beccavo il posto di dietro insieme a Nello e Shak, e Giaino contentissimo di avermi fregato il posto stava davanti. Ora stavamo meglio, penso sia per l’alcol sia perché ci stavamo avvicinando.

Poste italiane La nostra tranquillità però fu spezzata dalle poste italiane che ancora non avevano recapitato i biglietti al cugino di Bud a Bologna. Maledizione! Inefficienti poste italiane del cavolo! Ora eravamo agitati. Bud fece 1000 chiamate al cugino ma non c’era verso di recuperare i biglietti. Cosa dovevamo fare? Andare direttamente alle poste centrali di Bologna e così imbottigliarci nel traffico perdendo altre ore, oppure filare dritti fino a Venezia e comprare i biglietti lì? Beh non volevamo perdere troppo tempo con le poste italiane. Un po’ atterriti decidemmo di continuare per Venezia.

Cazzate 2 Il nostro entusiasmo si era un po’ spento, ma la stanchezza ci portò a delirare dopo il 400° km. Le cazzate adesso erano più grandi. Shak era entrato in fissa con le slave e voleva farsi lavare la schiena da qualcuna di loro. Non so perché si era fissato con le slave. Io non riuscivo più a stare ferma intrappolata nel sedile di dietro. Mi annoiavo continuamente. Giaino, Nello e Bud erano stanchi, soprattutto Bud che, poverino, stava guidando non so più da quante ore e era costretto a sentirsi tutte le nostre cazzate. Prima o poi qualcuno sarebbe esploso…

Ci siamo Ma prima che ciò accadesse ci fermammo di nuovo, grazie a Dio. Ci siamo così scaricati e ricaricati. Non ricordo bene cosa sia successo una volta risaliti in macchina, è passato troppo tempo, ma ricordo perfettamente che dopo un po’ ci siamo ritrovati magicamente in Veneto. Intrappolati in un traffico snervante su una strada in mezzo alla campagna. Il cielo era grigio e c’era molta afa. Non ce la facevamo più. Tutti cercavano di stare fuori dai finestrini imprecando che il traffico scorresse. La radio mandava messaggi registrati sull’Heineken Jammin Festival che per fortuna ci tiravano su. Ok, ce l’avevamo fatta finalmente. Mancava solo mezz’ora.

Messaggi registrati Non ci credevamo. Sembrava un sogno, cavolo eravamo arrivati! A svegliarci da quel sogno fu la chiamata del cugino di Bud. “state tutti bene?” chiese al telefono… “come bene?!, manca poco siamo quasi arrivati” rispose Bud. “Non andate, il concerto è stato annullato, c’è stata una tromba d’aria!!!”. “Cosa?! Stai scherzando?”. Penso che poi sia caduta la linea.

Una tromba d’aria?! Ma è praticamente impossibile, era ovvio che fosse uno scherzo. E infatti la radio ci convinse di questo con i suoi messaggi registrati. Ma di lì a poco cominciarono ad arrivare chiamate a raffica: “state bene?”, “Ve sete morti?”. Maledetti messaggi registrati! Ci avevano illuso!

Il sonno paga Si era davvero dimostrata l’unica possibilità su un milione di una tromba d’aria in Italia. Che Sfiga! Ci fermammo in un ristorante comunista per chiamare parenti preoccupati e soprattutto per rilassarci. Eravamo stanchi, increduli e arrabbiati e ci consolava solo il fatto di non essere arrivati lì nel pieno della catastrofe. Per sdrammatizzare Nello dentro il ristorante esordì dicendo: “Me n’cenne jo uto” che per i veneziani, ma penso un po’ per tutti, è una frase in chissà quale lingua. Bevemmo una birra e passammo metà del tempo a sdrammatizzare amareggiati il “piccolo” inconveniente: “Almeno non abbiamo comprato i biglietti”, “è stato lo stesso un bel viaggio”, “Vabbè almeno siamo vivi”, e l’altra metà a decidere sul da farsi. Ormai avevamo fatto 600km, non potevamo sprecare così miseramente il nostro viaggio. Alla fine decidemmo di tornare indietro fino a Bologna dove saremmo stati “accolti” dal cugino di Bud e da Gianluca “Saccoccia”… (to be continued) Maggie

Il losco

sabato, settembre 29, 2007

Marlene Kuntz – UNO

Ai tempi delle superiori i Marlene kuntz erano il mio gruppo preferito, mi piacevano da morire...

Amavo il suono duro e spigoloso delle loro chitarre e le atmosfere tese e cupe dei loro pezzi che spesso sfociavano in “catartiche” esplosioni di rabbia. Ma soprattutto mi piacevano i testi delle canzoni, tanto che li scarabocchiavo dappertutto: sui banchi di scuola, nei diari, sui sedili del treno…

Li ho seguiti per tantissimo tempo, aspettando con ansia ogni loro nuova uscita… poi però è arrivata la delusione di un disco come “bianco sporco” e come succede con gli amici quando ti fanno uno sgarro e tu gli vuoi proprio bene, ti offendi a morte…

Il disco mi deluse così tanto che sentenziai “questi non hanno più nulla da dire”.

Era un disco così mediocre (per le loro capacità) che sembrava che un altro gruppo li stesse omaggiando. Un disco che non era ne carne ne pesce, ne tirato ne lento e nessun pezzo che ti colpiva veramente…

Ma agli amici si da sempre una seconda chance, specie se anche da parte nostra non si è stati tanto clementi…

Poi come è normale che sia, quando si cade, se non ci si è fatti male in maniera irreparabile, ci si rialza più forti di prima.

Ed a ben vedere, “bianco sporco” non era altro che un disco di transito, il disco di un gruppo in cerca di una nuova identità.

Con “UNO” l’hanno (per fortuna) trovata la loro nuova identità; passando dai Marlene rabbiosi e ispirati dalle chitarre rumorose dei sonic youth a quelli di oggi più pacati e in perenne ricerca della melodia perfetta.

Scordatevi dunque i pezzi da pogo violento degli esordi. Nel nuovo corso dei Marlene le chitarre non vanno mai ad aggredire e sopraffare le parole… parole (di una bellezza disarmante) che vanno lasciate respirare!

Poesie in musica, che parlano (com’è giusto che sia) d’amore. L’amore che a volte ci fa commettere atti di violenza inaudita, l’amore che è il più doloroso dei mali, l’amore che però è anche una musa ispiratrice e unica ragione di vita…

A rendere ancora più speciale il disco, nel Booklet oltre ai testi delle canzoni ci sono molti interventi inediti di alcuni tra i nostri migliori scrittori: Stefano Benni, Enrico Brizzi, Carlo Lucarelli, Paolo Conte… quest’ultimo suona anche il piano in uno dei pezzi più belli: Musa.

Grandi Marlene! Bentornati.

In_the_Nino

sabato, settembre 01, 2007

El cardo siempre cantando y la flor siempre calleda. Que cante la flor y se calle el cardo - Loly y Manuel


EcoMmascari

“Stupito-Perplesso” sono le sensazioni più comuni quando si hanno di fronte obbrobri come gli ecomostri. Tristemente famosi in ogni angolo del Belpaese, lentamente iniziano a cadere e ad essere demoliti. Nel nostro paese, terra di geni e di svelti, non poteva mancare a rappresentanza sindacale, uno degli ecomostri più brutti e stupidi che il genere umano abbia prodotto. Tal Ostello della gioventù, costruito ormai da più di due lustri, abbandonato per più di due lustri ed ora in restauro. Una costruzione cementizia piramidale di rara bruttezza, inguainata da cima a fondo, incastonata nel bellissimo verde delle nostre montagne. Ricordo ancora le proteste di molti cittadini ai tempi della costruzione, io allora ero solo un bambino ma impressa nella mia mente è rimasta la passione di quella gente che cercava in ogni modo di (impedire) non permettere l’inizio dei lavori. Lo avevano predetto, sapevano che sarebbe finita così… ma sono stati sgomberati dalle forze dell’ordine che, come spesso accade, hanno dovuto trattare da criminali persone che protestavano senza violenza ed in maniera civile. Ma questa è storia vecchia, i problemi di allora sono rimasti, l’Ostello della schifezza è andato in malora, abbandonato fino al nuovo restyling. Eccola la genialata, l’ecoMmascaro va restaurato ed affidato in gestione magari ad un non capistrellano, la motivazione è semplice: sarà una svolta epocale per tutti noi, ci cambierà probabilmente la vita, era quello di cui il paese aveva bisogno. Scusate mi sto quasi commovendo al solo pensiero. Già, l’Ostello è una di quelle necessità che vanno risolte in tempi brevissimi, il fiore all’occhiello dell’unico paese montano d’Abruzzo che nel suo territorio non ha zone parco o riserva per paura di non poter più mangiare due bistecche di pecora d’estate in altura… la forza dell’altruismo e del rispetto della natura. Staremo ancora a vedere, vigileremo, la mia proposta che è di tanti è di abbattere quella schifezza e bonificare l’area evitando anche problemi futuri di smaltimento. Vorrei sottolineare che non mi interessa attaccare giunte comunali o schieramenti politici, non so chi abbia deciso il restauro, non voglio neanche saperlo, vorrei solo che il buon senso e la correttezza fossero patrimonio cittadino e che le risorse siano impiegate per questioni di priorità assoluta e non per qualcosa di cui ci dobbiamo vergognare. Purtroppo, qualcosa mi dice che la storia si ripete… Ripetutamente!!! Sappiamo tutti come nel nostro paese, i fondi ed i finanziamenti siano sempre stati ben impiegati… famosi sono i bagni estivi ed invernali nella olimpionica piscina comunale, un vanto per il paese che ha valicato i confini dell’Abruzzo, ho ricevuto personalmente una mail della Manudou in cui spiegava di voler lasciare Torino per allenarsi nella nostra splendida piscina. E che dire del bocciofilo, un gioiello di funzionalità, voluto fortemente dai giovani di Capistrello che stanchi di allenarsi nei centri dei paesi vicini, dopo anni di lotte serrate sono riusciti ad ottenerlo. Io ho un progetto migliore, costruiamo un aeroporto nei piani palentini e visto che il traffico sarà indubbiamente poco, potremmo usarlo anche come kartodromo ed autodromo… sono un genio più di tutti quelli che hanno avuto ste belle pensate vero? Insomma, potrei continuare, ma rimando alle prossime puntate, per gentilezza e cortesia. A differenza di molti che vogliono bene solo a se stessi, io voglio bene al mio paese, ma se non imparate a centrare la tazza quando cagate o se non portate a casa ‘a munnezz’ quando andate in montagna, siete voi gli idioti e non chi raccoglie la propria merda e quella degli altri. Fajoint

gli annunci di Kaput

Bandi di concorso per cittadini volenterosi: Cercasi due cittadini volonterosi per ottemperare a questioni di pubblica necessità. A) Cittadino volenteroso che paghi l’abbonamento (70 euro) alla Gazzetta Ufficiale in modo da permettere a chi non ha internet di poterla consultare all’interno del Comune. B) Cittadino volenteroso che presieda a riunioni, come quella indetta dalla Provincia sul tema dei rifiuti, a cui i nostri amministratori sono impossibilitati a partecipare per impegni ben più importanti (?).

Nuovi marciapiedi: l’Asmi (associazione sindacale dei marciapiedi italiani) ringrazia sentitamente l’amministrazione Comunale e chi ha sborsato i soldi per permettere il rifacimento e la ristrutturazione dei marciapiedi sul nostro territorio. Finalmente – si legge in una nota – saremo in grado di poter far passeggiare tranquillamente centinaia di cittadini che non dovranno più fare le montagne russe a piedi. Critici gli alberi: e adesso cosa ne sarà di noi?

Questa volta è ufficiale: il più grande ed estroso talento nostrano lascia il calcio. Da quest’anno non vedremo più sui nostri campi polverosi le gesta, l’estro e la fantasia di Babà. Il mitico numero 10 ha dichiarato di non essere pronto ad affrontare una nuova faticosa stagione calcistica in quel della Virtus di Mister X. Raggiunto dalla nostra redazione in quel di Sperlonga, dove il nostro ha passato le vacanze comodamente disteso su un’amaca, ha dichiarato solo: “Bisogna stare in un ambiente sano per divertirsi sanamente”

Kaput va in parlamento

No no, nostri amati lettori indipendenti… non siamo impazziti! Non abbiamo deciso di candidarci alle prossime elezioni “indette” da Berlusconi a primavera né, tanto meno, siamo stati invitati dal “Presidente” Bertinotti ad assistere ad una riunione plenaria della Camera… Piuttosto, arriviamo in Parlamento con un iter che ci da grande soddisfazione e, lasciatecelo dire, anche un po’ di vanto. In breve i fatti: nell’ultimo numero di Kaput (19maggio07) prima delle nostre solite e consuete lunghe vacanze, abbiamo aperto con la denuncia di sconsiderati aumenti del gas metano nel nostro paese. In solo un anno le bollette pagate dai capistrellani erano aumentate del 40%. Kaput non ha fatto altro che denunciare questo episodio con la speranza che chi di dovere si interessasse a fare luce su tutto ciò. Fatto sta che qualche giorno fa nella nostra casella di posta è arrivata una e-mail firmata nientepopòdimeno che dall’ex Dottor Sindaco, quello che ha preceduto sul trono del Palazzo l’altro Dottor Sindaco, alle prese ancora oggi con la difficile gestione delle proprie forze psicofisiche al fine di cercare di amministrare questo paese. Abbiamo sempre pubblicato tutte le lettere che ci sono arrivate in redazione senza censura e, naturalmente, lo facciamo anche con questa:

Caro Kaput, dopo aver letto il vostro numero del 19/05/2007, ed in particolare “il metano ti dà una mano”, ci siamo mossi per ricercare le cause degli aumenti e, ci tengo a precisare, nonostante il compito spettasse agli attuali amministratori. Il mondo comunque va così e nonostante le vostre, a volte giuste, critiche alla mia amministrazione, abbiamo sgobbato per capire il perché degli illegittimi aumenti delle bollette. Crediamo di esserci riusciti ed abbiamo coinvolto l'Onorevole Pina Fasciani che presenterà un'interrogazione parlamentare. Vi invio il testo del manifestino esplicativo. La materia sulla composizione della tariffa del gas è molto ostica per cui non è stato possibile essere più precisi se non a danno della chiarezza. Saluti e buon lavoro. Paolo De Meis, Domenico Scatena.

Questa l’e-mail arrivata a noi, seguita da quel famoso manifestino esplicativo che avrete avuto modo di leggere in giro per i bar. In buona sostanza gli aumenti non sembrerebbero del tutto legittimi e in tal caso la ditta distributrice sarebbe obbligata a restituire qualche centinaia di euro a famiglia, come del resto, in alcuni casi e comunque sempre dopo la denuncia di Kaput, sembra sia già accaduto. Ora, tralasciando la propaganda che i nostri stanno facendo attorno al caso, Kaput non può che ritenersi soddisfatto di come siano andate le cose… il fatto che Capistrello e le difficoltà economiche dei cittadini di fronte agli sconsiderati aumenti arrivino in Parlamento ci riempiono di orgoglio, perché ciò significa che il nostro lavoro di denuncia è servito a qualcosa. Non sappiamo come andrà a finire questa storia e se avrà veramente un seguito, ma tutto ciò è la dimostrazione, per noi, di come partendo dal basso si possano raggiungere grandi risultati. È la dimostrazione di come stando sempre zitti e rimanendo passivi verso tutte le imposizioni che vengono dall’alto saremo sempre pronti a prenderlo in quel posto e che invece, quando si è in grado di formare un opposizione di massa critica è possibile cambiare il corso degli eventi. È la dimostrazione che Capistrello e i capistrellani non possono e non devono aspettarsi che il paese diventi migliore solo contando su chi ci amministra; piuttosto c’è bisogno di un risveglio delle coscienze di tutti affinché le cose cambino, di un nuovo modo di pensare per il bene comune e di una nuova mentalità, aperta e propositiva invece che retrograda e indifferente. La frase di apertura di questo numero non è stata scelta a caso: è veramente arrivato il momento che il cardo stia zitto e che a cantare siano, ora e subito, i fiori.

g79@email.it

La barca dei folli!

Il più grande concerto mancato della storia Prima puntata

Era una calda sera di giugno, resa ancora più calda dalla massa impazzita per gli Zero Assoluto che si accalcava in piazza e nel bar (ne approfitto per fare pubblicità occulta: Bar Agò). Quella sera avevo fatto un enorme sacrificio a lavorare al bar, non tanto per il lavoro frenetico quanto per il fatto che lavorando in piazza ero costretta a subirmi i famosissimi Zero Assoluto e a vedere tutto il popolo dei teenagers e non, strapparsi i capelli per i loro idoli e sventolare i nastri con le facce di Thomas e Mattia comprati da un vecchietto napoletano soddisfattissimo dei suoi affari… mentre riprendevo fiato fuori dal locale, pensavo angosciata all’Heineken Jammin Festival che si sarebbe svolto dopo due giorni a Venezia, eh sì, perché quest’anno avevano scelto una città un po’ più lontana di Imola! Mi veniva da piangere non avendo né un folle che mi accompagnasse né gli euri necessari. Ma ecco che Gino torna ad accendere la speranza. Mi dice infatti che Bud, Nello e Shak avevano vinto i biglietti per i Pearl Jam a Venezia e che sarebbero partiti venerdì. C’era un posto in macchina per me. Quindi ecco risolto il primo problema… ma gli euri? Oh che stupida, avevo lavorato! Il mio sogno in realtà era quello di vedere gli Smashing Pumpkins il giorno dopo, ma non ero ancora sicura che saremmo rimasti due giorni, comunque sono corsa subito da Bud assillandolo e dicendogli che sì, sarei andata anch’io a tutti i costi. Ci siamo messi d’accordo per la partenza; ci saremmo incontrati venerdì mattina da Ago alle 8.00. Naturalmente sono stata l’unica cogliona a presentarmi all’orario stabilito e dopo circa due ore è arrivato anche Shak super entusiasta con i suoi soliti occhi alla “Hello Spank”. Dopo 5-6 vasche incontriamo finalmente il resto della “Barca dei folli”: Giaino, Bud e il fan dei Pearl Jam più accanito del mondo, Nello. Finalmente, con circa quattro ore di ritardo siamo partiti. Come unica ragazza del gruppo ho preteso e ottenuto il posto davanti senza che nessuno fiatasse (come è vero che come unica ragazza ho dovuto scrivere il resoconto di questo assurdo viaggio…); è così che è cominciata l’epopea… alla prossima puntata.

Emme

Raccontarsi scrivendo

Attualmente lavoro sulle colline dell’Appennino tosco-Emiliano, dove dopo il lavoro, tra una lettura e l’altra e un po’ di buona musica, prendo spunto per scarabocchiare su un foglio A4 a penna non avendo un computer a disposizione. È in questo modo che, a volte, c’è la possibilità di rompere con il quieto conformismo di una settimana che al lunedì comincia sempre uguale a se stessa. C’è da lavorare per tirare avanti o per coltivare il sogno di momenti diversi.

Attraverso questa specie di premessa mi veniva in mente la mia generazione, formatasi interiormente negli anni ’90 con la nascita dei centri sociali, con la passione tanto accesa quanto pervasa dal rispetto per la musica, la letteratura e l’arte in genere. Fu quello un momento decisivo per la formazione umana di quella generazione che attraverso quegli argomenti ebbe la possibilità di sprigionare rabbia e ribellione partendo dal basso, attraverso la nascita del progetto “Arzibanda” e confluito nella scoperta febbrile e abbagliante della consapevolezza politica. Anche se alcune valutazioni politiche non mi convincono completamente, sono stato comunque pronto per il mio sostegno ad un ideale. Attraverso queste riflessioni e vedendo crescere mio figlio, mi veniva in mente il mio paesino, Capistrello, dove restano inalterate le problematiche inerenti ad una gioventù pervasa da molti problemi; il lavoro che non c’è e la mancanza di strutture organizzate solo per citarne alcune. La loro voglia di cambiare la realtà è spesso rabbia inespressa, primitiva, ad alla mia età di 37 anni, l’idea di cambiamento non si alimenta solo con gli ideali… non c’è tempo. Il disagio giovanile di allora è equiparabile a quello di adesso e forse un modo per arginarlo è quello di creare strutture organizzate. Ma affermazioni come queste potrebbero essere bollate come demagogiche o ripetitive rimandando il problema alla mancanza d’impegno da parte dei giovani o alla mancanza di denaro. Questi motivi sono solo la punta di un grande iceberg, che in fin dei conti una collettività preferisce ignorare per evitare di guardarsi allo specchio troppo da vicino e scoprire che il nostro egoismo non ci fa guardare che la nostra faccia.

Teseo

Sciarpelluni


Continua la nostra nuova rubrica “sciarpelluni”, per provare a raccontarvi le storie come si faceva una volta attorno al camino. Se volete aiutarci, andate a farvele raccontare anche voi alle vostre vecchie nonne. Lo spazio per loro ci sarà sempre. Questa settimana protagonisti detti e storie diciamo così… alimentari

"Chi magna la pulenna e beve all'acqua, arza la cossa e la pulenna scappa"

“A no piatto cupo cupo poco pepo c'ha caputo”

Le ficore ncujo all’asena

Era fine agosto e Micchele se ne stea a i a Canistro a venne le ficore.

Era callo da sfiatà e de stasse a ncolla tutte quele ficore mica ci nne tenea tanto…

A metà via ncontra Giuanni che ci fa: “ addo sta i co se ficore Micchè?”

“le stenco a i a venne a Canistro Giuà”

“eh, ma chi cazzo se tte le compra?!, loco è festa, sta pino e robba da magnà…lassa perde, manco pe te le sta a ncollà fino a loco”

“Porco due te ragione… e mo che cazzo me ci nne faccio e ste ficore”

“eh boh, reportatelle a casta, te le magni a cena…”

De reisenne alla casa però, mo che era sentito che era festa e se magnea, non nci ne tenea.

Alla continueste a i…. A no certo punto vede n’asena, e pe se divertì comenzeste a ettà le ficore ajo cujo e l’asena. Tanto a Canistro ca stea pino de robba da magnà…

Quande arriveste a Canistro però la festa era fenita e nci stea più no cazzo da magnà, e a micchele dopo tutta quela via che s’era fatto ci tenea famo.

Se ne reeste ajo posto addo era ettato le ficore, e se le comenseste a raccolle una a una.

Icea “oh i questa me la magno, tanto forse non c’ha toccato ajo cujo e l’asena”.

Jo follacciano e Staosillano

Na sera si vajuni facestero na cena tutti nsieme.

Se nne estero alla casa e Giuanni, però ognuno porteste checcosa.

Micchele lo pano, Ntonio lo Vino, Mario lo cascio.

Staosillano invece porteste no baccilo e follacciani.

Su a vedegli pe quant’erano begli te venea voglia e magnattegli tutti quanti...

Staosillano iceste “iamo vagliù, che ci gli olete remirà… magneteci si follacciani…” e se gli comensestero a magnà co lo cascio.

Magna magna a no certo punto ne remane su uno…

tutti jo sarriano oluto, ma facestero tutti finta e sta sazi e pe non sembrà scostumati nisciuno se jo pijeste.

Alla fine quio follacciano a remasto loco a fraciasse…

SCIOGLILINGUA: SETTE PIPPE ‘MOCCA A PEPPE SETTE PIPPE ‘MOCCA A PEPPE SETTE PIPPE ‘MOCCA A PEPPE SETTE PIPPE ‘MOCCA A PEPPE

lunedì, agosto 27, 2007

Bruciamo l'estate!

Ciao Kaputtisti! Per la serie chi non muore si rivede, rieccoci in pista dopo la nostra solita lunga pausa estiva. Lo sapete com'è no? L'estate non è proprio il periodo più prolifico per le nostre menti oziose e così Kaput chiude per ferie. Ora, anche se l'estate non sembra voler finire mai, siamo di nuovo in pista e pronti a ricominciare anche un pò a "scassare" le palle con la nostra fanzine (Usciamo Venerdì... lanciamo il solito appello a chi vuole scrivere qualcosa), intanto però ci stiamo preparando a salutarla questa estate (sempre che non voglia rimanere con noi anche a settembreottombrenovembre) con l'ormai tradizionale appuntamento del Falò. Vi aspettiamo sabato 1 settembre alla "Regna" con la musica di InTheNino e della sua UCrew, birra, vino, qualche panino (forse) e l'omaggio al dio del Fuoco...



domenica, maggio 20, 2007

editoriale

Buon compleanno Kaput! Oggi compiano sei anni, e lo facciamo con enorme soddisfazione perché sei anni significa che ormai siamo una “cosa” duratura, una delle poche iniziative che hanno preso piede a Capistrello e che ancora resistono. Torniamo più graffianti che mai perché tanti di voi ce lo hanno chiesto, e allora eccoci qui a mettere nero su bianco un po’ di cose che ci andava di dire e anche che ci hanno chiesto di scrivere! Poi una sorpresa, una nuova rubrica; “sciarpelluni”, per raccontarvi le storie come si faceva una volta attorno al camino, se volete aiutarci, andate a farvele raccontare anche voi alle vostre vecchie nonne. Lo spazio per loro ci sarà sempre! Ah, dimenticavamo… usciamo con sei pagine… quindi belle offerte per piacere…

Cosa succede in città

Cosa succede, cosa succede in città, c'è qualche cosa... Qualcosa che non va!!! Guarda Lì, guarda Là che CONFUSIONE...

Beh direi proprio che l’assenza della nostra fanzine negli ultimi tempi non si sia fatta sentire più di tanto. Di manifesti, fogli e foglietti se ne sono visti comunque tanti e in questo senso sembra proprio che “Kaput” abbia fatto scuola. Del resto quale miglior modo di far arrivare i propri messaggi ai cittadini se non, diciamo così, a mezzo “stampa”? In effetti sarebbe bastato che i nostri amministratori (presenti e passati) avessero fatto qualcosa di buono per il paese… credo proprio che i cittadini, invece di leggere una serie di volantini partitici, avrebbero preferito di molto pagare meno tasse, poter usufruire di servizi efficienti e funzionali, avere luoghi di incontro per i più giovani e spazi dove portare i propri bambini in tranquillità, sarebbe bastato persino un campo di calcetto in grado di poter farci giocare a pallone… e invece... In questo contesto i nostri amministratori (e qui ripeto: presenti e passati) sono riusciti a inscenare una querelle degna dello scontro politico che ormai ci perseguita in ogni momento a livello nazionale; tutto destinato a provocare nel cittadino uno stato confusionale che impedisce di sperare, per il momento, in un futuro migliore. Volendo analizzare il tutto, non possiamo che farlo con il sorriso sulle labbra perché di serio, è da crederci, c’è rimasto poco e niente; partiamo dal dottor sindaco allora: le minacce di dimissioni rilasciate sui giornali locali hanno dato il via al caos di questo periodo, ma sono solo l’ultimo sfogo di un Primo Cittadino che dal giorno della sua elezione non ha fatto altro che sparare a zero sui propri alleati, come se la sua vecchia militanza nel Pci, in fondo, gli sia rimasta nelle vene… Fatto da non sottovalutare se si considera che i suoi più stretti confidenti, oltre all’amico fraterno Prof. naturalmente, sembrano essere proprio uomini della vecchia guardia di Rifondazione, che con la sua componente più giovane invece, rimane la più attiva nel chiedere chiarimenti per cercare di far luce sull’“intricata” vicenda e intanto, è anche l’unica che cerca di organizzare qualcosa… (domani andate tutti a firmare per la tutela dell’acqua come bene comune mi raccomando!)... Intanto di dimissioni lui ne parla un giorno si e l’altro pure, e il paese, che le rassegni o no, continua ad aspettare altre risposte. Gli alleati: stupisce esageratamente la presa di posizione dell’Udc che ha presentato un manifesto programmatico per Capistrello. Ora, complimenti per le “lodevoli” intenzioni, forse però i rappresentanti dell’ex DC dovrebbero rendersi conto che fanno parte del Governo comunale e che non si trovano in campagna elettorale. Fatti! Non pugnette! Gli esponenti di FI hanno chiesto anch’essi un chiarimento sull’azione di governo; i volantini, almeno loro, se li sono risparmiati, e sono stati gli unici ad attuare un cambiamento con le dimissioni del vicesindaco, resta solo da capire se per esigenze private o per dissidi di maggioranza... Per quanto riguarda An: non pervenuti, e, a parte le dichiarazioni del Sindaco, le ultime notizie in merito sono relative solo alla scomparsa della loro sede. Poi ci sarebbero gli altri, quelli che hanno amministrato prima e quelli che si stanno sforzando in tutti i modi di creare qualcosa di nuovo; come la Margherita, alle prese con la creazione di quel brutto mostro che si chiama Partito Democratico, intanto però a Capistrello continuano a nascere circoli del partito di Rutelli… sembra ce ne siano già cinque (ma non ne bastava uno?), indubbiamente un bel biglietto da visita per proporsi alla corte del ‘nostro’ senatore… I Ds invece, anch’essi in confusione tra scissioni e costituenti, sono i più attivi nella pubblicazione di volantini (si vede che qualcosa della propaganda comunista gli è rimasta nel sangue…) e insieme a Pci e Sdi sono anche i più attivi nella protesta contro l’attuale maggioranza; non dimentichino mai lor signori che qualche colpa ce l’hanno pure loro… Questa, molto in sintesi, la nostra analisi ‘semiseria’… lo sapete, ci piace parlare di voi con il sorriso sulle labbra, quindi non prendeteci troppo sul serio come fate sempre! In fondo Kaput è sei anni che esiste e se aveste ascoltato tutti i messaggi che vi abbiamo mandato in questi anni, forse il paese oggi sarebbe migliore. Continuate quindi a trastullarvi nelle vostre congetture politiche, nelle vostre creazioni di sedi di partito e gruppi consiliari, continuate a chiacchierare fuori dal ‘foro’; sinistri, destri, centristi di qua e centristi di là tutti insieme, ma per piacere! Nel frattempo, se vi capita, cercate anche di fare qualcosa per il paese! Non so voi, ma noi ne abbiamo tutti bisogno.

COSA SUCCEDE...NON succede Nulla...c'è confusione... SI ma in fondo è sempre quella!!!

g79

A volte mi DiCo «Maestro che cosa devo fare?»

«Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna? ». Al giovane che gli rivolge questa domanda, Gesù risponde: « Ama il prossimo tuo come te stesso » (Mt 19,16-19). A questa prima risposta se ne aggiunge subito una seconda: « Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi » (Mt 19,21). E ancora: «Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore » (Rm 13,9-10). Più tardi Sant'Agostino disse: "l'uomo è ciò che ama". Ama, e fa ciò che vuoi. Se tu taci, taci per amore: se tu parli, parla per amore; se tu correggi, correggi per amore; se tu perdoni, perdona per amore. « Sia in te la radice dell'amore; e da questa radice non può derivare se non il bene. [...]"». In queste bellissime parole, è stata volutamente tagliata la parte in cui si parlava di non amare persone di preferenze sessuali diverse dal normale rapporto uomo-donna*, posizione questa che la chiesa sostiene con forza, preoccupata dal riconoscimento di pochi diritti fondamentali, a persone che scelgono di vivere unite e di amarsi, rispettarsi e curarsi reciprocamente, senza il vincolo del matrimonio. DICO è una sigla che significa "DIritti e doveri delle persone stabilmente COnviventi" ed è un disegno di legge per il riconoscimento di alcuni diritti e doveri discendenti dai rapporti di convivenza. Ne potrebbero beneficiare, “due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, affiliazione, tutela”. C'è qualcosa di sbagliato o di immorale o di offensivo verso la famiglia tradizionale o verso gli insegnamenti di Gesù? Io credo di no, eppure la chiesa e la sua schiera di bigotti sostenitori sono scesi in piazza per protestare contro il riconoscimento di questi diritti che non solo non danneggiano la famiglia in quanto tale, ma a mio parere la rafforzano, perchè la felicità altrui è contagiosa e porta amicizia con spirito di comunità, quindi riconoscere questi diritti significa rendere felici prima che rendere giustizia. Ma si sa, il nostro cuore è grande a parole, mentre in realtà nel profondo del nostro animo, siamo invidiosi ed egoisti, pensiamo solamente ad avere un briciolo più dell'altro per godere in solitudine del nostro effimero e ridicolo successo. Siamo ipocriti e bugiardi, sempre pronti a giudicare la vita altrui e malgrado tutto, crediamo ancora di essere brava gente. Ma parliamo del trionfo del family day e degli stupidi slogan cattolico-bacchettoni tipo “Io Di.Co. Basta” (roba da far cagare uno stitico con necrosi intestinale) oppure gli anatemi lanciati dai vescovi tipo Monsignor Betori che parla di DiCo come di terrorismo ahahhah...(scusate non mi sono trattenuto)...beh, insomma a parte queste goliardate simpatiche “se fatte con ironia”, bisognerebbe pensare sul serio a quello che rappresenta e quello che è la famiglia nel 2007, e in proiezione futura. Per quanto mi riguarda, io ho una famiglia bellissima e mi ritengo tanto tanto fortunato, ma nel mondo, non esistono solo famiglie felici come nel mulino bianco o simili, esistono persone separate, persone che vivono insieme odiandosi, persone che vivono insieme ignorandosi, persone che vivono insieme per convenienza, persone che hanno in comune tutto, fuorché l'amore ed il rispetto. Però, magari, la domenica lavano i peccati in chiesa a mezzogiorno, per poi reiniziare ogni lunedì, la settimana di farsa in famiglia. Il matrimonio è un vincolo sacro è vero, ma non è garanzia di amore eterno ed anzi molto spesso, finisce con due persone che pur vivendo insieme, quasi non si parlano. Allora noi possiamo permetterci di non rispettare qualcuno che scelga di vivere, rispettarsi ed amarsi al di fuori del matrimonio? Possiamo permetterci di negare dei diritti a persone dello stesso sesso che vogliono vivere insieme? Prendo in prestito una frase di un'amica “famosa” (Lois Griffin): «Due persone eterosessuali che si odiano, hanno più diritto di stare insieme di due persone dello stesso sesso che si amano?». Fate voi a questo punto le vostre considerazioni, ma fatele col cuore ed obbedite solo a quello, fatelo con passione e rispetto di chiunque sia davanti a voi. In occasione del compleanno di Kaput, arrivano dall'africa gli auguri di Zububbu...che nella sua genuina ingenuità, chiede a tutti di essere più buoni come fosse natale, perché un gesto spontaneo di benevolenza e di umiltà, ha sicuramente più valore di un gesto comandato. Felicidades Hermanos

Fajoint

Recensioni

recensioni

Battles – Mirrored (warp records)

Parlando di warp records vengono in mente artisti come aphex twin, autechre, Board of Canada, speedy j… tutta gente che con il proprio operato ha contribuito ad accrescere l’hype attorno alla musica techno ed elettronica in genere.

All’etichetta ed ai suoi artisti l’attuale ondata minimalista deve molto, non fosse altro per l’orgia di blip, bassi profondi e distorsioni di “windowlicker” di un ancora ispirato Richard D. James (aka aphex twin).

Ma negli ultimi tempi la warp records ha allargato i propri orizzonti ed ha iniziato ad interessarsi anche di indie rock pubblicando i dischi di Vincent Gallo, Maximo Park, Chk chk chk e soprattutto Battles.

I battles attivi dal 2002 nascono con l’intento dichiarato di esplorare diversi orizzonti sonori senza porsi freno verso alcun genere musicale.

Seppur nuovo nome della scena newyorkese, ogni membro della band vanta un curriculum di grande prestigio ed è quindi subito tanto l’interesse attorno a loro, e fin da subito i loro live set convincono stampa e semplici spettatori.

Pubblicano 3 dischi solo nel 2004, ma è con l’uscita di quest’ ultimo “mirrored” che il mondo intero si accorge di loro.

Nonostante la musica dei Battles non sia delle più digeribili, il disco sin dal primo ascolto affascina e convince l’ascoltatore, a cui viene sparata in faccia una miscela di suoni che mischia metal, jazz, psychedelia, elettronica, post rock…

Quando si fanno cose del genere non è facile mantenere la calma, e il più delle volte ci si lascia andare in inutili virtuosismi (specie quando si è ottimi musicisti), ed il rischio di annoiare l’ascoltatore è sempre in agguato. Ma i Battles riescono invece a mantenere una propria coerenza, non scadendo mai nel banale ed imprimendo su ogni pezzo il proprio marchio di fabbrica (prerogativa di ogni grande band).

Lungo tutto il “percorso” del disco sono disseminate trovate geniali che a me personalmente hanno fatto rizzare i peli.

Come quando in “Tonto” dopo una lunga cavalcata strumentale affiora un motivetto orientale che nulla ha a che fare con il resto ma, non si sa come, non ci sta male…

Colpisce anche l’uso che i battles fanno della voce: Effettata, vocoderizzata, ed in genere usata come uno strumento vero e proprio che si fonde con tutto resto, creando delle suggestive trame sonore. Tra i pezzi dell’album spiccano sicuramente la già citata “Tonto”, “Ddiamond”, “Leyendecker”, ma soprattutto “Atlas” che con il suo incedere ossessivo ed il cantato ipnotico si candida a pezzo rock dell’Anno!

In_the_Nino

Remo – Mizar (Confused)

Questo a mio avviso è un periodo ricco di produzioni, finalmente dopo molto tempo si riesce ad ascoltare buona musica, musica che spesso e volentieri proviene dall’Europa e questo mi riempie il cuore di gioia.

Un disco che merita attenzione è Mizar di Remo, nuova produzione per l’etichetta Confused.

Due tracce tutte da suonare, la versione Original è una vera bomba in pista e il Remix firmato Audiofly è un viaggio continuo e costante tra sonorità veramente affascinanti.

Insomma due tracce potentissime da non poter assolutamente perdere.

Domenico “Paffetta” Ciaffone

Piemont – Carbonat (My best friend)

Due tracce per questa nuova uscita, due tracce electro minimali che possono fare differenza in pista.

La prima traccia Carbonat è una vera hit minimale con delle sonorità veramente “ingombranti”!

Glycerin invece è GLICERINAAAAAAAAAAAA…una bomba!

Che dire…complimenti a tutta la My Best Friend per questo nuovo progetto tutto da suonare.

Domenico “Paffetta” Ciaffone

Sciarpelluni

La Favola dei 3 coculi

Stemmo i e Cesiddio, era appena tempo e coculi, quande le cerascia erano nere e toste. Na mmatina ci nne emmo alla Madonna e contra. Loco ci nn'azzecchemmo a n'albero e cerascia e comenzemmo a magnà a quattro mani. Manco mezz'ora e arriva jo padrono...isso strillea da sotto la pianta co na perteca 'nmani, ma nu non calemmo. Pe glio fa ì, Cesiddio s'abbasseste i pantaluni e comenzeste a scacarellacci ncapo, ma isso nze nne ea e continuea a strillà:”tanto ecco aete recalà, addo scappete?” Verso l'una finalmente se nne este e potemmo recalà! Sballemmo alla via e lla turricella e alla parte e glio casciaro ci retroemmo 'nmeso a nno campo e coculi...begli, rossi, sinceri, ci ne collemmo no paro e ci gli cocemmo loco...nel frattempo, era arrivato Giuannino, no ziottiglio basso e no poco “mariuolo”(ma se sa erano tempi e fama) e ci iceste:”So gli ostri ssi coculi?” Però ci lasseste magnà e se cci reotea. Feniti ci iceste: “Bravi, ci sete magnati 3 coculi, me doete portà no fiasco e vino ruscio e 3000 lire”. Va beh, ci nne reèmmo alle casi senza manco penzacci. Quante so le 7 le 8 ella sera, sento e bussà a casa e na voce icea: “Carlì, Carlì!” Carlino (papà), iceste: “Chi si?” I già ero sgamato la malparata e m'ero arrizzato prima che papà me facea arrivà chè soffiettata alla schina...quando la voce responneste: “So Giuannino, ma dà redà na bottiglia e vino ruscio e 3000 lire ca figlieto m'ha sdemisso no campo e coculi!” “Ma mo chi me lle 'à 3000 lire” iceste papà e ci este no fiasco e vino co la promessa che gli sordi ci gli sarria dati n'atro jorno. A papà già se cc'era remposta la serata, quando comme era usanza quele sere, ci sfidemmo a carti e facemmo aglio padrone i e Cesiddio contro i padri nostri...ci giochemmo jo Dragani e alla fine vencemmo nu e gli facemmo pure olemi. Papà s'era annascosa na mazza e c'abbotestero e paiate e nci facestero manco rentrà alle casi la notte . Pe dispetto allora, ci emmo a fregà du cagline a Giuannino e ci nne scappemmo alla 'Rotta e gli Briganti. Quande recalèmmo, Giuseppe la guardia ci porteste alla caserma...fortuna che èmmo ancora varzitti e raccontata la storia che pe 3 coculi c'erano abbottato e mazzate e le cagline era no dispetto pe quelo, ci lassistero perde e ci nne reémmo alle casi.

Pe 5 sigarette

Quand'emmo zichi, ci nne èmmo sempre all'Ara e glio fiumo a utriacci mmeso alla natura. Quio jorno steo co Giuanni e daglio ponticeglio ci reotemmo aglio fiumo che passea sotto. L'acqua a quio punto era arda massimo no metro e Guido ci iceste: “se tenete jo coraggio de jettacci daglio ponte ve engo 5 sigarette”. Giuanni se etteste al volo e sciujeste appena sotto jo pio dell'acqua comme no derfino. Tocchea a mi, ma me steo un po' a repiglià pe l'altezza deglio ponte e dell'acqua. Alla fine me faceste coraggio e me etteste, cinque sigarette erano 5 sigarette. Tutto jo fiumo Ruscio, me rompeste naso, no raccio e atre cose varie che non me recòrdo. Ancora tengo i sfreggi! Quando fa sé cazzate (che non se doarriano fa) è meglio che non ci pinzi, o te itti al volo comme Giuanni o lassi perde!

“variazione su tema tradizionale bisonzico”