lunedì, dicembre 25, 2006

Il primo amore non si scorda mai


Da piccolo ero secco come un chiodo e mi si contavano tutte le costole come ai bambini del Biafra. Non mangiavo quasi nulla, e la gente si chiedeva come facessi a campare d’aria. Ai miei sta cosa li faceva diventare matti, ci provavano in tutti i modi a farmi mangiare: con le minacce, distraendomi con un cartone in tv, umiliandomi davanti ai compagni di giochi: “vedi Cristian come magna?!”;ma io continuavo imperterrito il mio digiuno perchè mi faceva proprio schifo il cibo e non potevo farci nulla. Le verdure mi puzzavano, la carne non riuscivo a mandarla giù, giusto i dolci e le schifezze tipo patatine fritte mi piacevano. Ma mamma non mi permetteva di campare di queste cose e pretendeva che mi nutrissi in modo sano.
Tentarono anche con certe fialette rosse, che non mi facevano granché, ma in compenso avevano un buon sapore: sapevano di fragola chimica. (lo stesso sapore irresistibile delle caramelle di Calogero).
Ma non tutto era perduto, un modo per farmi mangiare c’era: promettermi 500 lire.
Quando papà mi diceva “dai mangia che poi ti do 500 lire” sgranavo gli occhi e mi gettavo sul cibo; mi sforzavo tanto da farmi venire i conati di vomito, ma mangiavo quello che dovevo mangiare…. Poi papà mi dava le 500 lire concordate e con quelle ero il più felice del mondo! Correvo sparato al bar di zio Primo e gli dicevo “me le cambi zi?”. Lui mi prendeva per il bavero della giacca, poi mi allargava le tasche dei calzoni e mi ci ficcava dentro 20, 30, a volte anche più, monete da 100. Io facevo pure la finta di non volerli accettare “none zi, so troppi…” ma poi correvo tutto felice a giocare ai giochetti.
Il mio preferito era wonder boy, quello del ragazzino preistorico che se ne va in giro con lo skate a lanciare clave a gigantesche lumache. Ma anche double dragon non mi dispiaceva: davo cazzotti, calci e frustate a destra e a manca!
Mi piacevano proprio un sacco i videogiochi, tanto che venni ribattezzato Nello Spiotta… Spiottavo anche per 3 ore filate, insultando a voce alta i miei nemici virtuali ed incazzandomi come una bestia quando venivo colpito.

Un giorno cugini e fratelli maggiori mi portarono con loro ad Avezzano. Andammo tutti per accompagnare mia sorella che doveva comprarsi una maglia. Così mentre tutte le femmine entrarono con lei in negozio, noialtri maschi, sapendo che non sarebbe stata una cosa breve, ce ne andammo in una sala giochi lì vicino. Io non ero mai entrato in una sala giochi ed ero tutto eccitato, e i cugini per gasarmi ancora di più mi dicevano: “ci sono tutti i giochi più belli, che a Capistrello non arriveranno mai”. Ed era vero… era pieno di cabinati, tutti più colorati e più belli di quelli che avevo visto al bar di zio. Per alcuni era addirittura necessario impugnare una pistola ed in altri si doveva salire in sella di una moto e piegare come fanno i veri motociclisti.
…ma un cabinato più di tutti colpì la mia attenzione: Outrun.
Il gioco consisteva nello scarrozzare allegramente lungo magnifici scenari hollywooodiani, contornati da palme e grattacieli a bordo di una ferrari testarossa… e fin qui nulla di straordinario. Quello che rendeva Outrun diverso da tutti gli altri giochi di guida, era che al nostro fianco sedeva una biondina da mozzare il fiato. Fu questo piccolo particolare che mi fece scoprire un nuovo modo di intendere i videogiochi. Se gli altri li facevo per menare ed ammazzare, questo volevo giocarlo per portare a spasso la biondina. Volevo fare belle curve in derapata, non per fregare l’avversario, ma per colpire al cuore la dolce fanciulla.

In realtà di lei si vedevano solo i folti e svolazzanti capelli biondi. Ma io me l’ero immaginata bellissima e già mi ero fatto dei film in testa con lei seduta davanti lo specchio che si sistemava il trucco e mi diceva “ mi porti a fare un giro con la tua ferrari?” ed io con la mia voce tutta impostata che gli rispondevo “andiamo pupa”.

Mi ero innamorato per la prima volta… e di una femmina fatta di pixel.
Cercai di farci una partita, ma la fila era troppo lunga e quando stava per toccare a me i cugini mi presero per mano e mi dissero “andiamo che tua sorella avrà fatto…”. Rimasi mesi e mesi a pensare a quel giochetto e ne parlavo spesso anche ai miei compagni: “sapete ad Avezzano, c’è un gioco da urlo…”.
Poi un Natale, che ormai non ci stavo più a pensare, Babbo Natale mi portò in regalo una cassetta per commodore 64. Era una di quelle cassette con tanti giochi che si compravano in edicola. Ce n’erano una decina, tra cui uno che si chiamava Red Car. Lo caricai subito e dopo una decina di minuti di rumori striduli mi trovai davanti una versione tarocca di Outrun! Era in tutto e per tutto uguale al gioco che mesi prima avevo visto ad Avezzano, tranne per un piccolo particolare: la ragazza non era la stessa, questa era mora e non mi piaceva…
Anche di questa si vedevano solo i capelli neri e stopposi. I capelli neri e stopposi che solo una donna baffuta può avere.
Gettai via la cassetta tutto schifato… Il giorno dopo feci vedere il gioco a Cristian, gli dissi “cri, il gioco che ti dicevo è questo, ma in quello originale la tipa è bionda”.
“embè? Son meglio le more non lo sai?” disse Cristian
“e perché?” gli feci io
“perché le more son più brave a letto!!!”
Mi sembrò un gran cazzata e ridendo gli dissi “ma che mi frega di come dorme!”

Cristian si mise le mani nei capelli.

In_the_Nino

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