domenica, novembre 01, 2009

Everybody be somebody (Ti ricordi le feste di 18 anni?)

Ci voleva sempre un po’ prima che arrivassero tutti, così io nel frattempo mangiucchiavo le pizzette e selezionavo i dischi in valigia. I riempipista li piazzavo tutti in fondo perché era bello a un certo punto della serata spingere tutto il blocco di dischi in avanti e mostrare a quelli che mi stavano vicino le copertine di Short dick man, di Space cowboy o di Plastic dreams, cosi che loro immancabilmente sarebbero corsi in pista a dire agli altri che stavano per arrivare i pezzi forti, che non era il momento di fare a cazzotti o di collassare perché ora si sarebbe ballato roba seria...
A quei tempi portavamo chi più chi meno tutti i capelli lunghi, e quasi tutti si ficcavano i 501 tra le chiappe. Tranne io, che non è che avessi chissà quali chiappe e così preferivo mettermeli un pochino più larghi e strappati. Li riciclavo dal guardaroba di mio fratello più grande o andavo a prendermeli a 10 mile lire a via Sannio.
Era proprio bello quando ce ne andavamo tutti con il treno a Roma, ci sentivamo liberi e facevamo gli stupidi, fumacchiando le sigarette e fischiettando dietro le signorine. Per i tipi delle bancarelle di via Sannio eravamo tutti biondi, ci bloccavano e ci ficcavano a forza le felpe dicendoci “Ah Biondo ti sta proprio bene sta felpa”.
Non facevano troppa fatica a venderci la loro roba contraffatta e neanche il signore delle tre carte faceva troppa fatica a fregarci le 50 mila lire. Dei perfetti paesanotti insomma.
Riempivamo le buste di straccetti e poi ce ne andavamo in centro e lì mi staccavo dagli altri e mi ficcavo tre ore da Remix a sentire dischi e a guardare attrezzature costose e spendevo tutto quello che guadagnavo con le feste.
Poi in treno veniva fuori che mentre io stavo ficcato in negozio tutti gli altri avevano avuto da fare con un gruppetto di studentesse in gita scolastica o una roba simile...
Ma non me ne fregava granché, in realtà io stavo già pensando a come avrei piazzato i dischi nuovi.
A quei tempi tutto scorreva lento e gli ormoni mi aggredivano la faccia. Avevo l’aspetto del brutto ceffo: brufoloso e coi capelli lunghi con le doppie punte.
Il mio aspetto doveva essere così poco rassicurante che il maresciallo Nacca mi fermava per strada chiedendomi i documenti. Mi guardava brutto e mi diceva “Ma perché non ti tagli i capelli?”. Io gli rispondevo che erano di moda e proseguivo per la mia strada.
Ma Vaffanculo.
I pomeriggi li passavamo da Piero a giocare a Tetris e a bere cioccolata calda, che Piero era severo e non ci dava alcoolici. Nemmeno voleva che si pomiciasse dentro il suo locale e se te ne uscivi con una bestemmia ti prendevi pure un calcio in culo.
Bevevamo la cioccolata calda e progettavamo di fare sega a scuola.
C’era l’interrogazione d’italiano e io non avevo studiato e dovevo portare una cassetta mixata al tipo che forse mi avrebbe chiamato alla sua festa di 18 anni.
Non ero mai andato fuori a fare le feste e la cosa mi faceva un po’ paura, così dissi agli altri “Se mi chiama venite pure voi, così gli facciamo vedere che gente siamo...”.
Al tipo piacque la cassetta e suonai alla sua festa.
I miei amici erano lì con me a ubriacarsi gratis e a darmi forza.
Tremavo tutto, ma la pista rispondeva bene.
Ad un certo punto spinsi il blocco di dischi in avanti e tra i riempipista pescai a caso: Hideway di Delacy.
Lo misi sul piatto e una lunga pausa solo organo e voce ci aggredì tutti. Ce ne stemmo lì, come sospesi a mezz’aria ad aspettare che ritornasse il beat.

1 commento:

Anonimo ha detto...

This song took my virginity :)