domenica, novembre 01, 2009

Eolico. Utopia o vera opportunità?

Capistrello, Anno Domini 2009. Un paese allo sbando, senza acqua, senza soldi, senza guida, senza risorse e che apparentemente non riesce ad uscire da una crisi di gestione, economica e finanziaria che ormai perdura da anni. In queste condizioni “apocalittiche” però, c’è chi in questi anni ha continuato comunque a pensare ad un’alternativa, ad un nuovo modo di intendere la gestione del territorio cercando di sfruttare le risorse che lo stesso territorio ci offre per consentirne il rilancio. Parliamo più precisamente dello sfruttamento delle energie rinnovabili, strada virtuosa intrapresa già da molti altri piccoli comuni in tutta Italia e che hanno contribuito alla riduzione delle emissioni di CO2 e nel contempo hanno aiutato le esigue casse comunali e i cittadini tutti. A Capistrello c’è chi propone di percorrere questa strada già da diversi anni; un movimento nato all’interno dell’allora circolo E. Berlinguer di Rifondazione Comunista e proseguito poi autonomamente, coinvolgendo al suo interno diverse persone sensibili al tema che continuano a lavorare al progetto. Partendo dal presupposto che il nostro territorio sia agevolato dalla presenza di forti correnti ventose, questo movimento si è mosso principalmente in direzione della promozione dell’energia eolica proponendo già nel 2006 una manifestazione in cui vennero invitati rappresentanti di strutture e comuni già coinvolti nel settore.
Nella convinzione di poter dare una svolta per la comunità cominciarono da allora a cercare di coinvolgere l’amministrazione dell’epoca, chiamata in causa, insieme al comune di Luco dei Marsi e a società attive nel settore del rinnovabile, per studiare la fattibilità di un progetto di installazione di pale eoliche al confine tra i due comuni, nella zona che tutti conosciamo come la “Trenità di Luco”. La storia recente del comune di Capistrello è nota a tutti, con un’amministrazione ormai allo sbando che fu capace di siglare accordi per studi di fattibilità solo due anni dopo, ma non riuscendo mai ad arrivare a risvolti concreti. Ad oggi dunque la storia ci racconta di anemometri installati al confine da una società incaricata dal comune di Luco dei Marsi e di un altro installato nei piani palentini grazie all’iniziativa spontanea di una società privata, con evidenti differenze nella possibilità dei rispettivi comuni di avere benefici dalle eventuali installazioni. È proprio qui che si arriva al punto focale del tema: Cosa e come le rinnovabili possono aiutare un piccolo comune come il nostro? “Al di là dell’aspetto ambientale, del quale bisogna comunque tener conto, iniziative del genere non sarebbero prese in considerazione se non garantissero anche benefici economici per tutta la popolazione” ci dicono dal movimento. “Verificata la presenza di almeno duemila ore annue di vento un impianto eolico può garantire entrate che garantiscono il rientro dell’investimento entro sei/sette anni avendo comunque una durata di 20 anni, con evidenti possibilità di profitto”. A questo punto rimangono forse alcune domande irrisolte legate al rapporto che il comune instaurerebbe con le società private, spesso orientate a collettivizzare le perdite (estetico-ambientali) e a privatizzare gli utili ma secondo i promotori dell’iniziativa “l’obiettivo, al contrario, dovrebbe essere quello di rendere il più possibile pubblici i benefici battendosi per trovare accordi vantaggiosi o soluzioni alternative”.
Nell’attuale condizione in cui si trova il nostro comune sarebbe un delitto non provarci o quantomeno cercare di sollevare la discussione. Noi lo facciamo sulle nostre pagine, auspicandoci un interessamento della comunità intera e una discussione che vada al di là delle solite e sterili polemiche (e politiche) da bar in cui siamo tutti un po’ esperti...
Invitiamo quindi chiunque sia interessato ad approfondire l’argomento visitando il blog fuoricontesto.blogspot.com (nella sezione “Il paese del vento”) dove è possibile trovare tutte le informazioni a riguardo e richiedere tutte le documentazioni “del caso Capistrello”.

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