lunedì, settembre 20, 2010

Uno

Per raccontare storie che, purtroppo, diventano sempre più comuni, bisogna mettersi nei panni di una persona comune, UNO di noi, forse noi stessi.
Immaginiamo di vivere a Roma, capitale politica del nostro Paese, l’Italia, famosa per la propria storia e cultura. Siamo tanti, troppi e ci aggiriamo, nel disordinato disinteresse delle persone, in una città impreparata ad essere metropoli.
Oggi da tanti diventiamo UNO: un lavoratore alla fine di una giornata di lavoro, in particolare un educatore che spende il proprio tempo con persone disabili, inserito in una delle tante cooperative socio-sanitarie presenti in città. Il cosiddetto “terzo settore” , che si occupa di “aiuto alla persona”, di garantire servizi fondamentali per la crescita civile e culturale di una città; cooperative che resistono alle difficoltà quotidiane, ai tagli costanti di quella politica miope che affonda sistematicamente la mannaia dei tagli, solo grazie all’impegno e alla costanza di persone responsabili e appassionate del loro lavoro.
Immaginiamo che oggi questo UNO stia camminando su una delle strade più trafficate del popoloso quartiere di Monteverde, nei pressi della Circonvallazione Gianicolense, non lontano dalla zona di Trastevere. Copre il solito tragitto, come ogni giorno, con commovente caparbietà, un andirivieni tra il posto di lavoro ed il suo motorino. Nella mente, di sicuro, il pensiero di trascorrere una buona serata, calda e piena di chiacchiericcio con amici e conoscenti; un paio d’orette da dedicare a se stessi dopo una densa giornata di lavoro.
Immaginiamo che le intenzioni del nostro UNO vengano improvvisamente interrotte. Sullo stesso marciapiede camminano due ragazzi: uno GRANDE (coetaneo del nostro UNO), l’altro più giovane (PICCOLO). Individui con cui si pensa di avere tutto in comune, quello strano sentimento di solidarietà implicita tra “esseri” che vivono una stessa condizione esistenziale, che condividono ansia, speranza e timore per un presente ed un futuro che non infondono sicurezza.
Potrebbe esserci un incontro di sguardi, un comune ignorarsi, un fugace cenno del viso che dimostri simpatia: niente di tutto questo. Il più GRANDE decide di interrompere l’andare del nostro UNO, il più giovane, con fare determinato e violento, ribadisce l’intenzione: “stai fermo qui! Dove credi di andare!”. Le minacce si fanno subito esplicite e dirette. I loro giubbotti stretti, neri e ben allacciati, stridono vistosamente nel caldo ormai estivo di Roma. Tra i due c’è gerarchia, c’è verticalità, il più piccolo osserva estasiato e addomesticato le gesta automatiche, folli e innaturali del GRANDE. “Lui è più grande di me! Merita rispetto! Obbedienza!”…sembra pensare il più PICCOLO.
L’incontro si fa teso…
“Che razza di maglietta porti!” esclama il GRANDE.
(la maglietta in questione è una t-shirt nera con una stella rossa nel mezzo)
La faccenda si fa seria, gli insulti sempre più insopportabili, sempre più offensivi. La maglietta sembra avere attirato addosso al nostro UNO tutto l’odio del mondo, tutto il disprezzo di cui solo un uomo sembra capace. La politica, lo stile di vita, gli amici, le passioni, lo sport: tutto sembra sbagliato su quella t-shirt. Il GRANDE e il PICCOLO hanno riempito quel tessuto di post it ideologici.., il nostro UNO è diventato ai loro occhi COMUNISTA, FROCIO, TERRONE, EBREO. L’odio si ripete, la storia si ripete e scorre come un rivolo carsico, riemerge quanto meno te lo aspetti, anche dietro una STELLA ROSSA
Il nostro sfortunato UNO cerca di mediare. Tenta il dialogo, si presenta, cerca di razionalizzare quella cieca follia, di dare forma al caos. TUTTO VANO, TUTTO SI DISPERDE NELL’ARIA che si fa pesante e tesa.
Il COMUNISTA-FROCIO-TERRONE-EBREO è solo e non può far nulla, se non subire. Il GRANDE, dopo aver reso esplicito questo pensiero, guarda, con occhi colmi d’odio e vuoti di tutto il resto, l’UNO….”vogliamo ad OGNI COSTO la tua maglia!”.
Spogliarlo, renderlo nudo vorrà dire fare “igiene nel mondo”, ripulirlo dalla diversità che sconcerta e fa paura.
L’agitazione di tutti i protagonisti della scena continua a crescere, finché arriva qualche spinta di troppo e la violenza diventa incontrollabile.
Il nostro UNO si arrende e cede la maglietta agli aggressori.
Il GRANDE e il PICCOLO con il loro “bottino da pirati fascisti” si dileguano tra le macchina di una ROMA troppo distratta e impegnata per accorgersi di loro.
Il nostro UNO è spaventato, ma sa anche che sarebbe potuto finire peggio: corcarto, sdrumato, caricato de mazzate.
Lo sconforto, l’amarezza, la tristezza è totale!
Il nostro, ormai famoso, UNO è assalito da mille pensieri, si sente nudo, spogliato, e non per l’assenza della maglietta. In un attimo tutto il suo lavoro, tutta la sua dedizione, il suo impegno costante si è rivelato inutile, deludente senza via di scampo. La povertà di spirito e il vuoto culturale di cui è capace l’uomo hanno creato intorno a lui un silenzio assordante e inquietante. Anni spesi alla ricerca di un mondo migliore, di un’umanità benevola e dignitosa si svuotano di significato di fronte a DUE RAGAZZI, carnefici spietati e vittime inconsapevoli di un modo che tende alla “desertificazione” delle personalità, all’omologazione becera, allo svilimento delle esistenze; un mondo sempre in “svendita e in offerta speciale” . Una società che instilla e tende sistematicamente al culto della personalità, all’egocentrismo , al formalismo, al ritualismo depravante e allo smarrimento del senso critico, crea, necessariamente, individui oppressi e violenti e quindi per definizione infelici.
In altri in altri tempi la storia avrebbe avuto un epilogo diverso: L’UNO avrebbe invitato a casa (porto di mare) il GRANDE e il PICCOLO, avrebbero semplicemente trascorso una serata insieme, come tra amici…come tra SIMILI.
È dall’attenzione all’UNO che bisogna ripartire per dare senso e dignità ai MOLTI.
Il sonno della regione genera mostri
n.b. per fortuna il nostro UNO non è stato mai in questa storia veramente UNO fino in fondo, sotto quella stella rossa c’era un cuore e dietro quel cuore milioni di piccoli UNO felici, leali, sereni e tristi, combattivi, tenaci e spensierati, seri e frivoli, dignitosi e speso ubriachi.
Questi UNO hanno fatto di te un UNO così.

teteche@libero.it

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