domenica, aprile 04, 2010

L'elemento ostile

L’elemento ostile era annidato nelle viscere dell’ospite. La sua tecnica, spesso subdola, creava false illusioni nel portatore che più volte aveva tentato di debellarlo senza successo. Era una lotta impari, fatta di sacrificio, impegno e rinunce, una vera e propria guerra, le cui gesta sarebbero state narrate nei secoli a venire. Tutto cominciò nei periodi dell’adolescenza, quando ancora giovane e atletico l’ospite sgambettava con gli amici in montagna, tra casette sugli alberi e partite di calcio. Erano quelli tempi magici, fatti di sobrie sbronze colme d’ingenuità e divertimento, erano i tempi della spensieratezza, della leggerezza, i tempi dell’illusione di una vita sospesa, una vita che presto sarebbe cambiata.
L’elemento ostile nel frattempo viaggiava attraverso altri ospiti, fiero e tronfio della sua grandezza guardava con occhio “goloso” l’ingenuità della giovinezza, covando in seno una segreta gioia per quando trionfante avrebbe preso possesso di quei freschi e longilinei corpi spensierati.
Il primo incontro avvenne in un giorno di festa, quando i giovincelli erano pronti alla santificazione della Cresima. L’ospite era nascosto ma vigile e quando i genitori abbassarono la guardia, riuscì per la prima volta a insediarsi nelle viscere dei novizi ecumenizzati.
Fu da allora, da quell’incontro fortuito, che l’ospite iniziò a frequentare con sempre maggior frequenza i meandri elastici del ventre giovanile, se ne nutrì giorno dopo giorno, volta dopo volta, sbronza dopo sbronza e già a 18 anni era diventato un compagno di viaggio insostituibile, anche se ancora prontamente nascosto. L’età dell’adolescenza volgeva ormai al termine e il giovane uomo iniziava ad accorgersi dei sintomi portati dall’elemento ostile, sintomi che a vent’anni non destavano preoccupazioni; vent’anni erano un periodo della vita troppo bello e ingenuo per pensare che il percorso di ognuno di noi va tracciato attimo dopo attimo e che tutto quello che abbiamo nel presente è frutto del lavoro nel passato.
I giorni intanto si susseguivano, l’adolescente diventato uomo era incalzato dal ritmo del lavoro e dalle passatelle, l’elemento ostile cominciava ad avere un peso non indifferente, ma anche se l’ospite cercava di combattere quella scomoda presenza, la realtà quotidiana era troppo distante dalla salvezza e l’elemento ostile prosperava chiedendo quasi ad alta voce sempre nuovi spazi, sempre nuova vita.
La preoccupazione divenne palpabile una volta superati i cinque lustri… l’ospite ormai aveva preso piena coscienza dell’elemento ostile, sapeva che la battaglia si sarebbe protratta fino al resto dei suoi giorni, sarebbe stata una battaglia cruenta, fatta di piccole soddisfazioni e grandi delusioni, una battaglia epica tra bene e male dall’esito indeterminato.
Nell’attesa dell’Armageddon, l’elemento ostile sorride e cresce fiero, guarda al mondo con fiducia, con la certezza che presto nuovi giovani lo ospiteranno… l’ospite nel frattempo si rilassa per un po’, guarda l’elemento ostile con una smorfia forse simile a un sorriso e dice “panza mia, panza mia, prima dell’estate questa volta ti manderò via!”.
Fajoint

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella!!
Ma nn capisco perche il primo incontro è durante la cresima..??!!

fajoint ha detto...

E' autobiografico, il primo incontro avvenne durante la cresima di un mio amico, quando per la prima volta bevvi più di qualche birra alla spina :-)