giovedì, dicembre 25, 2008

NON TUTTE LE CIAMBELLE RIESCONO COL BUCO

Con la solita scusa che mi sentivo i dolorini alle ossa e che probabilmente mi stava salendo la febbre, riuscii ad evitare il tradizionale giro per negozi natalizio. Mia sorella erano almeno 6 mesi che non parlava d'altro: per lei il natale era la festa in cui tutti erano più buoni e ben facili da convincere a comprargli un game boy nuovo. Piagniucolava, mi tirava per la manica del pigiama e mi diceva “dai ti prego, andiamo a comprare i regaliiiii”.

Mi dispiaceva darle dispiacere, ma i luoghi dello shopping avrebbero tirato fuori il mio lato oscuro e non volevo che lei lo vedesse e ne rimanesse shockata... o peggio ancora ammirata.

“Mi spiace Clara, ma non posso, con il freddo che fa fuori forse è meglio se me ne sto al calduccio” lei mi lasciò di scatto e seccamente mi disse “stupido!”. Era sinceramente dispiaciuta che non andassi anche io, ma gli sarebbe passato tutto appena avrebbe visto le vetrine dei negozi piene di cianfrusaglie e luccicanti giocattoli. Mia madre mi guardò storto e con voce rassegnata mi disse “mi raccomando, ogni tanto metti un pezzo di legna al fuoco...” “sì sì mà, non ti preoccupare...”

Appena se ne furono andati entrai in camera e presi la scatola nera da sotto il letto, quella che badavo bene a tener sempre chiusa a chiave. Non potevo aprirla spesso, perché c'era sempre qualcuno a casa, e per godermi appieno quel raro momento, mi accessi un sigaro. La scatola era piena di ricordini delle mie scorribande notturne. Rimasi lì ad ammirarli e tra una boccata e l'altra di sigaro li tirai fuori. Me li rigiravo tra le mani, li annusavo ed era come se rivivessi uno ad uno quei momenti. La lingua di Alex era ormai un pomodorino secco, ma odorava ancora di orrore e non resistetti alla tentazione di mettermela in bocca. Mi guardai allo specchio e mi venne in mente la famosa foto di Einstein che fa la linguaccia. Mi venne da ridere e finì che ingoiai quella maledetta lingua. Corsi in cucina e me la feci scendere meglio con un bel bicchiere di latte intero. Poi dalla scatola estrassi il più bello dei miei trofei: un bitorzoluto dito medio. Era il bitorzoluto dito medio di Babbo Natale ed era il dito cui era solito grattarsi il buco del culo. Quel lurido porco cacava e non si puliva mai bene e il culo oltre che prudergli doveva puzzargli da schifo. Penserete che uno come babbo natale, uno che fa “oh oh” ai bambini, che la notte di natale porta regali a destra e a manca, non si meriti di finire impalato e amputato a più parti... ma uno che impacchetta i regali di natale con le mani che gli puzzano di merda, cari miei, una fine atroce se la merita eccome!

Sentii la macchina dei miei avvicinarsi al viale, richiusi in tutta fretta i miei cimeli dentro la scatola ed aprii la finestra per far uscire la puzza di fumo.

Clara mi venne incontro tutta raggiante, la presi in braccio e lei tutta eccitata mi mostrò il suo nuovo game boy rosso fiammante. “Che bello!” gli dissi, poi lei che per l'eccitazione ancora non diceva un parola estrasse una foto dalla tasca del cappottino. Mi disse “guarda guarda, mi sono fatta una foto con babbo natale”. Non potei fare a meno di ridere, perché sapevo bene che babbo natale era morto... ma non riuscii a contenermi e la risata mi venne fragorosa e cattiva come quella di una strega. Clara ne rimase turbata e mi fissò spaventata. “oh, non è niente piccolina...” e gli accarezzai la testa. Si rasserenò e mi porse la foto. Era la classica, merdosa foto con babbo natale. Sullo sfondo un albero gigantesco e addobbato come solo i gran cafoni fanno, il solito, sorridente clone sfigato di babbo natale seduto su una sedia e la mia dolce Clara seduta sulle sue ginocchia che mostra il pacco regalo alla camera.

Una foto del cazzo, ma a lei dissi “che bella!”

Mamma me ne stava dicendo di tutti colori “brutto rincoglionito, t'avevo detto di mettere qualche pezzo di legna al fuoco... e poi sta puzza? Che hai fumato?...” poi rivolta a mio padre “questo il capodanno se lo fa a casa, altroché...” Io ridevo sotto i baffi, loro neanche immaginavano quanto poco efficaci fossero i loro divieti. Clara si riprese la sua foto ed iniziò a fissarla tristemente. Al che gli feci “che c'è piccolina?” e lei con gli occhi gonfi di lacrime: “babbo natale c'ha la bua!” “che bua piccolina, gli faceva male la schiena forse?” lei fece di no con la testa e mi disse “guarda, guarda qui, alla mano...” e mi porse di nuovo la foto. Guardai la mano e a quel bastardo di un clone mancava il dito medio destro. Lo stesso che avevo amputato a babbo natale. Come poteva essere? Io non credo alle coincidenze e quindi c'era una sola spiegazione: il lurido panzone non era morto!!!

La rabbia mi invase. Come poteva essere sopravvissuto? E come poteva ancora sorridere dopo quello che gli avevo fatto?

Il mio fisico non tenne la botta, mi sentii male e vomitai il pranzo sul miglior tappeto della sala.

Il gatto prese a giocare con la lingua di Alex mentre il cane si leccava i pezzettoni di carne semi-digerita.

In the Nino

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma chi va accidenne! ma un po di latte+ e la 5° di Beethoven insieme al sigaro stivi na pasqua!!

†LuCiFuGo†

Anonimo ha detto...

imparato molto