domenica, settembre 24, 2006

PEARL JAM - 17 SETTEMBRE - MILANO

Quando i Pearl Jam vennero in Italia nel 2000 me li lasciai scappare come uno stupido. C’erano tutte quelle persone in fila fuori dal box office e non m’andava di fare la fila… credevo di essere furbo e mi dicevo che i biglietti li avrei presi quando si sarebbero calmate le acque, senza dovermi subire la fila. Ahimè mi sbagliavo! Quando tornai al box office, che tutta la ressa dei giorni precedenti era finita, di biglietti non ce n’erano più! Inesorabilmente esauriti! Quest’anno però non mi son fatto fregare, ed ho preso i biglietti il primo giorno di vendite, a Maggio, con ben 4 mesi di anticipo. Certo, per passare 4 mesi ce né voluto, ma alla fine il fatidico giorno è arrivato. Così di mattina presto, con 4 panini ed una bottiglia di vino nello zaino io e Shack siamo partiti. In macchina fino a Roma e poi treno. Non vi dico che strazio il treno (maledette ferrovie), sedili scomodissimi che nemmeno un narcolettico sarebbe riuscito ad addormentarsi. Siamo arrivati alle 11 di mattina, così per ingannare il tempo ci siam messi a fare i turisti: abbiamo visto il duomo e la madonnina e guardato le vetrine delle boutique… ma la ragione per cui eravamo lì era un'altra: i Pearl Jam. Così Shack giustamente mi dice “oh andiamo al forum che sicuro ci starà qualcuno…” In effetti alle 3 c’era già gente lì attorno, tutti con le magliettine di gruppi come Alice in Chains, Nirvana, Soundagarden, ed ovviamente Pearl Jam. Siamo stati 4 ore lì fuori, a chiacchierare e bere birra FAXE con un amico Napoletano (ci si becca sempre con quelli di Napoli quando si va fuori chissà perché…) che s’era già sparato il concerto di Bologna e voleva per forza anticiparci delle cose, diceva “ vi dico questa e basta…”. Fortuna che di lì a poco hanno aperto i cancelli! Il Datchforum è grosso e da dove stavamo noi lo si poteva ammirare dall’alto in tutto il suo splendore. Prima dei Pearl Jam hanno suonato i My morning Jacket, un gruppo interessante che in un'altra occasione avrei ascoltato con più attenzione. Ma non vedevo l’ora di ascoltare i miei beniamini… Quando spengono le luci e si iniziano a sentire le prime note di GO, mi si drizzano i peli delle braccia e mi sento finalmente autorizzato a lasciarmi andare. Inizio al fulmicotone, dopo Go attaccano last exit, poi save you. Tutti pezzi tosti come piacciono a me… Poi Eddie Vedder, finalmente, dice qualcosa e lo dice in italiano, ci dice “mi siete mancati tantissimo”… non vi dico che boato. Suonano quasi tutti il materiale che più mi piace, che sembra quasi che il concerto lo stiano facendo solo per me, eseguono Even flow, State of love and trust, Corduroy… e quando arrivano a Black e si accendono tutte le luci del forum io e Shack ci guardiamo e senza dirci niente ci diciamo “cazzo che concerto!”. Alla fine come da copione chiudono con Yellow ledbetter, gradito omaggio ad un altro grande di Seattle: Jimi Hendrix. Quello che è venuto dopo è un lungo strazio di 14 ore: abbiamo dormito in panchina e ci siamo rifatti il viaggio di ritorno ancora più scomodi che all’andata, ma ne è valsa la pena, cazzo se ne è valsa la pena! In_the_Nino

2 commenti:

Anonimo ha detto...

un ringraziamento al mitico inthenino x un concerto megafantastico caz...yehaaa

Anonimo ha detto...

VERONA, ARENA, 16-IX-06

Mi sorprendo…e cerco di dare una spiegazione a me stesso, per quanto sia difficile o inutile stare qui a raccontare…un carico di emozioni…che poi sono tutte uguali…musica che ti entra e ti stravolge, una voce che riscalda al ritmo di una ballata, una chitarra che raschia lo stomaco, un gruppo di ragazzi come me, diversi da me…con lo stesso brivido lungo la schiena, sulle braccia, e non soltanto per la pioggia…mai stato così bagnato…una sensazione devastante e loro forse non sanno nemmeno di poter dare…di stare lì a condividere…alla fine è solo un concerto come tanti…e come tanti credono…
Dieci anni dopo (Roma, ex-palaeur, novembre 1996, stesso inizio, stessa release…), con dieci anni in più (Verona, arena, settembre 2006) le stesse sensazioni, cresciute, maturate, elettrificate…riconosciute e volute a tutti i costi (1300 km. A+R in 36 ore e in mezzo una notte semi-nudo tra i TIR silenziosi di un autogrill a placare gli effetti di una serata indimenticabile tra i panni stesi ad asciugare e il gusto di una meravigliosa che stravolge).
Allora ero in t-shirt e jeans strappati, per sentirmi uno di loro, una tolfa per contenere buffamente sigarette e rizla e filtrini e una polaroid che non avrebbe mai funzionato, e DocMartens, rigorosamente slacciati e martoriati, “vissuti” come era in voga allora, ne persi uno durante il concerto, arrivai a sentirmi addosso l’odore degli amplificatori, mi avvicinai al loro suono, tornai indietro nell’unione di corpi fradici e di canzoni a memoria (il repertorio era quello…Ten…Versus…Vitalogy…il più recente fantastico No code), strillate, urlate e violentate.
Ero ragazzaccio, mi dissi, e sorrisi (e sorrido ancora) quando aspettai la fine del concerto, divinizzato, per dividermi con accendino in mano la bottiglia di plastica vuota che il nostro buon Vedder lasciò senza nemmeno immaginarsi la fine a cui l’aveva abbandonata…e sorrisi quando ritrovai il DocMartens perduto tra i residui del palazzetto calpestato ma abbastanza in forma da riaccompagnarmi…
A 32 anni, t-shirt, jeans e scarponcini, bagnato e avvinazzato e emozionato e vivo, sono lì, ci sono anch’io, me li sento crescere dentro…ad ogni stramaledetta canzone…ogni disco una storia, un pensiero, un momento, una passione, che alla fine sono solo nostre, ognuno con le proprie…ognuno con il proprio racconto e la propria “scaletta ideale”…quando sei lì e ti accorgi di esserci…
Nel bel mezzo Come back…e dico tutto…una storia, la storia di una vita (la mia) andata via come tante sei mesi fa…e i miei momenti attaccati come molluschi anche alle note di ‘sti Pearl Jam…come fossero lì ad ascoltarmi, ad assecondarmi, a spararmi dentro un’energia miracolosa che si mescola e si confonde e si centrifuga dentro e che riesplode in una raffica di vaffanculo a tutto…mi sorprendo ancora ingenuamente di come non si cambia poi così tanto…
Avessero fatto Black sarei svenuto nell’anima…e non me ne sarei vergognato…
I know someday you’ll have a beautiful life,
I know someday you’ll be a star in somebody else’s sky…
But why, why, why…it can’t be mine…
Mi sorprendo e sorrido, chè magari un po’ di quelle lacrime si sono confuse con la pioggia…in un delicato abbraccio di pensieri e con il cuore riempito fino all’orlo di quella sera, di noi tutti, di loro e delle mie cose.
Salute, Eddie…alla prossima.