domenica, novembre 04, 2007

La barca dei folli


Il più grande concerto mancato della storia - Seconda puntata

Eravate impazienti di questa seconda puntata eh?! Per la gioia di tutti, finalmente, i miei vaghi ricordi sono affiorati per farmi scrivere il seguito della folle avventura…

Cazzate Dove eravamo rimasti? Ah sì… il posto davanti… Così siamo partiti alla volta di Venezia, ma c’era già un piccolo problema… non avevamo tutti i biglietti! Naturalmente a questo inconveniente aveva già pensato Bud, l’uomo più organizzato di tutti; i biglietti ce li avrebbe fatti svoltare suo cugino a Bologna, a un prezzo davvero ragionevole: 20 euro! Perciò la nostra prima sosta sarebbe stata la “vecchia signora” di Guccini. Intanto, mentre “sguazzavo” e facevo capriole nel posto davanti, insieme a Bud che guidava guardavo divertita i tre poveretti ammassati nei sedili posteriori; lungo il viaggio si fantasticava su cosa avremmo fatto al concerto e soprattutto a cosa ci avrebbe riservato la lunga notte di venerdì. Il mio grande desiderio però rimaneva quello di vedere gli Smashing Pumpkins e “chiaramente” di lanciare il mio fantastico reggiseno borchiato a Billy Corgan!!! (Eh sì, non so come, ma a un certo punto è saltata fuori la storia di questo reggiseno fetish!). Insomma, su quell’automobile volavano cazzate assurde; tra il mio reggiseno borchiato, i coretti sull’MDMA di Shak e le “puttane negre” (naturalmente in senso buono) di Amsterdam descritte da Giaino (non so neanche come Gino si sia trasformato in Giaino); l’unica nota positiva e che mi faceva un po’ ricredere sulle nostre facoltà mentali era data dalla musica, rigorosamente in cassetta, che ascoltavamo: Marlene Kuntz, Afterhours e gli amati Pearl Jam di Nello…

Prima tappa in autogrill: la mitica Faxe! Dopo non so più quante ore di viaggio, esausti loro, riposata io, ci siamo fermati in autogrill. Quella tappa è stata fondamentale per ampliare la mia cultura alcolica, ho assaggiato la mitica Faxe, birra conosciuta da tutti i frequentatori di Autogrill. Oltre a questa buonissima birra bevevamo anche le nostre scorte, chiaro, e mangiavamo i nostri viveri. Ci siamo rimessi in macchina, stavolta io mi beccavo il posto di dietro insieme a Nello e Shak, e Giaino contentissimo di avermi fregato il posto stava davanti. Ora stavamo meglio, penso sia per l’alcol sia perché ci stavamo avvicinando.

Poste italiane La nostra tranquillità però fu spezzata dalle poste italiane che ancora non avevano recapitato i biglietti al cugino di Bud a Bologna. Maledizione! Inefficienti poste italiane del cavolo! Ora eravamo agitati. Bud fece 1000 chiamate al cugino ma non c’era verso di recuperare i biglietti. Cosa dovevamo fare? Andare direttamente alle poste centrali di Bologna e così imbottigliarci nel traffico perdendo altre ore, oppure filare dritti fino a Venezia e comprare i biglietti lì? Beh non volevamo perdere troppo tempo con le poste italiane. Un po’ atterriti decidemmo di continuare per Venezia.

Cazzate 2 Il nostro entusiasmo si era un po’ spento, ma la stanchezza ci portò a delirare dopo il 400° km. Le cazzate adesso erano più grandi. Shak era entrato in fissa con le slave e voleva farsi lavare la schiena da qualcuna di loro. Non so perché si era fissato con le slave. Io non riuscivo più a stare ferma intrappolata nel sedile di dietro. Mi annoiavo continuamente. Giaino, Nello e Bud erano stanchi, soprattutto Bud che, poverino, stava guidando non so più da quante ore e era costretto a sentirsi tutte le nostre cazzate. Prima o poi qualcuno sarebbe esploso…

Ci siamo Ma prima che ciò accadesse ci fermammo di nuovo, grazie a Dio. Ci siamo così scaricati e ricaricati. Non ricordo bene cosa sia successo una volta risaliti in macchina, è passato troppo tempo, ma ricordo perfettamente che dopo un po’ ci siamo ritrovati magicamente in Veneto. Intrappolati in un traffico snervante su una strada in mezzo alla campagna. Il cielo era grigio e c’era molta afa. Non ce la facevamo più. Tutti cercavano di stare fuori dai finestrini imprecando che il traffico scorresse. La radio mandava messaggi registrati sull’Heineken Jammin Festival che per fortuna ci tiravano su. Ok, ce l’avevamo fatta finalmente. Mancava solo mezz’ora.

Messaggi registrati Non ci credevamo. Sembrava un sogno, cavolo eravamo arrivati! A svegliarci da quel sogno fu la chiamata del cugino di Bud. “state tutti bene?” chiese al telefono… “come bene?!, manca poco siamo quasi arrivati” rispose Bud. “Non andate, il concerto è stato annullato, c’è stata una tromba d’aria!!!”. “Cosa?! Stai scherzando?”. Penso che poi sia caduta la linea.

Una tromba d’aria?! Ma è praticamente impossibile, era ovvio che fosse uno scherzo. E infatti la radio ci convinse di questo con i suoi messaggi registrati. Ma di lì a poco cominciarono ad arrivare chiamate a raffica: “state bene?”, “Ve sete morti?”. Maledetti messaggi registrati! Ci avevano illuso!

Il sonno paga Si era davvero dimostrata l’unica possibilità su un milione di una tromba d’aria in Italia. Che Sfiga! Ci fermammo in un ristorante comunista per chiamare parenti preoccupati e soprattutto per rilassarci. Eravamo stanchi, increduli e arrabbiati e ci consolava solo il fatto di non essere arrivati lì nel pieno della catastrofe. Per sdrammatizzare Nello dentro il ristorante esordì dicendo: “Me n’cenne jo uto” che per i veneziani, ma penso un po’ per tutti, è una frase in chissà quale lingua. Bevemmo una birra e passammo metà del tempo a sdrammatizzare amareggiati il “piccolo” inconveniente: “Almeno non abbiamo comprato i biglietti”, “è stato lo stesso un bel viaggio”, “Vabbè almeno siamo vivi”, e l’altra metà a decidere sul da farsi. Ormai avevamo fatto 600km, non potevamo sprecare così miseramente il nostro viaggio. Alla fine decidemmo di tornare indietro fino a Bologna dove saremmo stati “accolti” dal cugino di Bud e da Gianluca “Saccoccia”… (to be continued) Maggie

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